martedì 22 dicembre 2009

Nulla di concreto alla conferenza ONU di Copenhagen sui cambiamenti climatici

Si è conclusa lo scorso 18 dicembre la conferenza ONU sui cambiamenti climatici. Erano circa 20.000 i delegati al Bella Center di Copenhagen in rappresentanza di 192 Paesi, centinaia di migliaia i manifestanti all'esterno, per 12 giorni di discussioni e trattative su come combattere i cambiamenti climatici.  Risultato finale deludente: nessun protocollo, nessun trattato, solo un accordo non vincolante, politicamente e legalmente. L’accordo prevede:

  • che tutti gli Stati si impegnino a prendere le misure necessarie a mantenere l’aumento di temperatura del Pianeta al di sotto dei 2 °C. Ci si impegna ad attuare azioni che conducano al raggiungimento di questo obiettivo rispettando il principio di equità. Non si specificano assolutamente queste azioni...


  • che venga istituito dai paesi industrializzati un fondo di cento miliardi di dollari all’anno intorno all'anno 2020 (30 miliardi di dollari per il periodo 2010-2012) da destinare ai Paesi in via di sviluppo per la riconversione energetica e la riduzione delle emissioni. Purtroppo però non si specifica nel trattato da chi dovranno essere sborsati questi soldi. Inoltre la cifra sembra fuori portata, visto che la pur virtuosa Europa si è impegnata a dare soltanto 2,4 miliardi di euro all’anno nei prossimi tre anni


  • che la responsabilità dell’effetto serra venga ripartita in maniera diseguale tra stati di prima e seconda industrializzazione e stati in via di sviluppo, secondo principi simili a quelli alla base del protocollo di Kyoto


  • che a partire da gennaio ciascuno stato renda pubblico il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra (base volontaria)


  • che si raggiunga un vero e proprio trattato sul clima, condiviso e sottoscritto da tutti, entro la fine del 2010


  • che la prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima avvenga a novembre 2010 in Messico.


Sulla lotta ai cambiamenti climatici, quindi, è tutto rimandato a prossimi negoziati, nella più totale incertezza. Certamente rispetto alle emergenze del pianeta e alle aspettative dei cittadini del pianeta e dei movimenti ambientalisti la delusione provocata dalle “conclusioni” della conferenza (sopra riportate) è alta. La responsabilità dei governi è alta soprattutto rispetto alle nuove generazioni che saranno probabilmente le prime a subire le conseguenze dei cambiamenti climatici. Occorre però anche dire che è forse anche la prima che volta che gli Stati si pongono il problema di come intervenire e non se si deve intervenire per evitare i cambiamenti climatici. L'impegno che noi possiamo assumerci oltre a quello che ricade nelle pratiche personali di rispetto dell'ambiente e del vivere umano (stili di vita sotenibili) è quello di seguire il dibattito che si sta sviluppando sulle conclusioni del vertice, dare e possibilmente ricevere, una serie di riferimenti utili per coloro che sono interessati all'argomento.

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