lunedì 30 gennaio 2012

Comitato Acqua Pinerolese: seminario di studio in funzione dell'applicazione, anche in ambito locale, del voto referendario sull'acqua

Il decreto legge sulle "liberalizzazioni" non innova grandemente la condizione del servizio idrico integrato, invece cambia molto per quanto concerne i servizi pubblici locali di "interesse economico" (rifiuti, ecc). C'è la necessità da parte di molti capire meglio quali sono i meccanismi che  il governo e molti enti locali stanno attuando per non applicare quanto hanno richiesto con il referendum la maggioranza degli elettori italiani per cui:


Il Comitato Acqua di Pinerolo 
organizza:

SABATO 4 FEBBRAIO DALLE ORE  14,30 alle 18,00 
Presso la sede dell'ARCI in Strada Baudenasca,17 a Pinerolo

Un seminario di approfondimento con la partecipazione di esperti su:

*  "Il mio voto va rispettato" (1° referendum  = Trasformazione delle società pubbliche in house in strutture di diritto pubblico; 2° referendum = "sull'acqua non si fanno profitti, fuori la remunerazione del capitale investito dalla bolletta" - in particolare verrà fatto un approfondimento sulla differenza tra SPA , srl e Aziende Speciali nonchè una analisi dell'incidenza della  remunerazione del capitale sulla nostra bolletta ACEA/SMAT)
 * "Obbedienza civile", (considerazioni e relazioni di esperti su eventuale azione legale sulle delibere di dicembre di "privatizzazione parziale" dell'ACEA,  Ricorso al TAR Piemonte contro la delibera del Comune di Torino di creazione dell'Holding torinese delle aziende partecipate),
Verso il Forum mondiale dell’acqua di Marsiglia (A Marsiglia dal 12 al 17 marzo 2012 si terrà la sesta edizione del Forum Mondiale dell’Acqua organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, organismo privato presieduto e guidato dalle multinazionali dell’acqua. Dal 14 al 17 marzo, sempre a Marsiglia, si svolgerà anche il Forum Mondiale Alternativo dell’Acqua (FAME), organizzato dai movimenti internazionali impegnati nella  difesa dell’acqua come diritto umano per tutti)

La partecipazione che è aperta a tutti.

martedì 24 gennaio 2012

Sacchetti di plastica

[Articolo di Paola Marciani pubblicato su La Sesia martedì 10 gennaio 2012] Il Governo è cambiato ma a Palazzo continuano a succedere cose "strane". Il 23 dicembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto "milleproroghe" che conteneva, tra le altre, la normativa che fissava le caratteristiche dei nuovi sacchetti di plastica biodegradabili al 100% (una regolamentazione che deve essere introdotta dall’1 gennaio 2011 e che il precedente governo ha continuato a procrastinare).
Nella versione del decreto arrivata al Quirinale per la firma del Presidente, però, la norma sui sacchetti non c’è più. I ministri hanno dichiarato di non saperne nulla, una dichiarazione per lo meno inquietante: chi ha messo mano al decreto all’insaputa del Consiglio dei Ministri? 
Sta di fatto che fino a quando il governo non troverà il modo, e il tempo, per “rimediare” con provvedimenti ad hoc, il vuoto normativo consentirà di tenere in circolazione sacchetti di plastica non biodegradabili, nessuna discontinuità,  quindi, con il precedente governo in materia. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Le borse di plastica (quelle che vengono usate per la spesa e che troppi abbandonano ovunque magari piene di immondizia) dovrebbero essere sostituite da quelle fabbricate con materiale biodegradabile al 100% ma, attualmente, sono ancora in circolazione sia i vecchi sacchetti sia altri che sono spacciati per biodegradabili ma che in realtà si sbriciolano in piccoli pezzetti ma biodegradabili non sono. Solo alcune catene di distribuzione e negozi hanno volontariamente introdotto sacchetti biodegradabili al 100%.
La necessità di eliminare le borse della spesa non biodegradabili deriva dal fatto che sono tra i maggiori componenti della plastica dispersa nell’ambiente. Gli effetti sono molteplici e qui vorrei portare all’attenzione un aspetto poco noto. Sottoposta agli agenti ambientali, la plastica si frantuma in granuli sempre più piccoli. Questo processo favorisce sia il rilascio di sostanze tossiche contenute nella plastica sia l’assorbimento, nei granuli, d’inquinanti che si trovano nell’ambiente. Il problema è importante perché, in quella forma, la plastica può entrare nella catena alimentare.
Tutti hanno sentito parlare di tartarughe e mammiferi marini morti dopo aver ingerito sacchetti di plastica, meno noto è che i pesci confondono i microgranuli di plastica con il plancton di cui si nutrono, li mangiano e s’intossicano con le sostanze in essi contenute. La comunità scientifica ha lanciato numerosi sulla pericolosità del fenomeno che interessa tutta la catena alimentare, uomo compreso. Tra le conseguenze vorrei citare l’infertilità maschile, causata da sostanze che interferiscono con il sistema endocrino, dimostrata in popolazioni di pesci predatori e citata in studi sull’uomo come effetto dell’inquinamento derivante dall’uso di certe plastiche.
Non si tratta solo di mari lontani, ma anche del Mediterraneo, dove uno studio in corso in questi anni ha già dimostrato un’elevatissima concentrazione di frammenti di plastica particolarmente rilevante (a causa del gioco delle correnti) tra Corsica e isola d’Elba, insomma, a casa nostra.
Non basta. Il regalo di fine d’anno fatto all'industria petrolifera dall’ignoto manipolatore di decreti costituisce anche un danno a un settore industriale di avanguardia, quello delle bioplastiche.
A Terni, in Umbria, si sta sviluppando un polo industriale per la produzione di bioplastiche, il marchio Mater-Bi ®, biodegradabili al 100% prodotte prevalentemente con materie prime rinnovabili e con tecnologie a basso impatto ambientale, un’industria italiana che ha ottenuto riconoscimenti internazionali e che dovrebbe essere sostenuta e non ostacolata da interessi fin troppo facilmente individuabili.
Continuare a non favorire attività industriali rispettose per l’ambiente non è solo dannoso per la salute ma anche per la nostra economia e questo il prof. Monti dovrebbe saperlo.
[Tratto dal sito del gas di Vercelli]

venerdì 20 gennaio 2012

Referendum sulla caccia: chiediamo alla Regione Piemonte di accogliere integralmente e senza sconti i quattro quesiti referendari

Appello della LAC (lega abolizioene della caccia) alla 3^ commissione della regione Piemonte con la richiesta di accogliere integralmente e senza sconti i quattro quesiti referendari così come chiesto da 60.000 piemontesi 25 anni fa.
Lunedì 16/1/2012, durante la riunione pomeridiana di commissione è stato ritirato il tentato SCIPPO alla democrazia (abolizione in tronco della legge regionale sulla caccia, con conseguente possibile annullamento del referendum che ne chiedeva quattro sostanziali modifiche).
Tentato in extremis dall'assessore Sacchetto (Lega Nord), colui che promuove l'import di cacciatori da altre regioni e lo sterminio dei lupi, specie protetta, nel cuneese, a cui ben poco importa non solo degli animali ma, evidentemente, anche del volere dei cittadini piemontesi.

Ebbene, mercoledì 18/1/2012 , tutto il giorno ( mattino e pomeriggio) si è riunita la 3^ commissione della regione Piemonte per stilare la nuova legge regionale sulla caccia: ecco perchè scrivere  per chiedere che vengano accolti integralmente e senza sconti i quattro quesiti referendari così come chiesto da 60.000 piemontesi 25 anni fa .  
Grazie da parte di tutti gli animali che riusciremo a salvare con la vittoria dei quesiti referendari.

Leggi la situazione del referendum regionale in Piemonte

Oggetto : richiesta di integrale accoglimento quesiti referendari (legge regionale sulla caccia) 

Spettabile III^ Commissione del Consiglio Regionale del Piemonte, con la presente chiedo che nella revisione della legge regionale sulla caccia - legge che sarà esaminata nella riunione prevista per mercoledì 18/1/2012 e/o successive date - vengano integralmente accolte le modifiche per cui è stato dichiarato ammissibile il referendum che dovrebbe avere luogo nella primavera di quest'anno e precisamente :
- limitazione delle specie cacciabili (tolte 25 specie),
- divieto di caccia alla domenica,
- abolizione di ogni deroga al divieto di caccia su terreno innevato,
- abolizione di ogni deroga di carniere per caccia in aziende faunistico venatorie.

Lo chiedo perchè questo è il mio volere e tale manifesterò/manifesterei alle urne.

Se, dopo 25 anni di ostruzionismo alla democrazia, la Regione non ha fondi per permettere lo svolgimento di un referendum che a seguito di una sentenza 2010 è divenuto "obbligatorio", modifichi "adesso e di sua sponte" la legge come da "preciso" volere della MAGGIORANZA dei cittadini piemontesi.
Si eviterà così l'uso di denaro pubblico per difendere gli interessi e i capricci di uno sparuto gruppo di cacciatori, capricci a cui il Piemonte "civile ed ambientalista" non vuole più sottostare.

Distinti saluti 
(nome e cognome) 

mercoledì 18 gennaio 2012

COME IL GOVERNO INTENDE AGGIRARE I REFERENDUM

Nella bozza di decreto legge sulle liberalizzazioni l’attacco al risultato referendario dello scorso giugno è diretto e soprattutto indirizzato verso la possibilità di ripubblicizzazione del servizio idrico.
Con l’art. 20 (“Aziende speciali e istituzioni”), infatti, si attacca direttamente il risultato ottenuto dal referendum sull’acqua, che, grazie al rimando alla disciplina comunitaria (Sentenza Corte costituzionale 24/2011), aveva reso possibili le gestioni dirette degli enti locali attraverso enti di diritto pubblico, quali le aziende speciali: si dichiara infatti che le aziende speciali possono intervenire “per la gestione di servizi diversi dai servizi di interesse economico generale” (presupponendo artatamente che il servizio idrico integrato sia tale) e le si assoggetta per la prima volta al patto di stabilità interno. Un attacco diretto alle esperienze come quella del Comune di Napoli, per fermarla in quel caso, e per evitare il suo proliferare sul territorio nazionale.

Così come continua a non essere rispettato l'esito del secondo referendum che prevede la fine dei profitti sull'acqua (attraverso l'eliminazione della remunerazione del capitale investito), ora il Governo vuole mettere la parola fine alla possibilità di una gestione direttamente pubblica e partecipata dalle comunità locali del servizio idrico integrato, proseguendo con la sua consegna alle società per azioni.
  

 
APPELLO GIU' LE MANI DALL'ACQUA E DALLA DEMOCRAZIA!
Il 12 e 13 giugno scorsi 26 milioni di donne e uomini hanno votato per l’affermazione dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto.
Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione: una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato attraverso la politica.
Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti.
A questa straordinaria esperienza di democrazia il precedente Governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con l’esclusione solo formale del servizio idrico integrato.
Adesso, utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito, il Governo guidato da Mario Monti si appresta a replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente anche sull’acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In questo modo si vuole mettere all’angolo l’espressione democratica della maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il “contagio” si estenda fuori Italia.
Noi non ci stiamo.
L’acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato.
I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria.
Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.
Chiediamo con determinazione al Governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa.
Chiediamo a tutti i partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano.
Chiediamo alle donne e agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario.

Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Primi firmatari:
Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Luca Nivarra, Gustavo Zagrebelsky, Roberto Vecchioni, Gaetano Azzariti, Alberto Lucarelli, Riccardo Petrella, Maurizio Pallante, Valerio Mastandrea, Pietro Sermonti, Gino Strada, Marco Paolini, Don Andrea Gallo, Dario Fo, Padre Alex Zanotelli, Luciano Gallino
per firmare : collegarsi al sito acquabenecomune.org

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sabato 14 gennaio 2012

Speculazione sul cibo: in prima fila c'è anche Unicredit

[tratto dal sito della Campagna per la riforma della banca mondiale] Una ricerca di Friends of the Earth e di altre Ong europee svela il ruolo delle istituzioni finanziarie nel controverso business delle commodities alimentari e dell’accaparramento delle terre.
Roma, 12 gennaio 2012 – L’Unicredit è una delle banche private che con le loro operazioni hanno contribuito a esacerbare la fame nel mondo esasperando i prezzi delle commodities alimentari. A rivelarlo un nuovo rapporto redatto da Friends of the Earth Europe, alla cui realizzazione ha partecipato anche l’italiana CRBM.
Nella pubblicazione, intitolata “Farming Money, how European banks and private finance profit from food speculation and land grabs”, sono esaminate con grande attenzione le attività di 29 grandi istituti di credito, tra cui figurano oltre all’Unicredit Deutsche Bank, Barclays, RBS, Allianz, BNP Paribas, AXA, HSBC, Allianz e Credit Agricole, fondi pensione e compagnie assicurative come l’italiana Generali. Numerosi entità, con le loro operazioni, incentivano inoltre l’accaparramento di terre a scapito delle comunità più povere del Sud del Pianeta.
La speculazione finanziaria è la principale causa dell’innalzamento dei prezzi delle commodities alimentari negli ultimi anni, testimoniata dal picco assoluto registrato a metà del 2011 dall’Indice della FAO sui Prezzi del Cibo (238, oltre 30 punti in più rispetto al massimo precedentemente riscontrato nel 2008). Per fare un esempio, gli speculatori controllano ormai il 60 per cento del mercato dei cereali, a fronte del 12 per cento di 15 anni fa.
Unicredit (tramite Pioneer Investments) colloca un fondo hedge specializzato in commodities (Pioneer Funds – Commodities Alpha) con un patrimonio di oltre 600 milioni di euro. Il fondo investe per oltre il 50% in commodities agricole (per il 26,3% in granaglie, per il 17,9% in soft commodities agricole, per il 6,2% in bestiame e per il 3,5% in oli vegetali).
“La crisi finanziaria epocale di questi anni e le difficoltà attuali di Unicredit nell’aumento di capitale non hanno insegnato niente al vertice di Piazza Cordusio” ha dichiarato Antonio Tricarico della CRBM. “E’ inaccettabile che tra i principali responsabili di chi affama i poveri nel pianeta ci sia la “banca made in Italy” che chiede soldi a cittadini ed investitori oggi per non sprofondare. Solamente la messa al bando di prodotti derivati e strutturati inutili e complessi, come gli exchange traded funds, collegati alle commodity agricole potrà porre fine alla speculazione sul cibo. Che Unicredit dismetta questo business e dia finalmente un segnale di cambiamento vero” ha concluso Tricarico.
Per scaricare il rapporto:

giovedì 12 gennaio 2012

Pinerolo la zona urbanistica “C.P.7”: un caso esemplare

Riportiamo qui uno stralcio della ricostruzione fatta dall'Osservatorio 0121 (gruppo locale difesa del Paesaggio) sulla vicenda urbanistica della zona CP7, ai piedi di monte Oliveto. Chi volesse leggere l'intero documento trova il link a fondo pagina.

La vicenda della C.P.7, trascinandosi oramai da mesi, si è imposta come un elemento centrale della politica pinerolese.
Ha destato interesse anche fuori dal “palazzo” diventando argomento di discussione pubblica (cosa che raramente succede per l’“urbanistica”). Ciò ha permesso, tra l’altro, di raccogliere qualche elemento di conoscenza in più di quanto normalmente è dato “a sapere”ai non addetti ai lavori.
Proviamo a riassumere sinteticamente.
Un’aggregazione di dieci imprese (in parte cooperative) ha “progettato”, per oltre dieci anni, un intervento di edilizia residenziale ai piedi della collina di Pinerolo (zona di “Monte Oliveto”).
Complessivamente si intende costruire 11.084 mq “vendibili”di edilizia residenziale (120 – 130 alloggi) e 3207 mq di autorimesse (circa 200 unità). La maggioranza delle imprese coinvolte nel progetto aveva ottenuto la promessa di un finanziamento (a fondo perduto) da parte della Regione Piemonte. Importo complessivo: circa 1,3 milioni di euro. Tale contributo è stato, successivamente, revocato a causa dei termini scaduti.
Alla fine del lungo iter burocratico il Consiglio Comunale (competente in materia urbanistica) ha “bocciato”il Piano di Edilizia Convenzionata (P.E.C.) presentato dai tecnici del Consorzio. Le imprese hanno ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale chiedendo l’annullamento della delibera ed il pagamento, da parte del Comune, dei “danni”(sono stati richiesti oltre otto milioni di euro … ).
Il T.A.R., con una sua ordinanza, ha rilevato una carenza di motivazioni nella delibera (ammettendo, implicitamente, la “sovranità”del Consiglio ma ribadendo, altresì, che ogni scelta, per non rischiare di essere “discrezionale”, va adeguatamente motivata).
Il primo di dicembre il Tribunale sarebbe dovuto entrare nel merito del ricorso ma, su richiesta delle Parti (probabilmente, ambedue, desiderose di trovare un accordo) l’udienza è stata spostata ad Aprile.
Nel frattempo (ma già in passato qualcosa si era mosso e, facendo leva sulle contraddizioni della maggioranza, aveva imposto l’attenzione al problema … ) è sorto il Comitato “per la difesa di Monte Uliveto”che, nello spazio di qualche settimana, ha raccolto oltre 1000 firme di cittadini pinerolesi contrari al sorgere di questo nuovo comparto edilizio. Con molto ottimismo si può parlare di un primo iniziale embrione di “urbanistica partecipata”.
Il caso, al di là del suo pur rilevante aspetto contingente, assume, quale “precedente”, una grande importanza per il futuro edilizio di Pinerolo. Soprattutto in vista (?) di un prossimo Piano Regolatore Generale Comunale (P.R.G.C.) della Città.
È proprio in prospettiva di una nuova (e ci si augura “diversa”) fase che si deve riflettere sulle trasformazioni subite dal territorio comunale.

La vicenda della C.P.7 può aiutarci in proposito. [omissis..]


Chi volesse continuare la lettura puo consultare  qui l'intero documento.



martedì 10 gennaio 2012

Corso di Linux Ubuntu a Pinerolo

L'associazione Software Libero Pinerolo (S.Li.P.) organizza nei giorni 14, 21 e 28 Gennaio 2012 un corso gratuito, introduttivo a Linux su distribuzione Ubuntu.
Il corso verrà tenuto a Pinerolo (in via Alliaudi 12). Per iscriversi inviare una email all'indirizzo gianlucaboero@alice.it  fornendo i seguenti dati:
- Nome e Cognome
- Email
- Recapito telefonico (al fine di essere contattati per eventuali comunicazioni urgenti sul corso)
- Possibilità di portare il proprio Pc (è preferibile averlo con se) ed in caso affermativo se funziona con reti Wireless e se ha già una distribuzione Linux installata (specificare quale).
Il corso rivolto agli utenti alle prime armi con il sistema operativo GNU/LInux cerca di dare una risposta pratica alle problematiche più frequentemente incontrate dai nuovi utenti. Si invita chi fosse intenzionato a partecipare a consultare anche il sito web http://www.softwareliberopinerolo.org/ dove troverete un riferimento del corso.

lunedì 9 gennaio 2012

Verbale riunione GAS 6 dicembre 2011

Sono stati segnalati problemi nella gestione di alcuni ordini (arance e pasta ad esempio):
- i referenti devono gestire una grande quantità di prodotto, il che implica un notevole carico di lavoro anche fisico le modalità di consegna dei corrieri non consentono di prevedere con precisione gli orari per poter organizzare più efficacemente lo scarico e la distribuzione, anche avvalendosi di eventuali volontari. 
- c’è uno squilibrio tra la mole di prodotto gestita ed il numero di persone che partecipano al GAS attivamente. Il modo di interagire con i referenti da parte di alcuni gasisti fa pensare che non sappiano cos’è il GAS, come viene organizzato e gestito l’acquisto, come lavorano i referenti (tra l’altro in modo volontario); pare venga confuso con un qualsiasi negozio (ed il referente con un negoziante).

Sono sorte alcune considerazioni:
Qualcuno segnala che la dimensione del GAS è talmente ampia da facilitare meccanismi di delega e di adesione passiva; molti si limitano ad ordinare i prodotti che desiderano, senza partecipare al lavoro del GAS (nè al lavoro di elaborazione e riflessione sull’acquistare e consumare e poi sulla scelta dei prodotti - che si svolge nelle riunioni - nè al lavoro concreto necessario di gestione dei rapporti coi produttori e di distribuzione dei prodotti)
Ci sono persone che non partecipano alle riunioni perchè impossibilitate (orari di lavoro incompatibili con le riunioni serali) o perchè già molto impegnate (ad es. impegni rilevanti dentro l’associazione), ma in quel caso le si conosce comunque e a qualche momento od evento trovano il modo di partecipare (ad es al convegno di Frossasco o ad iniziative  presso lo Stranamore) condividendo una parte della vita del GAS; altre, invece, sono persone sconosciute, che non partecipano ad alcuna iniziativa in alcun modo

Sono sorte alcune proposte:

alcuni referenti chiedono un ricambio; non abbiamo deciso come gestire questa richiesta Paolo propone di verificare la composizione del GAS. Attualmente c’è una mailing list molto vasta, che riceve tutte le informazioni spedite dal GAS; propone che resti tale, cioè che tutti quelli che non richiedono espressamente di essere cancellati continuino a ricevere tutte le informazioni. Gli iscritti a Gasdotto sono 85 circa; In una riunione si potrebbe scorrere insieme l’elenco, per rendersi conto insieme di chi siano; intanto però il rinnovo della tessera ARCI per il 2012, vincolo per il rinnovo dell’iscrizione a gasdotto, costituirà un filtro automatico. Non abbiamo deciso se scorrere insieme l’elenco in una prossima riunione
Andrea  propone di preparare un documento - da poi trasformare in volantino o mail da far circolare - in cui si spieghi agilmente cos’è il Gas Stranamore, in modo da sensibilizzare le persone che vogliono acquistare con noi e da renderle più consapevoli della natura e del funzionamento di un gruppo d’acquisto.
Si decide di aprire un documento modificabile da chiunque, collocato su google documenti nell’account del gastessile.

Rispetto ai problemi specifici dell’ultima fornitura di agrumi:
Sono arrivati agrumi deteriorati, probabilmente per il trasporto, durato una settimana, in casse rivestite di cellophane. Ci sono diverse cause all’origine del problema:
1) ci sono corrieri che lavorano male; potremmo forse scegliere corrieri migliori se avessimo degli ordini superiori; sarebbe possibile se ordinassimo insieme agli altri GAS del pinerolese
2)  Sono disponibili solo arance navel, più delicate, che hanno soppiantato la coltivazione di varietà locali più robuste ma disponibili per poche settimane nella stagione. Come ci comportiamo a questo riguardo, dato che da noi cerchiamo di promuovere una politica opposta, di mantenimento o ripristino di vecchie varietà, in funzione della biodiversità e di un consumo consapevole?
3) Se le arance vengono raccolte col maltempo si conservano meno: siamo disposti a riceverle quando è possibile, permettendo al coltivatore di scegliere quando raccoglierle?
4) Non conosciamo abbastanza i fornitori, quindi è difficile capire.  Per i produttori lontani si ipotizza di utilizzare degli interlocutori in loco affidabili per sapere meglio chi sono i produttori e come lavorano; ad esempio associazioni come Libera, le Fattorie Didattiche, i GAS siciliani... Non abbiamo deciso come procurarci queste eventuali fonti di informazione

 Per quanto riguarda un rapporto più intenso tra i GAS del pinerolese, si decide di allargare a tutti l’ordine dell’intimo di made in NO, chiedendo ad ogni GAS di inviare una tabella con l’ordine collettivo di quel GAS

domenica 8 gennaio 2012

Martedi' 10 gennaio 2012. Riunione generale G.A.S.


Come deciso al termine nell'ultimo incontro, la consueta riunione del GAS, che si svolge il primo martedì di ogni mese, per questo mese è stata posticipata al secondo martedì. Dunque ci vedremo martedì 10 gennaio 2012 alle ore 21,00 sempre presso l'associazione Stranamore. 
In questo incontro tratteremo alcune questioni organizzative - su cui abbiamo iniziato a confrontarci nell'ultimo periodo - per migliorare il funzionamento del nostro gruppo e programmare le attività del 2012.

A martedì!