[tratto dal sito della Campagna per la riforma della banca mondiale] Una ricerca di Friends of the Earth e di altre Ong europee svela
il ruolo delle istituzioni finanziarie nel controverso business delle
commodities alimentari e dell’accaparramento delle terre.
Roma, 12 gennaio 2012 – L’Unicredit è una delle banche private che
con le loro operazioni hanno contribuito a esacerbare la fame nel mondo
esasperando i prezzi delle commodities alimentari. A rivelarlo un nuovo
rapporto redatto da Friends of the Earth Europe, alla cui realizzazione
ha partecipato anche l’italiana CRBM.
Nella pubblicazione, intitolata “Farming Money, how European banks and private finance profit from food speculation and land grabs”,
sono esaminate con grande attenzione le attività di 29 grandi istituti
di credito, tra cui figurano oltre all’Unicredit Deutsche Bank,
Barclays, RBS, Allianz, BNP Paribas, AXA, HSBC, Allianz e Credit
Agricole, fondi pensione e compagnie assicurative come l’italiana
Generali. Numerosi entità, con le loro operazioni, incentivano inoltre
l’accaparramento di terre a scapito delle comunità più povere del Sud
del Pianeta.
La speculazione finanziaria è la principale causa dell’innalzamento
dei prezzi delle commodities alimentari negli ultimi anni, testimoniata
dal picco assoluto registrato a metà del 2011 dall’Indice della FAO sui
Prezzi del Cibo (238, oltre 30 punti in più rispetto al massimo
precedentemente riscontrato nel 2008). Per fare un esempio, gli
speculatori controllano ormai il 60 per cento del mercato dei cereali, a
fronte del 12 per cento di 15 anni fa.
Unicredit (tramite Pioneer Investments) colloca un fondo hedge
specializzato in commodities (Pioneer Funds – Commodities Alpha) con un
patrimonio di oltre 600 milioni di euro. Il fondo investe per oltre il
50% in commodities agricole (per il 26,3% in granaglie, per il 17,9% in
soft commodities agricole, per il 6,2% in bestiame e per il 3,5% in oli
vegetali).
“La crisi finanziaria epocale di questi anni e le difficoltà attuali
di Unicredit nell’aumento di capitale non hanno insegnato niente al
vertice di Piazza Cordusio” ha dichiarato Antonio Tricarico della CRBM.
“E’ inaccettabile che tra i principali responsabili di chi affama i
poveri nel pianeta ci sia la “banca made in Italy” che chiede soldi a
cittadini ed investitori oggi per non sprofondare. Solamente la messa al
bando di prodotti derivati e strutturati inutili e complessi, come gli
exchange traded funds, collegati alle commodity agricole potrà porre
fine alla speculazione sul cibo. Che Unicredit dismetta questo business e
dia finalmente un segnale di cambiamento vero” ha concluso Tricarico.
Per scaricare il rapporto:
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