Si è conclusa lo scorso 18 dicembre la conferenza ONU sui cambiamenti climatici. Erano circa 20.000 i delegati al Bella Center di Copenhagen in rappresentanza di 192 Paesi, centinaia di migliaia i manifestanti all'esterno, per 12 giorni di discussioni e trattative su come combattere i cambiamenti climatici. Risultato finale deludente: nessun protocollo, nessun trattato, solo un accordo non vincolante, politicamente e legalmente. L’accordo prevede:
che tutti gli Stati si impegnino a prendere le misure necessarie a mantenere l’aumento di temperatura del Pianeta al di sotto dei 2 °C. Ci si impegna ad attuare azioni che conducano al raggiungimento di questo obiettivo rispettando il principio di equità. Non si specificano assolutamente queste azioni...
che venga istituito dai paesi industrializzati un fondo di cento miliardi di dollari all’anno intorno all'anno 2020 (30 miliardi di dollari per il periodo 2010-2012) da destinare ai Paesi in via di sviluppo per la riconversione energetica e la riduzione delle emissioni. Purtroppo però non si specifica nel trattato da chi dovranno essere sborsati questi soldi. Inoltre la cifra sembra fuori portata, visto che la pur virtuosa Europa si è impegnata a dare soltanto 2,4 miliardi di euro all’anno nei prossimi tre anni
che la responsabilità dell’effetto serra venga ripartita in maniera diseguale tra stati di prima e seconda industrializzazione e stati in via di sviluppo, secondo principi simili a quelli alla base del protocollo di Kyoto
che a partire da gennaio ciascuno stato renda pubblico il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra (base volontaria)
che si raggiunga un vero e proprio trattato sul clima, condiviso e sottoscritto da tutti, entro la fine del 2010
che la prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima avvenga a novembre 2010 in Messico.
Sulla lotta ai cambiamenti climatici, quindi, è tutto rimandato a prossimi negoziati, nella più totale incertezza. Certamente rispetto alle emergenze del pianeta e alle aspettative dei cittadini del pianeta e dei movimenti ambientalisti la delusione provocata dalle “conclusioni” della conferenza (sopra riportate) è alta. La responsabilità dei governi è alta soprattutto rispetto alle nuove generazioni che saranno probabilmente le prime a subire le conseguenze dei cambiamenti climatici. Occorre però anche dire che è forse anche la prima che volta che gli Stati si pongono il problema di come intervenire e non se si deve intervenire per evitare i cambiamenti climatici. L'impegno che noi possiamo assumerci oltre a quello che ricade nelle pratiche personali di rispetto dell'ambiente e del vivere umano (stili di vita sotenibili) è quello di seguire il dibattito che si sta sviluppando sulle conclusioni del vertice, dare e possibilmente ricevere, una serie di riferimenti utili per coloro che sono interessati all'argomento.
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