domenica 17 febbraio 2013

Secondo incontro progetto Mappa Eco-Solidale del Pinerolese

Alla c.a. di
Presidenti di associazioni
Responsabili di enti
Titolari d’impresa
Cittadini interessati 
Dopo la presentazione del progetto Mappatura della città di Bergamo da parte di Silvia Salvi della rete Cittadinanza Sostenibile di Bergamo, siamo lieti di invitarvi a partecipare al II incontro operativo di preparazione al progetto pinerolese. Incontro partecipativo aperto a tutti gli interessati per condividere la costruzione della mappa.

Abbiamo previsto il seguente ordine del giorno:
  • Breve sintesi dell’incontro precedente
  • La mappa:
    • modalità di realizzazione
    • modalità di adesione
    • costi e fiananziamenti
    • distribuzione
  • Confronto con i partecipanti sui principi a cui aderire: Persone e relazioni; Equità e trasparenza; Benessere dei lavoratori; Tutela dell’ambiente; Comunicazione.
  • Elenco e temi dei successivi incontri
Vi aspettiamo Giovedì 21 febbraio 2013 alle ore 21,00 presso la sede di Pensieri in Piazza via Brignone,9 - Pinerolo.
Per ulteriori informazioni scrivete a gaspinerolostranamore@gmail.com  oppure telefonate ai numeri 3356752257 o 3384236721, oppure visitate il sito www.gaspionerolostranamore.it o la pagina FB Aspe2012.
Grazie per l’attenzione e un cordiale saluto.
Pinerolo, 17/2/2013 Il gruppo promotore
Se ci confermate la presenza via mail, ci aiutate ad organizzare la serata!

giovedì 14 febbraio 2013

RIORGANIZZARE LA DISTRIBUZIONE

[Tratto dal sito Volontari per lo Sviluppo  Scritto da  Andrea Saroldi]

La sperimentazione di forme di distribuzione alternative accompagna da sempre lo sviluppo dei Gas e dei Des, ponendo la questione del modello di distribuzione che vorremmo per i circuiti di economia solidale.
Il termine "Piccola Distribuzione Organizzata" (PDO) identifica questa ricerca, che prende nei diversi luoghi forme diverse, ma sempre seguendo i principi guida dell'economia solidale: ricerca del benvivere per tutti i soggetti coinvolti, riconoscimento dell'importanza del lavoro, creazione di reti sul territorio. La distribuzione diventa così un'ulteriore occasione di incontro, e non di separazione, tra chi produce, chi distribuisce e chi consuma.
A Torino, tramite l'associazione Gastorino che fornisce strumenti alla rete dei Gas del territorio, da tempo organizziamo ordini collettivi per i Gas che scelgono di acquistare insieme alcuni prodotti. Normalmente ogni Gas acquista direttamente dal suo produttore di fiducia, ma in alcuni casi e per certi prodotti viene utile raggruppare insieme gli ordini dei diversi Gas in un ordine collettivo che copre la città e la sua cintura. L'esempio tipico è quello delle arance, per cui ha senso far viaggiare un unico camion dal Sud. In questo modo i Gas acquistano diversi prodotti, non solo agrumi, organizzando ordini collettivi che hanno lo scopo di presentare alcuni produttori o sostenerli in situazioni particolari.
Negli ultimi anni gli ordini collettivi a Torino hanno compreso agrumi, mandorle, patate di montagna, mele, birra, scarpe, indumenti, farina, riso, vino, pasta, passata, dolci, cosmetici, pesce, formaggi, etc. Questo modo di acquistare aiuta anche a sostenere i nuovi Gas che vogliono partire, rodandosi su ordini più semplici prima di prenderci gusto ed organizzare gli ordini in modo autonomo. Tutto questo è ovviamente facilitato dalla bontà dei prodotti, a cui spesso è difficile resistere: basti pensare che all'interno dei nomi sempre molto fantasiosi dei Gas un gruppo nato per aderire agli ordini collettivi si chiama appunto "Compagni di spremute".
Per lo sviluppo di queste forme di distribuzione la Ass. Gastorino ha anche presentato un progetto ad un bando per i Gas della Regione Piemonte che nel corso del 2011 ha consentito di sperimentare la consegna in più luoghie di analizzare i punti di forza e di debolezza del sistema utilizzato. Questo progetto ha avviato una riflessione che nel corso del 2012 ha portato a rivedere la gestione degli ordini collettivi, portando ad immaginare un nuovo sistema ora in fase di sperimentazione.
Abbiamo creato un gruppo di lavoro, denominato "PDO-Torino", con lo scopo di elaborare proposte migliorative che sono state poi presentate e discusse nella assemblea della Ass. Gastorino nel novembre 2012. Il primo passo è stato coinvolgere in questo gruppo di lavoro alcune cooperative interessate a collaborare sugli aspetti della distribuzione; sono state in questo modo identificate 5 cooperative (Isola, Cinque Stagioni, Uno di Due, Mondo Nuovo, La Tavola di Babele) che insieme a Gastorino formano il gruppo di lavoro; due di queste sono cooperative di commercio equo e solidale.
All'inizio questo gruppo di lavoro ha provato ad immaginare uno scenario per un sistema di distribuzione dell'economia solidale, in cui diverse forme di consegna convivono: dal Gas che si rifornisce direttamente dal proprio produttore, al singolo consumatore che acquista in una bottega del mondo, da diversi Gas che si organizzano a livello cittadino o di quartiere per acquistare insieme, alla consegna a domicilio per il singolo Gas, per arrivare fino al singolo gasista che domani speriamo potrà trovare i suoi soliti prodotti, quelli di cui conosce il produttore, nel negozio di quartiere che ha deciso di entrare a far parte del circuito (vedi la sintesi del progetto"PDO-Torino").
Da questo scenario di riferimento abbiamo ricavato i primi passaggi per avviare la sperimentazione, con la raccolta degli ordini collettivi dai Gas e la consegna in più luoghi. In ogni luogo di consegna la cooperativa che gestisce l'ordine in quel luogo prepara per ogni Gas la pila di cassette di agrumi e altri prodotti. Nel giorno stabilito, il Gas passa a ritirare i suoi prodotti che poi ridistribuisce al suo interno. Per i Gas che stanno fuori Torino è possibile richiedere la consegna nel proprio paese tramite furgone, e per i Gas cittadini che lo desiderano è addirittura possibile la consegna tramite tricicli in un luogo indicato dal gruppo.Infatti le associazioni Muovi Equilibri e Ciclobus, in collaborazione con i Pony Zero Emissioni, possono coprire apedali l'ultimo miglio che separa il Gas dal luogo di distribuzione. I diversi servizi legati alla logistica della distribuzione vengono pagati dai Gas alle cooperative, creando in questo modo ore di lavoro retribuito.
La sperimentazione di questo sistema è stata avviata a gennaio 2013. Per ora abbiamo iniziato secondo le modalità più semplici, con un produttore di agrumi storico per i Gas, il consorzio delle Galline Felici, la consegna in due punti, uno a Torino nord e uno a sud, ed il coinvolgimento diretto di due cooperative: Mondo Nuovo e La Tavola di Babele. A questo primo ordine hanno partecipato 43 gruppi, a febbraio seguirà un secondo ordine con gli agrumi di Equosud e la pasta Iris. Nel tempo proveremo ad aumentare il numero di punti di consegna e le cooperative coinvolte. Il gruppo di lavoro PDO-Torino deciderà insieme i prossimi ordini e le modalità operative.
Scusate se in questo post sono stato un po' tecnico, ma penso che questo progetto abbia svolto alcuni passaggi che possono tornare utili nel realizzare i principi che ricordavo all'inizio: il coinvolgimento insieme ai Gas di altre cooperative, di cui alcune sociali, la collaborazione con il mondo del commercio equo e solidale, la creazione di ore di lavoro retribuito per i compiti della distribuzione ed infine la ricerca di meccanismi che possano portare allacollaborazione e conoscenza tra i diversi soggetti. Qui a Torino stiamo provando in questo modo, attraverso la tessitura di reti operative, a costruire il distretto di economia solidale.
Andrea Saroldi

lunedì 11 febbraio 2013

Per una pedagogia della Terra


[Dal sito territorioparmaovest ]

‘Per una pedagogia della terra’ è un importante progetto sperimentale di SPG (Sistemi di Garanzia Partecipata – vedi anche tesi su) che coinvolge i DES di Como, Varese e Brianza, con la collaborazione di AIAB e Eva Torremocha di IFOAM
Il video, della durata di circa 10 minuti, è il risultato di ore di riprese durante le prime visite alle aziende agricole e mostra i contributi di tecnici, produttori e gasisti che hanno partecipato agli incontri e alle visite, con l’obiettivo di far capire meglio come funziona un SPG (sistema di garanzia partecipata) e quali sono le potenzialità di cui è portatore.
Documentazione disponibile su ‘Per una pedagogia della terra‘ (76)
 

venerdì 1 febbraio 2013

Rincari dell'acqua, i cittadini vanno rimborsati

di Stefano Rodotà

Sarebbe opportuno che, impegnati troppo spesso in tenzoni sul nulla o in scambi di contumelie, i partecipanti alla campagna elettorale diano pure un’occhiata a un parere del Consiglio di Stato appena pubblicato, che riguarda la fissazione delle tariffe del servizio idrico. Si tratta di un nuovo episodio della lunga guerriglia ingaggiata dai molti interessati che cercano di cancellare i risultati dei referendum del 12 e 13 giugno del 2011, quando ventisette milioni di cittadini dissero no alla privatizzazione forzata dell’acqua e al criterio della «adeguatezza della remunerazione del capitale investito». Venivano allora poste le basi perché l’acqua potesse essere concretamente attratta nella categoria dei «beni comuni». Nella discussione pubblica irrompeva così un grande e ineludibile tema, rispetto al quale vi sono impegnative prese di posizione internazionali, prima tra tutte quella dell’Assemblea generale dell’Onu che ha definito l’accesso all’acqua un «diritto fondamentale di ogni persona ». Ma una interessata disattenzione ha fatto distogliere lo sguardo della politica da una questione di tanto rilievo, lasciando il campo libero a disinvolte scorrerie, a manovre antireferendarie.
L’obbligo dell’integrale rispetto dei risultati dei referendum era stato ribadito con particolare chiarezza da una importantissima sentenza della Corte costituzionale del luglio dell’anno scorso. Ora il Consiglio di Stato si muove nella medesima direzione. Il suo parere, tecnicamente assai bene costruito, era stato richiesto dall’Autorità dell’energia elettrica e del gas, alla quale spetta appunto il compito di fissare le tariffe. L’Autorità sosteneva che gli effetti del referendum non fossero immediati, sì che i gestori dei servizi idrici avrebbero potuto continuare a ricevere una remunerazione del 7% anche dopo il 21 luglio 2011, data indicata dal decreto che proclamava i risultati referendari. Contro questa pretesa si era mosso il movimento per l’acqua pubblica, con una campagna di “obbedienza civile” che invitava i cittadini a non versare quella parte della tariffa cancellata dal loro voto. Ora il Consiglio di Stato conferma la giustezza di questa tesi, sì che i gestori non potranno trattenere quello che hanno incassato illegittimamente.
Le acrobazie dialettiche dell’Autorità sono state spazzate via con una severa lezione basata su precisi richiami a quali siano gli effetti complessivi dei referendum, che potevano essere facilmente desunti da altre precedenti sentenze della Corte costituzionale, sì che l’atteggiamento finora tenuto dall’Autorità non può essere in alcun modo giustificato. Risulta evidente anzi, che essa non ha adempiuto alla funzione di garanzia che le compete.
Ma la guerriglia non è finita perché, con nuove acrobazie e forzature delle norme, sempre l’Autorità dell’energia elettrica e del gas ha fissato un nuovo sistema tariffario che, battezzandola come «costo della risorsa finanziaria», reintroduce proprio quella remunerazione del capitale del 7% cancellata dal referendum. Questa delibera verrà impugnata dal movimento per l’acqua pubblica e, dopo il parere di ieri, è presumibile che ne venga dichiarata l’illegittimità. Ma è ammissibile il comportamento di una Autorità che gioca la sua partita contro la volontà dei cittadini?
Il richiamo iniziale alla campagna elettorale e ai suoi protagonisti, allora, è tutt’altro che retorico, o d’occasione. Nelle pieghe del dibattito compaiono generici riferimenti ai beni comuni e dic hiarazioni che, all’opposto, disconoscono proprio il risultato referendario, definendolo, con improntitudine pari all’ignoranza, solo una «indicazione ». È indispensabile che si esca dalla genericità e si avvii una discussione in primo luogo rispettosa della legalità, dunque dei risultati referendari, che non lasciano spazio a rivincite più o meno interessate. Questi risultati devono essere poi inquadrati in un contesto generale che riguardi, da una parte, una revisione generale della disciplina della proprietà pubblica, dando spazio adeguato alla nuova categoria dei beni comuni. E, d’altra parte, consideri l’insieme dei servizi pubblici in un’ottica costituzionale. Non dimentichiamo che l’articolo 43 della Costituzione italiana prevede che la gestione dei «servizi pubblici essenziali » possa essere affidata, oltre che allo Stato e ad enti pubblici, anche «a comunità di lavoratori o di utenti». Una linea, questa, riecheggiata dall’articolo 36 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, dove si «riconosce e rispetta l’accesso ai servizi d’interesse economico generale».
Proprio lungo questa strada s’incontra, senza forzature o eccessi inflazionistici, il gran tema dei beni comuni, che ci parlano dell’irriducibilità del mondo alla logica del mercato, indicano un limite, illuminano un aspetto nuovo della sostenibilità: che non è solo quella imposta dai rischi del consumo scriteriato dei beni naturali (aria, acqua, ambiente), ma pure quella legata alla necessità di mettere a disposizione delle persone quel che è necessario per rendere effettivi i diritti fondamentali. Tema della politica di oggi, non di un incerto e lontano futuro.