domenica 28 ottobre 2012

Nuove Municipalità : una sfida per il futuro. Un contributo alla discussione sulla revisione delle Provincie e dei Comuni in Italia

 
[articolo di Simone Zuin dal suo Blog Rosso di sera] Stiamo perdendo una grande occasione. Il dibattito apertosi negli ultimi mesi circa la riformulazione territoriale di alcune Istituzioni, oggi più che mai raccontate dai mass media per gli scandali legati a cattiva gestione e allo spreco di denaro pubblico, langue ed a tratti pare essere mera propaganda politica. Mi riferisco alla sorte a cui dovrebbero essere destinati Provincie e Comuni.
Con l’obiettivo dichiarato di eliminare sprechi e ridurre i costi della politica, da più parti si chiede la cancellazione delle Provincie e si vorrebbe spingere i Comuni più piccoli a consorziarsi.
Quello che in realtà sta accadendo invece è un timido ridimensionamento territoriale delle prime e un poco convinto tentativo di obbligare i secondi a trovare forme consociative.
Questa discutibile strategia denota una buona dose di miopia nelle azioni del Legislatore, in quanto la programmazione del nuovo riassetto delle circoscrizioni territoriali è legata esclusivamente all’ambito economico.
Non si considerano invece altri aspetti che in futuro saranno strategici, come la definizione di forme concrete di democrazia partecipativa e le sfide lanciate dalla finitezza delle fonti fossili di energia.
Se vogliamo mettere in discussione le Provincie ed i Comuni (e aggiungerei le Regioni), si dovrebbe farlo osando pensare ad una visione più ampia e proiettata verso il futuro.
Dovrebbe ad esempio essere ridefinito il concetto di “Comune” rispetto a come lo conosciamo oggi. Non più esclusivamente un luogo con una connotazione geografica di carattere prevalentemente storico, ma un’area omogenea sotto l’aspetto culturale, economico e sociale, con limiti geografici tali da permettere una reale implementazione di una rete di relazioni personali ed economiche.
Va poi definita l’interazione di queste realtà autonome con lo Stato. Proviamo a pensare allo Stato inteso come una rete, non gerarchica, di Municipalità (o eco-regioni) autonome, formate a loro volta da reti concentriche di Comuni, dove sia possibile attuare una “democrazia di prossimità”, ovvero una più avanzata forma di governo popolare che permetta ai cittadini di partecipare a tutti i livelli dei processi decisionali.
Si otterrebbero così piccole unità politiche in grado di garantire i servizi primari e interconnesse tra loro, direttamente controllate dai cittadini, inserite in realtà più grandi: le Municipalità.
Nell’ottica della transizione, ovvero ponendosi l’obiettivo di preparare le comunità ad affrontare la doppia sfida costituita dal riscaldamento globale e dal picco del petrolio, le Municipalità dovrebbero essere dimensionate al fine di aspirare, quanto meno, a garantire l’autosufficienza alimentare dei cittadini che le abitano.
Le nuove Municipalità quindi devono essere caratterizzate da una certa omogeneità ambientale, ed ovviamente anche storica, culturale e linguistica. Per poter organizzare tutto questo i confini delle Municipalità non devono necessariamente corrispondere ai confini dello Stato così come lo conosciamo oggi, dovrebbero invece poter essere dinamici, quindi facilmente aggiornabili, per poter rimanere in costante contatto e scambio con le Municipalità confinanti, nonché per poter garantire il senso di appartenenza e di identità delle popolazioni che le vivono.
Argomenti, questi, molto lontani dalla politica dei partiti e dai salotti televisivi, ma non per questo i movimenti ambientalisti (in special modo quelli d’ispirazione decrescentista) possono esimersi dal richiedere un aggiornamento dell’agenda politica nazionale che permetta di portare in primo piano la necessità di rivedere il concetto di Comune e Municipalità nell’ottica di quanto ci aspetta nel prossimo futuro.

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