lunedì 7 dicembre 2015

Riflessioni preoccupate riguardo il Piano Regionale Rifiuti 2015

Forse non molti lo sanno ma in data 8 giugno 2015, con deliberazione regionale n. 22-1544 , la Giunta Regionale del Piemonte ha adottato il Progetto di Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione 2015-2020   e si è avviato l'iter per definitiva adozione da parte del Consiglio Regionale.  
Varie associazioni hanno presentato osservazioni Pro Natura , Legambiente, CARP Novara, Isde, ecc.  
Riportiamo qui una riflessione su questo progetto regionale scritta da Pietro Claudio Cavallari (CARP) pubblicata  sul sito dell'Ass.  città futura on-line .

Predicare bene, va bene, ma il razzolare non pare coerente, anzi…
Abbiamo esaminato le 300 pagine di proposta di nuovo Piano Regionale Rifiuti ed individuato molte criticità e lacune.
Nel merito rileviamo che 18 anni sono passati senza che la Regione Piemonte abbia assolto ai suoi impegni ovvero il dettare le regole di gestione rifiuti e questo ci pare una grave carenza! Poi comprendiamo e sappiamo che neppure gli altri enti cioè Province e Comuni si sono attivati come da “obblighi” derivanti dalle leggi in vigore e quindi sono stati tutti “fuorilegge”!

Tematiche fondanti ed orientanti:

1)    In Italia sono oramai numerose le istituzioni, a tutti i livelli, che si orientano e deliberano scelte “verso rifiuti zero”. In questo documento tale obiettivo pare non essere presente!
Eppure sia dalle normative Europee citate sia quelle ignorate appare evidente la tendenza, si cita l’importantissimo concetto strategico, in svolgimento ed ancor più in divenire riguardante “l’economia circolare”.
Eurodeputati per l’economia circolare Venerdì 10 Luglio 2015 07:30 - Con 394 voti a favore, 197 contrari e 82 astensioni è stata approvata giovedì  scorso (9 luglio) dal Parlamento europeo la risoluzione sull’efficienza delle risorse e la transizione verso un’economia circolare. nel documento si chiede alla Commissione di fissare entro la fine di quest’anno obiettivi vincolanti per aumentare l’efficienza delle risorse del 30% entro il 2030, rispetto al 2014, con l’obiettivo di aumentare il PIL di quasi l’1% e creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro sostenibili. Si va dall’ecodesign all’obiettivo “zero rifiuti in discarica”, dalla sostenibilità degli edifici allo sviluppo dei mercati per le materie prime secondarie.
“Si tratta di un cambio di paradigma, un cambiamento sistemico che ci troviamo di fronte, così come un enorme, nascosta, opportunità economica - ha commentato  la deputata Sirpa Pietikäinen (EPP, FI), relatrice della proposta - ed è possibile compierlo solo aiutando a emergere un nuovo ecosistema di business”. 
I deputati sostengono che nuovi obiettivi vincolanti in materia di riduzione dei rifiuti consentirebbero di creare 180.000 posti di lavoro. Invitano quindi Bruxelles a presentare una nuova proposta entro il 2015, che proponga obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti e la riduzione graduale di tutti i tipi di smaltimento in discarica. E sono obiettivi ambiziosi: riciclaggio e preparazione per il riutilizzo estesi ad almeno il 70% dei rifiuti solidi urbani e all’80% dei rifiuti di imballaggio riciclati, sulla base di un efficace metodo di rendicontazione che impedisca di indicare rifiuti smaltiti (mediante collocamento in discarica o incenerimento) come rifiuti riciclati. 
Inoltre, si invita la Commissione ad imporre una rigorosa limitazione degli inceneritori, con o senza recupero di energia, ai rifiuti non riciclabili e non biodegradabili, entro il 2020, nonché la  riduzione vincolante e graduale di tutti i tipi di smaltimento in discarica, coerentemente con gli obblighi di riciclaggio, in tre fasi (2020, 2025 e 2030), fino a raggiungere un divieto completo per le discariche, fatta eccezione per determinati rifiuti pericolosi e rifiuti residui per i quali la discarica rappresenta il metodo di smaltimento più ecologico. 
Si è inteso che la materia, il suo recupero massimale, diventa fattore strategico in un pianeta “finito” come risorse, ma in continua emergenza rispetto alla carenza di risorse rinnovabili e non. Senza dimenticare la crescita demografica ed il notevole incremento dei consumi che comporta. 
Come si completa la rivoluzione dei rifiuti? Lo si fa replicando le buone pratiche di gestione, costruendo tanti impianti finalizzati alle attività di riciclaggio e riuso, facendo diventare il ciclo dei rifiuti gerarchico anche sotto il profilo dei costi: serve un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per fare in modo che la prevenzione e il riciclo siano più convenienti, anche economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica.

2)    Un orientamento limitato, scarsamente proattivo lo si riscontra nella definizione dell’obiettivo di Riduzione/Prevenzione – vs pag 125 “Riduzione della produzione rifiuti - del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità di Pil rispetto al 2010.  In Regione Piemonte si ritiene che gli effetti siano in grado di permettere il raggiungimento di un valore pro capite di produzione pari a 455 kg.
3)    Non si comprende se questa scelta sia una svista o chissà cosa – dai dati pubblicati sul BUR della Regione Piemonte leggiamo che già nel 2013 si era giunti a 450 t/a/ab.
    Questa situazione appare almeno imbarazzante, se non fosse un errore evidente – saremmo davvero preoccupati. Già un meno 5% pare molto scarso, altre regioni sono giunte a proporsi un – 25%, se poi si usa il trucco di parametrarsi al 2010 l’orientamento si svela.

3) Altra evidenza è relativa alla Raccolta differenziata: si presenta come grande obiettivo il raggiungimento del 65% nell'anno 2020: ebbene tale risultato doveva essere raggiunto al termine del 2012 (legge nazionale 152/06). Di più e peggio; da un incontro con il Presidente Chiamparino sulle tematiche dell’art. 35 dello “Sblocca Italia” (i famosi 12 nuovi inceneritori, fra questi uno nuovo, oltre quello di Torino), ci è stato detto che l’obiettivo RD poteva crescere al 70%...ma…i conti non tornano. La città di Torino rappresenta circa un quarto di quella regionale – ebbene a Torino la RD è al 41% con poche prospettive di crescita (deve nutrire l’inceneritore), quindi per raggiungere quel 70% di RD tutto il resto del Piemonte dovrebbe crescere al 90%...non crediamo ai miracoli!!!

4)  Intendono trasformare tutti i TMB presenti sul territorio come impianti per la produzione di CSS (combustibile derivato dai rifiuti da bruciare nei cementifici).
Noi, al contrario, ben sapendo che esiste una grave carenza primaria sosteniamo che i TMB vengano trasformati in impianti di compostaggio.

Governo e democrazia – vs testo pag 7 “La legge regionale n. 7/12 prevede che il territorio regionale sia articolato in 4 Ambiti Territoriali Ottimali”  sarebbe stato utile citare anche la delibera di Giunta 2 agosto 2013, n. 50-6253 ove si delineano i parametri per la formazione dei Sub-ambiti – ovvero quelli che Voi chiamate ” aree territoriali omogenee”.
Sono in corso diversi tentativi di riorganizzare i vecchi Consorzi, oramai DECADUTI, come le precedenti ATO del resto. In buona parte quegli organismi che per autoreferenzialità ed interesse si erano configurati come “Centri di potere” e che intenderebbero proseguire ad operare nelle loro torri d’avorio – ciechi e sordi alle istanze della cittadinanza.  Al proposito si allega Esposto alla Corte dei Conti circa la legittimità degli enti ATO e Consorzi che ancora operano (ndr vedasi qui e qui).
Ma i “sub-ambiti o Aree territoriali omogenee non devono/possono prescindere dalla “democrazia partecipativa!” 

   4 ) Le condizioni e le situazioni che si sono modificate nel tempo o che si modificheranno non devono essere un vincolo per la realizzazione degli obiettivi richiesti dall’Europa e dai limiti del nostro Pianeta.
Chi governa ha il DOVERE di adeguare i piani e le azioni in funzione e in prospettiva delle evoluzioni prevedibili o meno, questo anche in accordo con quanto previsto dall’art 29 della direttiva 208/98/CE,  che chiede di: dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti.

Solo attraverso lo sviluppo di strategie ecosostenibili è possibile generare un reale cambiamento di comportamento, un approccio che vada oltre la sola comunicazione (promotion), riconoscendo la necessità di individuare i benefici che il prodotto (comportamento) è in grado di promettere, gli eventuali oggetti tangibili o servizi che si possono offrire, il costo richiesto per l’adesione al comportamento e le modalità con cui renderlo facilmente accessibile.