lunedì 14 marzo 2011

Liberiamo la diversità: diritti contadini e biodiversità

Confrontare esperienze per conservare saperi. I contadini europei si sono incontrati in Ungheria per difendere la biodiversità.
C’è un’agricoltura di piccola scala, quasi invisibile per i grandi numeri dell’economia, ma che produce la maggior parte del cibo di cui ci nutriamo. Un’agricoltura indispensabile per mantenere fertile la terra, per tutelare la diversità di paesaggi, piante e animali, per conservare i saperi, le tecniche e i prodotti locali.
Per difendere questo tipo di agricoltura, a fine febbraio si è tenuto a Szeged, in Ungheria, il sesto Forum europeo dei contadini europei riuniti sotto lo slogan “Let’s liberate diversity!” per discutere di diritti dei contadini e uso sostenibile della biodiversità coltivata. 
“Con oltre trenta organizzazioni iscritte, sedici Paesi rappresentati e diversi partecipanti – racconta Csilla Kiss, coordinatrice dell’evento - rappresentiamo il punto di vista di migliaia di persone: agricoltori, tecnici, produttori di sementi, panettieri, giardinieri, organizzazioni della società civile, ricercatori, allevatori...”.
Il forum ungherese è stata l'occasione per confrontare diverse esperienze europee di resistenza contadina (dallo scambio informale delle sementi ai farmer’s market urbani) e lanciare un appello: per difendere la biodiversità, è indispensabile riconoscere e sostenere concretamente il ruolo dei piccoli agricoltori nella tutela del patrimonio genetico vegetale.
“Il punto centrale del nostro impegno è la piena implementazione dell’International Treaty on Plant Genetic Resources for Food and Agriculture - dice Giuseppe De Santis, coordinatore del progetto Farmer's seeds, sostenuto dalle ONG italiane Acra e Crocevia per sostenere il network europeo - un trattato internazionale che prevede strumenti politici ed economici fondamentali per riportare i diritti contadini al centro dell’agricoltura moderna. Ora si tratta di fare pressione perché i governi firmatari rispettino gli impegni presi e mettano in atto politiche concrete”.
Il Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche per l'Alimentazione e l'Agricoltura
un accordo internazionale entrato in vigore il 29 giugno 2004, vincolante e multilaterale che promuove  la conservazione, lo scambio e l'uso sostenibile delle risorse genetiche vegetali l'alimentazione e l'agricoltura.
Il trattato riconosce i diritti che costituiscono la base per il riconoscimento della funzione di mantenimento e la sua continuità nel tempo della diversità biologica attuata da agricoltori, indigeni e comunità locali su cui si basa la maggior parte della produzione di cibo sul nostro pianeta:
  1. un sistema facilitato e multilaterale di accesso alle risorse genetiche vegetali per la ricerca;
  2. il diritto degli agricoltori alla conservazione, uso, scambio e vendita delle sementi;
  3. la centralità degli agricoltori  nelle decisioni e implementazioni delle politiche nazionali relative all’uso della biodiversità agricola.
Il  prossimo incontro dell’organo di governo del trattato è previsto a Bali dal 14 al 18 marzo, dove insieme ai governi firmatari si delineeranno le strategie e i meccanismi finanziari per una sua fattiva attuazione.
Articolo di Matteo Ippolito tratto dal sito di LifeGate

Per approfondire l'argomento vedasi anche articolo di Roberto Sensi su Altreconomia

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