sabato 28 novembre 2009

Paolo Rumiz: La scandalosa rapina dell’acqua pubblica



Pubblichiamo l'intervento che Paolo Rumiz, giornalista di "Repubblica", ha tenuto alla Facoltà di scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma sul tema “Acqua bene comune: storia, civiltà vita”.

di Paolo Rumiz

È un peccato che non possa parlarvi a voce. Solo a voce avrei potuto comunicarvi l’urgenza, la rabbia e l’indignazione legate al tema primordiale dell’acqua. Sono un professionista della parola scritta, ma so che solo il racconto orale sa trasmettere sentimenti forti. Questo scritto è dunque solo un ripiegamento, dovuto a forza maggiore. E sappiate che gli uomini che avrei dovuto affiancare in quest’incontro sono i responsabili della mia passione per la questione idrica. Dunque perfetti per accendere anche la vostra.

Mi sono occupato di molti temi nel mio mestiere. Guerre etniche e planetarie, crolli di sistemi e di alleanze politiche, esplorazione dei territori e viaggi alle periferie del mondo. All’acqua sono arrivato solo pochi mesi fa, quasi per caso, grazie a una segnalazione di Emilio Molinari. Era successo che era stata approvata una legge che rendeva inevitabile la privatizzazione dei servizi idrici. La svendita di un patrimonio comune, mascherata da rivoluzione efficentista...

Tutto questo era avvenuto nel mese di agosto, alla chetichella, senza proteste da parte dell’opposizione. Il popolo era rimasto tagliato fuori da tutto. Gli interessi attorno all’operazione erano così trasversali che i giornali avevano taciuto, i partiti e i sindacati pure. Mi sembrava inverosimile che una simile enormità potesse passare sotto silenzio. Così ne ho scritto. E la pioggia di lettere attonite che ho ricevuto in risposta hanno confermato l’assunto.

L’Italia non ne sapeva niente. Non entro nello specifico di questa scandalosa ruberia inflitta agli italiani. Altri lo faranno meglio di me. Dico solo che occupandomene, dopo 35 anni di mestiere, ho provato lo stesso brivido della guerra dei Balcani. Come allora, ho avuto la certezza che cadesse un sipario di bugie, e si svelasse la verità nuda di una rapina ai danni del Paese e dei suoi abitanti, l’ultimo assalto a un territorio già sfiancato dalle mafie, dalle tangenti e dalla dilapidazione del bene comune.

Pensiamoci un attimo. I giornali pompano mille emergenze minori per non farci vedere quelle realmente importanti. La tensione etnica aumenta. Ci parlano di clandestini, di rumeni stupratori, di terroristi annidati nelle moschee. Ci infliggono ronde per tenere testa a una criminalità che – stranamente – non include la camorra, la speculazione edilizia o lo strapotere degli ultras. Televisione, telefonini, I-pod costruiscono una cortina fumogena che incoraggia il singolo ad arraffare e impedisce al gruppo di reagire.

E così evidente. Noi non dobbiamo sapere che esiste un’altra e più grave emergenza: la distruzione del territorio. Un’ emergenza così grave che la lingua dell’economia non basta più a descriverla. Oggi serve la lingua del Pentateuco, o dell’Apocalisse di Giovanni, perché viviamo un momento biblico: “E verrà il giorno in cui le campagne si desertificheranno e la boscaglia invaderà ogni cosa, i ghiacciai entreranno in agonia e l’aria diverrà veleno. Il tempo in cui la natura sarà offesa nelle sue parti più vulnerabili”. Se i nostri padri ci avessero fatto una simile profezia non li avremmo creduti. Invece succede.

Siamo in guerra. Una guerra contro i territori. In Italia è iniziata la guerra per l’accaparramento delle ultime risorse. Sta già avvenendo: Cementificazione dei parchi naturali, Requisizione delle sorgenti, Privatizzazione dell’acqua pubblica, Discariche e inceneritori negli spazi più incontaminati del Paese, Ritorno al nucleare, Grandi opere imposte con la militarizzazione dei territori e la distruzione di interi habitat. Fiumi già in agonia, disseminati di ulteriori centrali idroelettriche. Impianti eolici che stanno cambiando i connotati all’Appennino.

Tutto conduce su questa strada: la ricorrente invocazione di poteri forti ai danni del parlamento, il fallimento del pubblico e l’invadenza del privato, la sottrazione delle risorse ai Comuni, lo smantellamento della democrazia diretta, la corsa a un federalismo irresponsabile che assomiglia tanto a una licenza di sperpero, la deregulation legislativa, la crisi della scuola e delle università, la visione speculativa e finanziaria dell’economia.

È come negli anni Trenta: crisi del capitalismo, opposizione inesistente, criminalità diffusa. Ma con in più (e in peggio) la desertificazione dei territori, lo spopolamento della montagna. Il “Paese profondo” si è talmente indebolito che oggi l’atteggiamento predatorio che abbiamo rivolto prima verso la Libia o l’Etiopia e poi verso l’Est Europa, può essere rivolto verso l’Italia medesima senza il rischio di una rivoluzione. Anche noi diventiamo discarica, miniera, piantagione. E anche da noi i territori deboli sono lasciati completamente soli di fronte ai poteri forti. Come le tribù centro-africane.

Guardate cosa succede con l’eolico. Gli emissari di una multinazionale dell’energia si presentano a un comune di cinquecento-mille abitanti. Offrono centomila euro l’anno per due o tre pale eoliche alte come grattacieli di trenta piani. Il sindaco al verde non ha alternative. Accetta. Per lui quelle pale sono il solo modo per pagare l’illuminazione pubblica e gli impiegati. La Regione e lo Stato non intervengono. In nome dell’emergenza energetica passano sopra a tutto, anche a un bene primario come il paesaggio. Risultato? Oggi la rete eolica italiana non è il risultato di un piano ma del caso. Segna come le pustole del morbillo i territori deboli, incapaci di contrattare.


Con l’acqua la situazione è ancora più limpida. Vi racconto cose che ho visto personalmente. Qualche scena, capace di illuminare il tutto.

Alta Val di Taro. C’è una fabbrica di acque minerali che succhia dalle falde appenniniche in modo così potente che nei momenti di siccità gli abitanti del paese – noto fino a ieri per le sue fonti terapeutiche e oggi semi abbandonato – restano senz’acqua nelle condutture pubbliche. C’è una protesta ma il sindaco tranquillizza tutti in consiglio comunale. “Non abbiate paura – dice – quando mancherà la NOSTRA acqua, la fabbrica pomperà la SUA nei nostri tubi”. L’acqua del paese è data già per persa, requisita dai padroni delle minerali. L’idea che si tratti di un bene pubblico e prioritario non sfiora né il sindaco né la popolazione rassegnata.

Recoaro, provincia di Vicenza. Una pattuglia di “tecnici dell’acqua” (così si presentano), fanno visita a una vecchia che vive sola in una frazione di montagna. Le chiedono di poter fare delle verifiche alle falde. La donna pensa che siano del Comune. Il lavoro dura un mese. I tecnici trivellano, trovano acqua. Poi chiudono il pozzo aperto con dei sigilli. A distanza di mesi si scopre che la fabbrica di acque minerali giù in valle sta facendo un censimento delle fonti potabili in quota, in vista della grande sete prossima ventura della Terra in riscaldamento climatico. I parenti della donna si accorgono del maltolto e sporgono denuncia. Scoprono di essersi mossi appena in tempo per evitare l’usocapione del pozzo. Il sindaco tace. Gli abitanti di Recoaro pure. Ciascuno vende le sue fonti in separata sede.

Castel Juval, in val Venosta. Qui potete fare le vostre verifiche da soli. Vi sedete al ristorante dell’agriturismo di Reinhold Messner e chiedete dell’acqua. Scoprirete di avere due opzioni. L’acqua minerale – la notissima acqua propagandata dall’alpinista sud-tirolese – e l’acqua di fonte. La fonte di Reinhold Messner. Ebbene, anche questa è a pagamento. Metà prezzo rispetto a quella in bottiglia, ma anch’essa a pagamento. E la gente beve, estasiata. Vedere per credere.

Che dire? Come gli abitanti della Somalia o del Mali, siamo disposti a pagare ciò che ci sarebbe dovuto gratuitamente. Abbiamo rinunciato a considerare l’acqua come pubblico bene. La nostra sconfitta, prima che economica, è culturale. La grande vittoria del secolo scorso fu l’acqua nelle case. Oggi abbiamo accettato di tornare indietro. Siamo ridiventati portatori d’acqua. Come gli etiopi, arranchiamo per le strade con carichi inverosimili d’acqua e non riflettiamo che il valore reale della medesima è appena un centesimo del costo della bottiglia. Meno del costo della colla necessaria a fissare l’etichetta. Il dramma non è solo lo scempio delle risorse, ma la nostre insensibilità alla rapina in atto. Abbiamo accettato di farci derubare. Siamo un popolo rassegnato, e i signori delle risorse lo sanno perfettamente.

Il dossier di un’azienda multinazionale finlandese descrive così una regione italiana del centro: “facilità di penetrazione, costi d’insediamento minimi, zero conflittualità sociale”. Soprattutto, “poche obiezioni ecologiche”. Sembra il Congo, invece è Italia.

Grazie di avermi ascoltato.
(24 novembre 2009)

Consegna Riso date per il ritiro

Chiara avvisa che il riso è arrivato ed è stato controllato e diviso. Opzioni per il ritiro:
- SABATO 28 NOVEMBRE tra le 14 e le 15
- LUNEDI' 30 NOVEMBRE tra le 18 e le 20
- MARTEDI' 1 DICEMBRE tra le 20 e le 21.30

venerdì 27 novembre 2009

Polentata bio con prodotti del Gas

Domenica 29 novembre 2009 alle ore 20 presso l'Associazione Stranamore ci sarà una cena di finanziamento per Stranamore (l'associazione ha bisogno di un aiuto economico per cambiare la cucina ed è un costo non indifferente). Cena a base di polenta e prodotti biologici, tutti di fornitori del GASpinerolo Stranamore.
Menu
Polenta Bio (varietà pignoletto)
Misto di Formaggi
Spezzatino di manzo
Insalata
Dolce della casa
Caffè
Vino rosso Bio
prenotazione obbligatoria telefonare in ore serali al n.0121374981

Consegna ordine pacco carne

Gentili associati al GAS di Pinerolo,

vi confermiamo gli orari di ritiro della carne che ci avete ordinato: venerdì 27 novembre dalle 14.30 alle 17.30 e sabato 28 dalle 9.00 alle 12.00.
Il vitello che abbiamo macellato ha reso meno in termini quantitativi rispetto quanto ci aspettavamo, risultando in compenso carne di alta qualità, al di sopra della media dei nostri vitelli. Sono gli inconvenienti dell'allevamento con metodi naturali...
Siamo pertanto in grado di fornirvi pacchi da 3,5/4 kg anziché 5 (che ovviamente pagherete in proporzione al peso con lo sconto GAS).
Un saluto a tutti, vi aspettiamo
Gli operatori della Comunità terapeutica Cascina Nuova di Roletto.

lunedì 23 novembre 2009

Riunione generale G.A.S.

E' indetta per Martedì 1 dicembre 09 alle ore 21 presso i locali dell'Associazione Stranamore in via Bignone 89 - Pinerolo (To) - tel. 0121374981- la riunione mensile generale del GAS.
Argomenti proposti all'ordine del giorno:
- situazione acquisti
- ricerca di referenti per nuovi acquisti
- questionario per gasisti
- presentazione progetto caffè tatawelo
- degustazione vini biologici per eventuale acquisto
- nuove proposte acquisto
- ritrovo per festa natalizia
- varie ed eventuali
Chi ha delle proposte di acquisto e/o di discussione per la serata può comunicarle attraverso i commenti a questo post.

domenica 22 novembre 2009

Albero di Natale con idea regalo Eugea. E il Natale dura fino a primavera.

Nella nuova sede del Comune di Bologna (in piazza Liber Paradisus), un abete rosso verrà allestito con le Coco Christmas, le decorazioni natalizie di Eugea. Pensate dagli entomologi dell’Università di Bologna per invogliare i cittadini a ricostituire la biodiversità in ambiente urbano, le Coco Christmas sono stelle e pacchetti regalo in fibra di cocco 100 % naturali, contenenti semi di zinnia, calendula e cosmos, fiori che attirano coccinelle, farfalle e insetti utili dell'agricoltura biologica.
Quando il Natale sarà finito queste decorazioni cominceranno a rivivere grazie ai semi che custodiscono all’interno: infatti, basterà togliere il nastro e il cartoncino e deporre la fibra di cocco in un vaso, innaffiare quanto basta e aspettare che la natura faccia il suo corso. Se saranno in tanti a piantare le Coco Christmas, in primavera la città potrà colorarsi di fiori e di farfalle regalando a tutti un sorriso più sereno e la coscienza di aver fatto qualcosa per migliorare l’ecosistema urbano.
Allo stesso modo, quando le feste saranno passate, le Coco Christmas dell’abete del Comune di Bologna saranno consegnate ad alcune scuole del quartiere Pilastro che le pianteranno nei giardini della zona.

Le decorazioni in fibra di cocco preseminata di Eugea sono la novità più interessante in tema di gadget natalizi ecosostenibili. Grazie ai materiali interamente naturali, alla manodopera di cooperative sociali italiane e alla presenza di semi capaci di ricostituire micro habitat per farfalle, coccinelle e insetti impollinatori, le Coco Christmas rappresentano una vera alternativa all’invasione di plastica e lustrini che come ogni anno ci giungono dal lontano oriente in occasione delle feste natalizie.
Le Coco Christmas sono quindi un’occasione per trasformare il Natale nella festa della natura che si prepara a rinascere, ma anche il modo giusto per valorizzare il lavoro di persone disabili o disagiate, combattere lo sfruttamento della manodopera straniera con prodotti 100% made in Italy ed evitare inutili sprechi e inquinamento.
Le decorazioni natalizie di Eugea, confezionate interamente a mano, in Italia, da 4 cooperative sociali emiliane Asscoop, Marakanda, La Rupe e Nazareno Work, sono distribuite in molte librerie, erboristerie, garden center e grandi magazzini della penisola, oppure sono disponibili sul sito www.eugeastore.com a partire dal 1° dicembre.
EUGEA (Ecologia Urbana Giardini E Ambiente), nasce in seno al gruppo di Lotta Biologica della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, e ha l’obiettivo di riportare la natura e la sua preziosa bellezza in città. Eugea è la prima proposta di “ecologia privata”.

Per maggiori inforamazioni consultare il sito http://www.eugea.it/

giovedì 19 novembre 2009

La privatizzazione dell'acqua è legge


Il decreto «salva-infrazioni comunitarie», con le contrastate norme sulla privatizzazione dell’acqua, è legge. La Camera ha approvato la conversione con 302 voti a favore e 263 contrari. Il via libera al provvedimento ha scatenato una bagarre in aula. I 25 deputati dell’Italia dei valori hanno iniziato a sventolare manifestini con il disegno di un’Italia «disidratata» e la scritta: «Giù le mani dall’Acqua». Il presidente Gianfranco Fini ha subito invitato i parlamentari a «mettere via i manifestini». Numerose le reazioni nella società civile. Per approfondire consultare i  siti:   http://www.acquabenecomune.org/

martedì 17 novembre 2009

Dalla critica al consumo al consumo critico

Il primo passo da compiere è quello di prendere coscienza che il nostro consumo è un fatto che riguarda tutta l'umanità. Le nostre azioni sono le stesse di milioni de persone ed hanno conseguenze planetarie.

Il consumo può essere inquinante; proviamo a pensare all'impatto ambientale dei nostri consumi. Pensiamo all'utilizzo in agricoltura di pesticidi e fertilizzanti che avvelenano le falde acquifere, all'uso quotidiano di prodotti chimici per la pulizia della casa che avvelenano le zone di produzione con sostanze tossiche, o allo spreco di carta per tutti gli usi che provoca un impoverimento di boschi e foreste a livello planetario. Pensiamo agli imballaggi dei prodotti che intasano le nostre discariche, alla quantità di inquinamento creato dal trasporto degli stessi prodotti da un luogo all'altro del globo terrestre.

Il consumo può essere insostenibile, anzi già lo è. I danni ambientali provocati dal nostro tenore di vita (le piogge acide, il disboscamento, l'effetto serra, il buco dell'ozono, la desertificazione, ecc.) vengono pagati soprattutto dai popoli del Sud del Mondo.
Il consumo può essere opprimente per milioni di persone, perché contribuisce al loro sfruttamento.

Dietro ogni prodotto c’è una storia



Ecco allora che consumare consapevolmente significa porsi tante domande; chiedersi qual è la storia che c’è dietro al prodotto; verificare se è positiva o negativa. I prodotti hanno un’anima perché dietro di loro ci sono le persone che forse hanno sofferto per produrre quei beni, c’è un ambiente che è stato inquinato, ci sono dei diritti che sono stati calpestati, ci sono dei bambini che invece di stare in una classe sono stati costretti a lavorare, magari in situazione inumani. E non c’è demagogia in queste parole, non c’è esagerazione: ci sono tante storie vere, storie di sofferenza ed ingiustizia.
Consumare criticamente significa andare a fare la spesa con la consapevolezza che un prodotto può avere anche una storia pulita alle spalle, ma l’impresa che lo ha prodotto spazia anche in altri settori e produce altri prodotti la cui storia invece non è così accettabile. E’ necessario, quindi, oltre a fare un’analisi della storia del prodotto, fare anche un’analisi dell’impresa prima di comprare qualsiasi cosa.

In concreto il consumo critico consiste nella scelta dei prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi e al comportamento delle imprese che ce li offrono. Scartando i prodotti che non rispettano l’uomo e l’ambiente, invio alle imprese un messaggio chiaro: comunico loro che non sono d’accordo con quello che stanno facendo e lo faccio utilizzando le loro stesse regole economiche e la loro stessa lingua, cioè i soldi.

Padre Alex Zanotelli, parlando di consumo, ci dice che chi va al supermercato "esprime un voto per ogni prodotto che sceglie e segnala alle imprese i comportamenti che approva e quelli che condanna. L'acquisto può trasformarsi in un sostegno alle forme produttive corrette o in uno ostacolo alle altre"

E' una scelta alla portata di tutti che può veramente condizionare le imprese ad una logica diversa, quella dell'etica e di un'economia al servizio dell'uomo.

Testo tratto dal sito:
http://www.volint.it/scuolevis/consumo%20critico/consumo%20critico.htm

martedì 10 novembre 2009

La fabbrica degli animali

A proposito del dibattito di mercoledì 11 vi consigliamo se avete tempo di guardare questo film un po datato ma sempre attuale trovate il film in un unico file su arcoiris Tv).







venerdì 6 novembre 2009

Consegna pasta Venerdi' 13 novembre 09

Chi ha ordinato la pasta (e prodotti affini) potrà ritirala Venerdì 13 novembre dalle 17:30 alle 18:30 alla Coop. Aliseo - Cascina Nuova - Via Santa Brigida 63 - Roletto (TO)
Se non potete venire vi invitiamo a mettervi d'accordo con qualche collega "gasista" per il ritiro e il pagamento. In caso di difficoltà ulteriori telefonateci!
Arrivederci a tutti/e
I referenti della pasta
Francesca e Francesco

mercoledì 4 novembre 2009

Servizio di Report (RAI3) sul calzaturificio Astorflex

Pubblichiamo 2 video di un servizio sulle scarpe del calzaturificio Astorflex
di Fabio Travenzoli, dal quale effettueremo a breve un ordine, assieme al GAS Val Pellice.
Il servizio è stato mandato in onda durante la puntata di Report (RAI3) del 1 novembre 2009, nella sezione "GoodNews" (buone notizie).