lunedì 29 ottobre 2012

Trasporti locali: pubblicato in internet un bel video sul taglio della linea Torre Pellice-Pinerolo, prodotto in collaborazione con il Comitato Treno Vivo Valpellice

 
Linee prima e dopo i tagli della Regione
 
Grazie a Maurizio Bongioanni e a Mauro Ravarino è stato prodotto con  la collaborazione del Comitato Treno Vivo Valpellice questo video  molto bello sul taglio della linea Torre Pellice - Pinerolo.  Potete vederlo cliccando sul seguente link:
http://www.fainotizia.it/inchiesta/02-10-2012/trenitaglia-il-caso-della-val-pellice

Inseriamo per chi non conosce il problema un breve testo riassuntivo della questione (peraltro ancora aperta) ripreso dal blog di Legambiente Val Pellice che ha conferito al comitato Treno Vivo  la Bandiera Verde della Campagna Carovana delle Alpi anno 2012 
 
Con la scusa dell'efficienza e del risparmio l’assessorato ai Trasporti della Regione Piemonte ha deciso di cancellare 12 linee ferroviarie a partire dallo scorso giugno. Sotto la scure dei tagli sono finiti i cosiddetti “rami secchi” della rete piemontese, linee che, secondo i calcoli della Regione, garantirebbero meno dell'8% della copertura dei costi con i proventi derivanti dalla vendita di biglietti e abbonamenti, contro un valore atteso pari ad almeno il 35%. In tutta la regione è tuttora in corso una strenua opposizione al provvedimento da parte dei comitati pendolari, delle associazioni ambientaliste, dei sindacati e degli amministratori locali. Una delle tratte colpite è la linea ferroviaria tra Torre Pellice e Torino che, entrata in servizio nel lontano 1882, ha da sempre rappresentato il mezzo principale di collegamento tra la Valpellice e il capoluogo.
Qui il Comitato Treno Vivo ha messo in atto diverse iniziative per difendere il treno locale dimostrandosi un bellissimo esempio di democrazia partecipata a cui hanno preso parte i pendolari, le associazioni, gli amministratori (tutti i paesi da Pinerolo a Torre Pellice sono rappresentati), ma anche tanti comuni cittadini della Valpellice spinti dalla consapevolezza che il treno sia una risorsa imprescindibile per un territorio montano che vede di anno in anno i propri servizi spostarsi verso le aree metropolitane.
Aperitivi sul treno, camminate per i sentieri e i viottoli lungo i binari, oltre che manifesti per ricordare i vantaggi dello spostarsi a basse emissioni sono alcune delle azioni che hanno animato le settimane di mobilitazione. Dal punto di vista tecnico l’obiettivo del Comitato è stato quello di dimostrare che in un ambiente alpino i parametri adottati dalla Regione per giustificare la soppressione della linea ferroviaria non sono applicabili: sulla Torre Pellice–Pinerolo il rapporto tra la copertura dei costi con i proventi derivanti dalla vendita di biglietti si attesterebbe poco sotto il fatidico 8% (7,4%). Raggiungere il 35% vorrebbe dire moltiplicare per 4 il numero di viaggiatori attuali cioè occorrerebbero almeno 4000 viaggiatori al giorno, ma gli abitanti della Valle sono appena 23.000, e di questi si spostano per lavoro fuori dal comune poco più 4000 unità, conteggiando anche coloro che raggiungono i comuni nelle immediate vicinanze. Difficile quindi ipotizzare di averli tutti sulla linea ferroviaria. Il Comitato Treno Vivo ha inoltre redatto un dossier, presentato alla Provincia di Torino e alle opposizioni regionali, con diverse proposte per il rilancio del servizio ferroviario. Il Piemonte possiede una rete ferroviaria diffusa e a copertura quasi totale della regione. Una delle migliori in Italia, da più di mezzo secolo predisposta per essere colonna vertebrale per il sistema-trasporto regionale e nazionale/internazionale. La difesa di tutti i suoi segmenti è il presupposto indispensabile per una futura reale mobilità sostenibile. In un territorio dove il cambio di destinazione d'uso dei terreni può avvenire con metodi piuttosto repentini, la cancellazione di alcune tratte ferroviarie costituisce una falla irreversibile, e irrecuperabile se non si interviene in tempi brevi. La lotta di comitati come Il treno vivo Val Pellice oggi costituisce uno dei pochi argini che si frappongono alla devastazione in atto.
 

domenica 28 ottobre 2012

Nuove Municipalità : una sfida per il futuro. Un contributo alla discussione sulla revisione delle Provincie e dei Comuni in Italia

 
[articolo di Simone Zuin dal suo Blog Rosso di sera] Stiamo perdendo una grande occasione. Il dibattito apertosi negli ultimi mesi circa la riformulazione territoriale di alcune Istituzioni, oggi più che mai raccontate dai mass media per gli scandali legati a cattiva gestione e allo spreco di denaro pubblico, langue ed a tratti pare essere mera propaganda politica. Mi riferisco alla sorte a cui dovrebbero essere destinati Provincie e Comuni.
Con l’obiettivo dichiarato di eliminare sprechi e ridurre i costi della politica, da più parti si chiede la cancellazione delle Provincie e si vorrebbe spingere i Comuni più piccoli a consorziarsi.
Quello che in realtà sta accadendo invece è un timido ridimensionamento territoriale delle prime e un poco convinto tentativo di obbligare i secondi a trovare forme consociative.
Questa discutibile strategia denota una buona dose di miopia nelle azioni del Legislatore, in quanto la programmazione del nuovo riassetto delle circoscrizioni territoriali è legata esclusivamente all’ambito economico.
Non si considerano invece altri aspetti che in futuro saranno strategici, come la definizione di forme concrete di democrazia partecipativa e le sfide lanciate dalla finitezza delle fonti fossili di energia.
Se vogliamo mettere in discussione le Provincie ed i Comuni (e aggiungerei le Regioni), si dovrebbe farlo osando pensare ad una visione più ampia e proiettata verso il futuro.
Dovrebbe ad esempio essere ridefinito il concetto di “Comune” rispetto a come lo conosciamo oggi. Non più esclusivamente un luogo con una connotazione geografica di carattere prevalentemente storico, ma un’area omogenea sotto l’aspetto culturale, economico e sociale, con limiti geografici tali da permettere una reale implementazione di una rete di relazioni personali ed economiche.
Va poi definita l’interazione di queste realtà autonome con lo Stato. Proviamo a pensare allo Stato inteso come una rete, non gerarchica, di Municipalità (o eco-regioni) autonome, formate a loro volta da reti concentriche di Comuni, dove sia possibile attuare una “democrazia di prossimità”, ovvero una più avanzata forma di governo popolare che permetta ai cittadini di partecipare a tutti i livelli dei processi decisionali.
Si otterrebbero così piccole unità politiche in grado di garantire i servizi primari e interconnesse tra loro, direttamente controllate dai cittadini, inserite in realtà più grandi: le Municipalità.
Nell’ottica della transizione, ovvero ponendosi l’obiettivo di preparare le comunità ad affrontare la doppia sfida costituita dal riscaldamento globale e dal picco del petrolio, le Municipalità dovrebbero essere dimensionate al fine di aspirare, quanto meno, a garantire l’autosufficienza alimentare dei cittadini che le abitano.
Le nuove Municipalità quindi devono essere caratterizzate da una certa omogeneità ambientale, ed ovviamente anche storica, culturale e linguistica. Per poter organizzare tutto questo i confini delle Municipalità non devono necessariamente corrispondere ai confini dello Stato così come lo conosciamo oggi, dovrebbero invece poter essere dinamici, quindi facilmente aggiornabili, per poter rimanere in costante contatto e scambio con le Municipalità confinanti, nonché per poter garantire il senso di appartenenza e di identità delle popolazioni che le vivono.
Argomenti, questi, molto lontani dalla politica dei partiti e dai salotti televisivi, ma non per questo i movimenti ambientalisti (in special modo quelli d’ispirazione decrescentista) possono esimersi dal richiedere un aggiornamento dell’agenda politica nazionale che permetta di portare in primo piano la necessità di rivedere il concetto di Comune e Municipalità nell’ottica di quanto ci aspetta nel prossimo futuro.

martedì 23 ottobre 2012

Linux Day 2012 a Torre Pellice il 27 Ottobre

Il 27 ottobre, dalle 9:30 alle 17:00 circa Torre Pellice, via Roberto d'Azeglio 10, presso i locali della Civica Galleria Filippo Scroppo si terrà la giornata pinerolese  del Linux Day 2012
Ci saranno conferenze divulgative sul software libero al mattino ed argomenti attinenti e la possibilità di farsi installare Linux sul proprio PC, fisso o portatile, al pomeriggio.
Se volete portare il vostro PC per l'installazione di Linux, per agevolare ed accelerare il lavoro dei volontari addetti all'assistenza potete sbrigare alcune delle operazioni già a casa vostra: fate un backup di tutti i vostri dati importanti (documenti, foto...).
Tutto gratis ed aperto al pubblico.

Programma definitivo

 


lunedì 22 ottobre 2012

Valorizzazioni urbanistiche a Pinerolo.

Il Forum Salviamo il Paesaggio. Difendiamo i territori. Pinerolese interviene nella discussione sul tema, scottante per Pinerolo, delle valorizzazioni urbanistiche inviando una lettera ai rappresentanti comunali. Il tema è in discussione in queste settimane in commissione urbanistica  anche in seguito alla richiesta della ex Beloit per un cambio di destinazione d'uso ripetto alla regola urbanistica (piano regolatore) da indutriale a residenziale di un'area di sua proprietà.  Al fondo del presente articolo abbiamo inserito alcuni Link utili a chi è interessato ad approfondire l'argomento.
 
 
Al Sindaco
Agli Assessori
Al Presidente del Consiglio comunale
ai Consiglieri
della Città di Pinerolo
È in discussione presso la Commissione Urbanistica del nostro comune una deliberazione contenente criteri e procedure di valorizzazione urbanistica delle aree industriali in dismissione. La decisione di adottare un tale atto ci preoccupa grandemente per i motivi di seguito illustrati.
La crisi, innescata dalla speculazione, viene alimentata dalla sovrapproduzione di beni che, poi, restano invenduti. Ciò è particolarmente evidente nell’edilizia. Si è costruito tanto, troppo e, dal punto di vista della qualità architettonica e del risparmio delle risorse energetiche, in modo, a dir poco, disastroso. Sono molte le case invendute ed i capannoni vuoti: non trovano acquirenti e questo ne riduce il valore di mercato, vanificando la garanzia a copertura dei mutui. I prezzi scendono ma non abbastanza da compensare l’impoverimento che la crisi ha prodotto, soprattutto su chi vorrebbe comprar casa. Difficoltà che aumentano mancando la sicurezza data da un posto di lavoro stabile. In questo quadro Pinerolo non fa eccezione, sono migliaia, infatti, in città vani non utilizzati: un grande spreco di risorse reso possibile anche da un Piano Regolatore, che alla luce dei fatti è risultato fortemente sovradimensionato. Fu un errore di pianificazione (o forse il preciso mandato del “partito trasversale del cemento”) che da più parti è stato successivamente riconosciuto, ma senza che si sia posto ancora mano ad una seria revisione.
Nonostante l’evidenza dei danni che, l’eccessivo consumo di suolo e la sua impermeabilizzazione hanno creato al territorio italiano, la legge 106/2011, la cui applicazione viene in questi giorni discussa in Comune, rende più agevole costruire ancora. Come? Con le deroghe al P.R.G.C. Si parte con le aree industriali che la proprietà vuole dismettere (una richiesta, in tal senso, è già pervenuta al Comune dalla P.M.T. – ex Beloit). In genere, l’elemento essenziale per convincere tutti è il ricatto occupazionale. Anche se, l’esperienza mostra, che l’aggiornamento degli impianti produrrà altri esuberi … A seguire verranno: la realizzazione di volumetrie aggiuntive in deroga al piano regolatore, il mutamento di destinazione in atto (non solo per quella industriale), la demolizione e la ricostruzione degli edifici anche con modifica di sagoma … Tutte operazioni che l’articolo 5 della legge prevede possano sovrapporsi al P.R.G.C. Già si parla, in Città, di varie possibili iniziative simili, che porterebbero ad aggiungere nuove costruzioni a quelle previste da un piano regolatore che, nei propositi elettorali della maggioranza, sarebbe dovuto “dimagrire”.
La legge, peraltro, secondo noi, è scritta male. La terminologia fantasiosa quanto generica (“razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente”, “tessuti edilizi inorganici o incompiuti”, “destinazioni tra di loro compatibili e complementari”, “armonizzazione architettonica con gli edifici esistenti”, …) si presta a diverse interpretazioni e può generare scelte “disinvolte”. E’ facile prevedere contenziosi. “Valorizzazione”, “perequazione”e “contrattazione”, apparentemente, sembrano strumenti messi a disposizione dell’urbanista ma In realtà sono il grimaldello con il quale viene scardinato il processo di pianificazione con il risultato di subordinare l’interesse pubblico a quello privato. E’ del tutto evidente che si sostituisce, al sistema delle regole certe, una contrattazione nella quale emerge, come soggetto “forte”ed unico interlocutore della “politica”, chi detiene una proprietà fondiaria.
Ad esempio “valorizzare”, come appare in tutta chiarezza, dalla proposta di delibera della Giunta, significa “regalare” valore ad alcune aree. In cambio una parte del ricavabile verrebbe acquisita dal Comune che, in tempo di crisi e di “tagli”, è in grave difficoltà finanziaria . Apparentemente ci guadagnano tutti (privati proprietari delle aree ed Istituzione). Alla lunga, però, a perderci è la città che viene privata della possibilità fare scelte urbanistiche sulla base dell’interesse pubblico. Per dare una base giuridica a queste politiche urbanistiche “contrattate” si sono inventati i “diritti edificatori” spostabili da un’area all’altra e, con l’iscrizione in un apposito registro, trattabili tra i privati … L’edizione aggiornata de : “Le mani sulla città”. Vi è un ulteriore rischio : nell’attuale situazione di riduzione dell’utile d’impresa e di scarsa liquidità , ad avere interesse a costruire è, soprattutto, chi dispone di capitali non proprio “puliti”. Sappiamo da tempo che le infiltrazioni malavitose in Piemonte hanno trovato nell’edilizia il loro cavallo di Troia.
Infine vogliamo sottolineare che adottare come “normale” l’uso del regime delle deroghe previsto dalla Legge 106/2011, con un’apposita deliberazione di indirizzo , fa sì che lo si renda, di fatto, alternativo allo strumento delle varianti al Piano regolatore, facendo così cadere quel poco di partecipazione e di controllo democratico che i cittadini possono esercitare tramite le osservazioni.
Accettare o meno il ricorso a questi meccanismi è una scelta politica. Il Consiglio Comunale non ha alcun obbligo di far ricorso allo strumento della” valorizzazione” delle aree, né tantomeno di adottare “criteri generali” che finirebbero per condizionare pesantemente le scelte future. La deroga ai normali strumenti di gestione urbanistica dovrebbe avere alla base solo l’interesse pubblico (non limitato alla riqualificazione dell’area o al versamento di oneri, ma ad esempio nel caso di pericolo) e l’eccezionalità dell’intervento.
Quello che, a nostro parere, serve alla Città è ben altro. I consiglieri, delegati dai cittadini a rappresentarli, ma anche soggetti alla responsabilità che questo comporta, dovrebbero aprire, con tutti i mezzi a disposizione, un dibattito sul futuro urbanistico di Pinerolo. Sono necessarie chiare, indipendenti e ulteriori indagini conoscitive, incontri con la popolazione(anche, e soprattutto, nei quartieri sede di stabilimenti in dismissione) per conoscere i bisogni reali dell’area, confronto con altre esperienze , concorsi di idee, coinvolgimento delle scuole. Occorre elaborare insieme il progetto di una città inserita in un mondo che sta cambiando, anche come conseguenza della crisi in atto . Ciò ci induce, diversamente che nel passato, al risparmio di suolo e alla riqualificazione dell’esistente da attuare con scelte attente e partecipate.
Non si può rispondere al nuovo con le vecchie politiche. Il futuro, che ci piaccia o no, sarà necessariamente altro.
Chiediamo perciò all’Amministrazione di non adottare la deliberazione relativa alle linee guida per la valorizzazione delle aree industriali in dismissione avviando invece il confronto con i cittadini per la revisione del P.R.G.C.
Salviamo il paesaggio. Difendiamo i territori.
Osservatorio 0121
Pinerolo 18 ottobre 2012

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------__________________________________________________________________________________

 Link per chi vuol seguire il dibattito:

-Valorizzazioni urbanistiche. La Sezione Pinerolese di Italia Nostra formula le sue osservazioni al sindaco di Pinerolo. Su questo blog.
- Sentinelle del territorio. le vicende urbanistiche di Pinerolo. Intervista al dott. Andrea Chiabrando e all'ing. Marcello Bruera gruppo  consiliare "Progetto Pinerolo" a cura di Libera Pinerolo
- Informazioni sulla PMT. PD Pinerolo
- Valorizzazioni senza regole. Blog Mov. 5 Stelle
- Urbanistica. Valorizzazioni un intenso dibattito. Sul sito del gruppo Progetto per Pinerolo

La commissione urbanistica di Pinerolo per discutere dell'argomento è stata convocata il giorno 23 ottobre 2012 alle ore 18,00. Ricordiamo che le riunioni delle commissioni consiliari sono pubbliche; tutti i cittadini possono partecipare come semplici uditori ed è facoltà del Presidente, su richiesta concedere la parola.

Ulteriori segnalazioni e/o interventi sull'argomento possono essere fatte tramite i commenti all'articolo che trovate qui sotto.


 

martedì 16 ottobre 2012

Quello che c'è da sapere su Cassa depositi e prestiti

 
[Articolo tratto  da  Altreconomia] La puntata  di Report, "Un tesoro di Cassa", apre interrogativi sul ruolo di Cdp nel panorama economico, politico e sociale del Paese. Un dossier -la raccolta dagli articoli pubblicati da Altreconomia sul tema da febbraio 2011- aiuta a chiarire alcuni degli aspetti rimasti in sospeso
 
C’è un banca, in Italia, che ha una rete di 14mila sportelli. [...] si chiama Cassa depositi e prestiti, è presieduta da Franco Bassanini (più volte titolare del dicastero della Funzione pubblica), ed è oggi la più 'liquida' d’Italia, con una disponibilità di circa 128 miliardi di euro".
Era luglio dello scorso anno, e con queste parole presentavamo ai lettori di Ae la Cdp, "il sovrano sconosciuto". Dietro alcune scelte strategiche prese dal governo in merito al funzionamento di questa istituzione, intravedevamo la volontà di istituire un vero e proprio fondo sovrano, "sfruttando" in questo modo il risparmio postale dei cittadini italiani.
Ieri sera, Report ha portato la Cassa depositi e prestiti in prima serata tv, fornendo un'analisi "di base" rispetto alla composizione e al funzionamento della stessa, che non è tuttavia in grado di garantire una lettura adeguata della complessità del problema.

Per questo, pensiamo sia utile ripercorrere -utilizzando tutti gli articoli pubblicati su "Altreconomia" a partire da febbraio 2011- "costruire" e mettere a disposizione un "dossier Cdp".

"Il sovrano sconosciuto" [luglio/agosto 2011],
"La ragnatela della Cassa" [luglio/agosto 2012] e
"La ragnatela della Cassa" [versione animata dell'infografica, luglio/agosto 2012]

Utility, reti elettriche, autostrade e aeroporti: tutte le partecipate del fondo partecipato da F2i "Il fondo onnivoro" [febbraio 2011]

Il ruolo di Cdp-I, e delle fondazioni bancarie (socie di Cdp) nel promuove l'edilizia privata sociale"La casa è un paradosso" [giugno 2012]

Un piccolo focus l'abbiamo dedicato [anche] al ruolo di Cdp nel promuovere progetti autostradali nel Paese "Mi butto in carreggiata" [marzo 2012] e

Infine, il Fondo strategico italiano e Finmeccanica"Finmeccanica l'insostenibile" [settembre 2012] e
"L'insostenibile bilancio di Finmeccanica" (video), dove abbiamo posto ad Alessandro Pansa (direttore di Finmeccanica e membro del cda di Fondo strategico italiano) una domanda sul suo possibile conflitto d'interesse [28 giugno 2012]


domenica 14 ottobre 2012

Torino: Sabato 20 ottobre 2012 Manifestazione contro l'inceneritore del Gerbido


Sabato 20 ottobre è programmata a Torino una grande manifestazione contro l’inceneritore TRM del Gerbido e a favore della strategia Rifiuti Zero.
Il ritrovo è per le 14.30 davanti a Palazzo di Città
Dopo la chiusura dell’inceneritore di Vercelli a fine agosto...
Dopo la chiusura dell’inceneritore di Reggio Emilia ... Dopo il recente sequestro da parte della Procura del costruendo inceneritore di Parma...
Dopo l’annuncio dell’assessore regionale all’Ambiente dell’Emilia Romagna dello ”stop alla costruzione dei nuovi inceneritori nella regione e chiusura graduale di quelli esistenti a partire dai più vecchi”...
Dopo il fermo dell’inceneritore di Roma da parecchi mesi ...
Dopo che il ministro dell'Ambiente Clini ha affernato ultimamente che "gli inceneritori sono ormai superati" ...
In attesa della prima sentenza del ricorso al TAR contro l’Autorizzazione Integrata Ambientale...
ANCHE A TORINO VOGLIAMO FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE PER BLOCCARE LA COSTRUZIONE DELL'INCENERITORE DEL GERBIDO E RICONVERTIRE L'IMPIANTO IN UN SISTEMA DI TRATTAMENTO A FREDDO DEI RIFIUTI

Durante la manifestazione sarà possibile ancora firmare la petizione comunale per i residenti nella cintura di Torino e sarà possibile consegnarci tutti i moduli con le firme in vostro possesso presso il banchetto situato tutta la giornata in Piazza Castello angolo Via Garibaldi.

Guardate come invece applicano a San Francisco i principi di rifiuti zero e di considerazione del rifiuto come risorsa: http://www.youtube.com/watch?v=AXgBS9i8-sI
 
 
NO INCENERITORE - SI RIFIUTI ZERO: http://www.rifiutizerotorino.org/
 
SPAZIO WEB PER DOCUMENTAZIONE CATALOGATA:
www.zumodrive.com/share/cQnQODQzYT

GRUPPo FACEBOOK: NO INCENERITORE TORINO
www.facebook.com/groups/noinceneritoretorino?ap=1



Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero

 

giovedì 11 ottobre 2012

Campagna Terra Bene Comune


Forse non tutti sanno che…
L’Art. 66 del decreto-legge sulle liberalizzazioni prevede l’alienazione (cioè la vendita) dei terreni agricoli demaniali.
Dopo l’energia, i trasporti, gli acquedotti, gli immobili, le strade, ecco l’ennesimo tentativo di imporre le logiche del mercato e del profitto sulla gestione collettiva dei beni comuni, in nome di un presunto ed irrisorio contributo alla riduzione del debito pubblico.
Come recita l’appello della neonata “Campagna Terra bene Comune" promossa da Genuino Clandestino "vendere le terre agricole pubbliche significa impedire per sempre alle comunità che le abitano di decidere territorialmente come gestirle, significa consegnare, in maniera irreversibile, una risorsa vitale in mano a potenziali speculatori, significa accettare che l’interesse privato sia messo prepotentemente, ancora una volta, al di sopra del bene comune”.
Le terre demaniali sono e devono restare patrimonio delle comunità locali. Mobilitiamoci per tutelarle.
NO alla vendita delle terre pubbliche!
Sì alla custodia dei beni comuni!

Per maggiori informazioni: http://terrabenecomune.noblogs.org
 
Qui potete scaricare gratis questa pubblicazione “Gli Arraffa Terre”, una mappatura puntuale e ricca di dati sul ruolo che l’Italia svolge nell’accaparramento dei terreni agricoli su scala globale.
 

mercoledì 10 ottobre 2012

Aiutateci a salvare il Crab centro di riferimento per l'agricoltura biologica e sostenibile del territorio

 La Regione Piemonte e la Provincia di Torino tagliano le gambe all’agricoltura biologica. Dopo dieci anni di sostegno alle sue attività, i due enti hanno deciso nel 2012 di interrompere i finanziamenti al Centro di Riferimento per l’Agricoltura Biologica, Crab.

Il C.R.A.B. nato nel 2002, ha saputo affermarsi in questi dieci anni di attività come un punto di riferimento per tutti gli operatori agricoli che desiderano lavorare adottando i criteri dell’agricoltura biologica o anche solo di quella sostenibile. Molte biodiversità che sarebbero andate perse irrimediabilmente, sono ora tutelate, coltivate e ricercate dagli agricoltori e dai consumatori più attenti.

Sono circa 40 le antiche varietà di cereali ed ortaggi tipici del territorio piemontese che il CRAB ha recuperato e sta ora mantenendo in purezza per la fornitura di seme agli agricoltori. Ma il CRAB non è stato solo questo: il centro ha avuto la capacità di riavvicinare la realtà contadina al mondo della ricerca trovando il linguaggio più adeguato per far comprendere l‘utilità dei risultati ottenuti dalle sperimentazioni e riuscendo a vincere la proverbiale diffidenza degli agricoltori verso il mondo del sapere scientifico, visto quasi sempre come svincolato dalla realtà agricola quotidiana.

In questi anni il Centro ha anche creato posti di lavoro per giovani ricercatori che sono andati a costituire un gruppo di eccellenza piemontese nel settore della sperimentazione agricola.

Nel 2012 la Regione Piemonte e la Provincia di Torino, principali soci dell’ente, non hanno più dato al CRAB alcun tipo di finanziamento.

Per tale ragione il CRAB è ora in dissesto finanziario e la volontà è ora di porlo in liquidazione. Il nostro Gas avendo avendo oltrettutto avuto in questi anni una buona collaborazione con i ricercatori ed il Crab stesso,  invita tutti coloro che hanno a cuore la tutela delle biodiversità, la salvaguardia dell’ambiente e la diffusione dell’agricoltura biologica di adoprarsi nelle sedi più opportune affinché il CRAB non venga chiuso e possa continuare a fare il suo lavoro.  Potete iniziare a dare una mano a salvare il Crab inviando una mail chiedendo che non venga chiuso ai seguenti indirizzi istituzionali:

marco.balagna@provincia.torino.it
assessore.agricoltura@regione.piemonte.it
ida.vana@provincia.torino.it
assessore.consiglio@regione.piemonte.it

[vedasi anche articoli di Altreconomia  e  il Cambiamento ]




lunedì 8 ottobre 2012

"Per una nuova finanza Pubblica" appello per un percorso comune

Dal dialogo fra alcune realtà impegnate nella elaborazione di politiche di resistenza ma anche di azione propositiva nel campo economico e/o difesa dei beni comuni, ovvero Attac Italia, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Re:Common, Rivolta il Debito, Smonta il Debito, è nato l’appello per un percorso comune sul tema “Per una nuova finanza pubblica” qui di seguito pubblicato.
 
Le crisi - finanziaria, economica, sociale ed ambientale - sono ormai arrivate ad un punto critico, soprattutto in Europa. A cinque anni dallo scoppio della bolla dei sub-prime negli USA, la crisi bancaria, sintomo della finanziarizzazione strutturale dell'economia e della società attuata negli ultimi decenni, è stata trasformata in una crisi del debito pubblico dei governi con il fine di imporre ulteriori riforme liberiste (politiche di austerità e conseguente svendita del patrimonio pubblico).
Si accelera la crisi democratica nell'Unione europea ma anche in Italia, dove l'imposizione di un governo tecnocratico apprezzato dai mercati ha tolto potere ai cittadini e a chi sta pagando l’ impatto della crisi. Intorno alla questione della finanza ruota il futuro di una rinascita politica così come la possibilità di pensare una nuova democrazia dei diritti e dei beni comuni ben oltre l'attuale fallimentare modello di sviluppo.
Le proposte messe in campo negli ultimi anni si sono rivelate tutte fallimentari. Il salvataggio sistemico delle banche ha solo foraggiato ulteriore speculazione, salvato i bonus dei banchieri e privato di risorse l'economia reale (famiglie e piccole imprese) in recessione. A livello europeo i meccanismi promossi per aiutare gli stati in difficoltà (EFSF, ESM) si basano tutti sulla logica di non alterare il funzionamento dei mercati finanziari, consegnandogli ancora più potere. Per altro le risorse mobilitate da questi meccanismi, e reperite in gran parte sugli stessi mercati finanziari, sono irrisorie rispetto alle necessità.
Si continua a parlare di stimolo per la crescita economica, ma con misure inadeguate e soprattutto stereotipate : un Mito della crescita ancora legato alle grandi infrastrutture (TAV in primis) da sostenere tramite nuove alchimie finanziarie sui mercati di capitale e con nuovi pesanti indebitamenti per lo Stato.
Ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno con conseguenze imprevedibili. Lo scenario greco, dove i creditori pilotano il default in maniera machiavellica a danno dei debitori, si può ripetere per altri paesi europei. Perfino le misure di “socializzazione” del debito a livello europeo (eurobond e transfer union), e di intervento della Banca centrale europea come prestatore di ultima istanza, se anche superassero gli attuali contrasti politici, potrebbero rivelarsi inadeguate a fronte di una esuberanza devastante e sistemica dei mercati finanziari.
Per interrompere questo ciclo devastante di politiche di austerità depressive, svendita del patrimonio pubblico  e messa sul mercato dei beni comuni ad esclusivo vantaggio di pochi interessi privati; per fermare salvataggi a vuoto di banche e stati in difficoltà, nonché illusorie politiche di ripresa economica e sociale, è necessario prendere il toro per le corna ed affrontare due questioni chiave:
-        come emanciparsi dalla dittatura dei mercati finanziari, sottraendo la finanza pubblica all'estrazione di valore da parte di questi e definanziarizzando, ossia riducendo, il volume di questi mercati sempre più pieni di capitali in cerca di beni patrimoniali altamente profittevoli su cui investire.

-        come riappropriarsi di nuove forme e strumenti di governo della finanza pubblica per uscire dalla crisi promuovendo un altro modello di economia e di società, con un nuovo intervento pubblico partecipativo che subordini gli interessi privati a quelli collettivi.
 
E’  necessario un progetto politico di rilancio e ridefinizione della finanza pubblica che affronti alla radice tre questioni centrali: il debito pubblico, il sistema bancario, e le politiche fiscali.
1) Uscire dalla trappola del debito
La creazione del debito pubblico è stata a vantaggio di pochi e non della maggioranza delle persone.  La mancata tassazione delle rendite finanziarie, la mancata riforma fiscale in senso autenticamente progressivo e l'utilizzo corrotto della spesa pubblica per il controllo sociale, hanno beneficiato una classe ristretta di persone, e il divario tra ricchi e poveri nel nostro paese è divenuto più profondo.
E' necessaria – tanto a livello nazionale quanto a livello di enti locali - un'auditoria pubblica e partecipativa che valuti quali debiti sono illegittimi e quindi da non riconoscere, e quali vadano invece ripagati, ristrutturando la composizione del debito, a partire dall’immediato congelamento del pagamento degli interessi e da una rinegoziazione equa, democratica e trasparente con i creditori.
2) Riappropriarsi di una banca pubblica per gli investimenti
La Cassa Depositi e Prestiti, che raccoglie il risparmio postale dei cittadini e dei lavoratori, e che, dopo la sua privatizzazione nel 2003, è divenuta un vero e proprio “fondo sovrano” sui mercati finanziari internazionali, deve essere risocializzata per tornare a finanziare – a tassi agevolati e fuori dal patto di stabilità- gli investimenti degli enti locali per i beni essenziali e il welfare territoriale; così come -a tassi agevolati e fuori dal circuito bancario-  interventi pubblici e per privati (PMI e individui) finalizzati alla riconversione ecologica e sociale dell’economia.
Disaccoppiando Cassa Depositi e Prestiti dai mercati di capitale diventerebbe inoltre possibile reincanalare alcune risorse private nella Cassa, da gestire per finanziare interventi di interesse pubblico, così come, in caso di difficoltà del sistema bancario privato, intervenire per rinazionalizzare le banche salvate e gestirle fuori da logiche di mercato.
3) Profonda riforma fiscale
Le risorse economiche, al contrario di quanto afferma la teoria dominante, ci sono e vanno recuperate laddove si trovano : per questo diventa necessario tassare le rendite finanziarie, sottoporre a forte controllo democratico i movimenti di capitale, redistribuire il prelievo fiscale a carico dei redditi più alti e dell’uso di risorse naturali.
Così come è necessario, a livello internazionale,applicare subito una tassa sulle transazioni finanziarie, partendo dai paesi europei interessati.
Mentre sul lato della spesa, oltre alla radicale rimessa in discussione dell’attuale patto di stabilità, occorre da subito un taglio drastico alle spese militari, con il rilancio di una campagna di massa per l’obiezione alle stesse.
 Appello a chi è interessato
Per invertire la rotta in un momento cruciale della crisi, il conflitto con i mercati finanziari e di capitale è inevitabile e va combattuto ora prima che sia troppo tardi. Una nuova finanza pubblica può essere l'argine ma anche lo strumento per disinnescare la crisi, rimettere sotto controllo la finanza privata, e costruire un altro modello sociale, a partire dal riconoscimento dei diritti collettivi, dalla riappropriazione sociale dei beni comuni e dalla riconversione ecologica dell’economia.
Si tratta semplicemente di riappropriarsi della democrazia.
Su queste riflessioni e questi temi, le reti SiD (Smonta il Debito) e RiD (Rivolta il Debito) e le associazioni Attac Italia, Re:Common e Centro Nuovo Modello di Sviluppo hanno deciso di lavorare comunemente per la costruzione di un ampia coalizione sociale nel Paese che, ben oltre i prossimi appuntamenti elettorali, promuova un progetto politico e di mobilitazione sociale per una nuova finanza pubblica.
Per questo promuoveranno incontri con comitati territoriali, reti di movimento e realtà associative, forze sindacali e politiche interessate al percorso, proponendo loro un primo momento pubblico di confronto collettivo durante il summit Firenze 10+10 del prossimo novembre.
 
Attac Italia, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Re:Common,
Rivolta il Debito, Smonta il Debito
 

venerdì 5 ottobre 2012

Manifesazione "Facciamo Rete" contro la chiusura delle linee ferroviarie decise dalla Regione Piemonte

Si svolgerà Sabato 6 Ottobre la manifestazione di protesta: "FACCIAMO RETE" contro la chiusura delle linee ferroviarie decise dalla Regione Piemonte.
In molte località pendolari e cittadini si presenteranno in Stazione muniti di valigie, passeggini e biciclette. Tutto quello che un viaggiatore si aspetta di trasportare agevolmente sul treno, ma che stavolta si proverà caricare sugli autobus sostitutivi.
Saremo in tanti e ci chiediamo: riusciremo a salire tutti agevolmente come sul treno? O qualcuno resterà a terra?
Non ce ne vogliano gli amici delle autolinee: anche il loro è un servizio di trasporto pubblico.
Ma un autobus che corre a fianco di una linea ferroviaria vuota non ha senso.
L'autobus integra il servizio ferroviario, non può sostituirlo.
Ricordiamo come i tempi di percorrenza dell'autobus rispetto al treno siano aumentati, per il fatto di avere un percorso più lungo e non dedicato, dunque soggetto alle incognite del traffico stradale (code, incidenti, deviazioni, ecc.).
La Regione Piemonte deve ripristinare il servizio ferroviario su tuttala rete dismessa nel 2012 (si tratta del 24 % della rete RFI in Piemonte, pari a 460 km!).
Le manifestazioni, ad oggi confermate, si svolgeranno con i seguenti orari:
Cuneo. ore 10,00
Ceva: ore 11,00
Santhià: ore 8,30
Torre Pellice: ore 9,00 e ore 15,00
Il ritrovo, in tutti i casi è presso la Stazione ferroviaria.
Comitato difesa ferrovie locali Cuneo
Coordinamento Ri-salviamo il treno Ceva-Ormea
Coordinamento linea Santhià-Arona
Comitato Treno Vivo Val Pellice
 
 

martedì 2 ottobre 2012

Valorizzazioni urbanistiche. La Sezione Pinerolese di Italia Nostra formula le sue osservazioni al Sindaco di Pinerolo.

 
Al Sindaco di Pinerolo

Preso atto che sono in discussione presso le commissioni comunali competenti i criteri e le procedure di valorizzazione urbanistica delle aree industriali in dismissione, ed in particolare dell’area P.M.T, la Sezione Pinerolese di Italia Nostra formula le seguenti osservazioni.

Al di là degli strumenti di deroga che la legislazione offre per giungere alla valorizzazione di un’area, segnatamente variandone l’utilizzazione urbanistica da industriale a residenziale/terziaria, Italia Nostra ritiene che sia un grave errore disgiungere il tema della valorizzazione delle aree industriali dismesse o in dismissione dal più generale tema della pianificazione urbanistica e quindi dalla riforma del PRGC vigente, ormai unanimemente considerato obsoleto.

Così facendo si sottrae innanzitutto una riflessione sull’assetto urbano di aree rilevantissime sotto l’aspetto dimensionale e strategico (collocazione urbana, viabilità e servizi) dalla possibilità di partecipazione dei cittadini e delle associazioni alle scelte di politica urbanistica, che viceversa, ove si ricorresse alla Variante urbanistica sarebbero assicurate tramite il meccanismo della pubblicazione della variante e delle osservazioni.

Ma soprattutto, per le medesime ragioni, è del tutto improprio che la riconversione di aree così rilevanti passi per un semplice “permesso di costruire”, per giunta in deroga a parte dei parametri urbanistici. Ne è conscia la stessa Amministrazione Comunale che con una delibera di  indirizzo pone delle linee guida per le valorizzazioni che dovrebbero operare per future varianti urbanistiche ma che non è chiaro come possano avere cogenza rispetto ad un permesso di costruire (tanto più se in deroga) come si prefigura per l’area PMT.

Rispetto alla deroga è  opportuno ricordare che il ricorso al permesso di costruire in deroga, è ipotizzato dalla Regione Piemonte in relazione alla Legge 106/2011 (che comunque dispone che la regione debba legiferare in materia), attraverso una semplice circolare il cui valore giuridico è molto debole e che peraltro demanda in toto al Consiglio Comunale scelte di assoluta responsabilità. In particolare il permesso di costruire in deroga ai sensi dell’art. 14 del DPR 380/01 è sottoposto ad una valutazione circa l’interesse pubblico della deroga stessa che deve essere attentamente valutato.

Tale interesse pubblico non può essere solo la riqualificazione dell’area o peggio il versamento di oneri, fossero pure aggiuntivi, che si realizzano – o quanto meno dovrebbero realizzarsi  - nella normale pratica urbanistica; per la deroga occorre di più, una concreta e puntuale motivazione che la giurisprudenza ha sinora sempre qualificato in termini di eccezionalità e che comunque è sempre riferita ad un singolo edificio e non ad un’intera area. L’istituto derogatorio non può quindi essere utilizzato per soddisfare esigenze strutturali, miranti a nuovi assetti urbanistici, - per le quali è necessario il ricorso all’ordinario strumento della variante al piano - bensì a regolare situazioni episodiche e contingenti.

In questo senso non si può quindi invocare la deroga ai fini del mantenimento dei livelli occupazionali o l’impegno ad investimenti da parte delle ditte, che peraltro - quand’anche siano obblighi inseriti in una convenzione con il Comune - non vi è certezza che possano essere rispettati per ovvie ragioni economiche e congiunturali.

In altre parole, l’assetto della città che deriva dalla riconversione/ valorizzazione  di un’area sarebbe più opportuno scaturisse da una variante urbanistica e deve in ogni caso rappresentare un valore aggiunto per la città tutta e non già un prezzo da pagare per mantenere una realtà produttiva sul territorio comunale.

Pinerolo, a giudizio di Italia Nostra, si avvia quindi su una strada scivolosa e giuridicamente debole che non è bilanciata rispetto alla più generale esigenza di pianificazione del territorio nel suo complesso. Posto che tutti sono a favore della rigenerazione urbana delle aree già costruite e dismesse, è evidente che nel ben noto contesto urbanistico di Pinerolo che presenta un PRG notevolmente sovradimensionato ed un cospicuo stock edilizio invenduto e da riqualificare, le volumetrie che si potranno costruire sull’area PMT o su altre aree analoghe, non possono essere aggiuntive rispetto a quelle che già prevede il Piano Regolatore, ma sostitutive di quantità analoghe che oggi sono sfruttabili in contesti agricoli o in aree poco idonee dal punto di vista idrogeologico (Turck o CP7 per fare un esempio a caso sulla scorta del PAI di recente approvato).

Solo così si perseguirebbe davvero e con coerenza una strategia di riduzione del consumo di suolo e di messa in sicurezza del territorio comunale che finora è stata solo dichiarata.

Il Direttivo della Sezione Pinerolese di ITALIA NOSTRA

Pinerolo 21 settembre 2012