giovedì 12 luglio 2012

Le valutazioni di Legambiente di Pinerolo sui due progetti di centrali idroelettriche in Valchisone



Si torna a parlare in questo ultimo periodo di nuovi impianti idroelettrici nelle valli del pinerolese. In particolare sono stati riproposti due progetti, il primo da Enel Green Power in Val Germanasca, nel tratto di valle tra la Gianna e Trossieri, il secondo da Idroval s.r.l. sul Chisone nel tratto da Villar Perosa a Porte.

In entrambi i casi nella motivazione addotta dai proponenti l’elemento fondamentale è costituito (oltre che dal taciuto ma legittimo e significativo guadagno derivante al produttore), dal richiamo alla politica sia europea che regionale di incentivazione delle energie da fonti rinnovabili, dalla necessità di riduzione del debito elettrico piemontese e delle emissioni prodotte dalle centrali tradizionali a combustibili fossili.

Come ambientalisti concordiamo in pieno sulla necessità di aumentare l’energia prodotta da fonti rinnovabili e diminuire l’uso dei combustibili fossili, né è abitudine di Legambiente opporsi sempre e comunque a qualsiasi impianto. Tuttavia va ribadito che anche in questo settore va attentamente valutato, caso per caso, il rapporto tra beneficio ottenuto (energia prodotta senza utilizzo di fonti fossili) e possibili ricadute negative degli impianti sul territorio o sul bilancio energetico complessivo. Così va benissimo il fotovoltaico sui tetti o sui capannoni , magari in sostituzione delle coperture in eternit, ma va male messo su terreni agricoli di pregio, estirpando grano o viti, vanno bene gli impianti a biomasse alimentati da deiezioni o scarti di legno di provenienza locale, vanno male quelli che funzionerebbero con legno importato dalla Slovenia e così via. Energia rinnovabile positiva dunque ma non come valore assoluto, indipendente da una valutazione puntuale degli impatti.

Allo stesso modo l’ energia idroelettrica è stata finora una componente essenziale delle rinnovabili nel nostro paese, l’unica fortemente sviluppata da molto tempo. Ma appunto per questo i nostri fiumi e torrenti sono già stati abbondantemente “sfruttati” e anche a livello internazionale si è evidenziato come in area alpina una percentuale molto bassa di corsi d’acqua abbia ormai accettabili condizioni di naturalità e sia quindi necessario adottare politiche di tutela rigorosa dei pochi torrenti residui.
Lo stesso indirizzo di salvaguardia è contenuto nella direttiva 2000/60/CE che sta alla base sia della legislazione nazionale sia di quella regionale (come il PTA della Regione Piemonte).

Per questo i due progetti ci preoccupano.
In particolare in Val Germanasca già il torrente è sfruttato per una lunghezza di 9 km. ed è in fase di realizzazione un ulteriore impianto nel comune di Prali. Con le nuove opere in progetto (sono interessati il Germanasca, il Germanasca di Massello, il Rio Balma e il Rio Crosetto) la lunghezza dei torrenti interessati diventerebbe di oltre 24 km, con diversi prelievi ad una altitudine superiore ai mille metri.
Si tratta di un intervento complesso che prevede opere di presa, scavo di una galleria di derivazione di 8.088 metri in cui far correre una portata massima di 10 metri cubi d’acqua al secondo, un “salto” in condotta forzata di oltre 700 metri , una nuova centrale a Trossieri. Lavori imponenti, con ingenti e pesanti materiali di scavo da trasportare, alterazioni dell’ alveo attuale, il tutto in un territorio molto fragile dal punto di vista idrogeologico, esposto a costanti rischi di frane.
Una diminuzione dell’ acqua presente nei torrenti ne comprometti inoltre le capacità di “autodepurazione”
Infine anche qui, come nel progetto sul Chisone, che pure comporta significativi interventi in una zona a rischio grave di dissesto idrogeologico, l’impatto più grave è quello della sottrazione di acqua, per un lungo tratto, a torrenti che hanno già per loro natura una portata limitata. Ovviamente tutti i progetti prevedono il rilascio del DMV (deflusso minimo vitale) ma il termine stesso ci fa capire , al di là del problema del controllo, come questa misura garantisca al più la “sopravvivenza” biologica di un torrente, non certo la sua piena vitalità (oltre che la sua bellezza). Una diminuzione dell’ acqua presente nei torrenti ne comprometti inoltre le capacità di “autodepurazione” rispetto a possibili inquinanti derivanti da depuratori mal funzionanti o altre attività.

Va infine ricordato che anche sotto l’aspetto economico, mentre le attività manifatturiere che erano cresciute proprio utilizzando l’ energia idroelettrica oggi non segnano alcun incremento, la possibilità che la montagna resti viva ed abitata è sempre più legato ad un possibile sviluppo delle attività legate ad un turismo responsabile, sensibile agli elementi di interesse storico/culturali presenti in valle ed alla persistenza di un paesaggio naturale di grande suggestione. La tutela degli elementi di questo paesaggio, e tra questi sicuramente i corsi d’acqua, ha dunque una valenza non solo ideale, di conservazione del bene comune per le future generazioni, ma anche una possibile e concreta ricaduta economica positiva per le attività presenti.

Comprendiamo bene come beneficio economico che i Comuni interessati ricaverebbero dal canone versato dal produttore di energia e dall’ IMU sugli edifici costruiti sia un elemento che, in questi anni di scarse risorse per gli enti locali, rischia di avere un peso rilevante nella valutazione degli amministratori. Occorre tuttavia ricordare come il canone rappresenti una quota minima dei profitti ricavati dai privati mentre l’impatto derivante a tutta la collettività dalla cessione dell’ acqua ha costi non immediatamente quantificabili, come spesso nel caso di danni ambientali, ma sicuramente rilevanti. Manomettere l’ambiente, cedere i beni comuni (acqua, suolo fertile, ecosistema di qualità) in cambio di entrate economiche immediate è stata purtroppo la logica che ha presieduto a decenni di edificazione selvaggia e cementificazione nel nostro paese, con i terribili risultati e danni che registriamo ad ogni evento meteorologico “straordinario”. E’ uno scambio (o un ricatto) non più accettabile, anche in termini di costi per la collettività.
I cambiamenti climatici ormai accertati, l’alternanza di fasi di siccità e acquazzoni “tropicali” , l’imprevedibilità di frane e alluvioni, ci hanno resi consapevoli di vivere in un territorio reso ancora più fragile dalla intensità delle modificazioni che noi vi abbiamo apportato. Una economia sostenibile deve essere basata sia sul rispetto dei vincoli ambientali che sulla manutenzione del nostro territorio (pensiamo a quanto lavoro darebbe una corretta gestione dei boschi o l’attività edilizia di riqualificazione energetica degli edifici).

Per questi motivi riteniamo che i nuovi progetti di sfruttamento a fini energetici dei torrenti della Val Chisone e Germanasca non siano accettabili e che una ulteriore espansione della produzione da idroelettrico possa semmai legarsi ad una revisione e ottimizzazione degli impianti esistenti, non a nuove captazioni.

Pinerolo 12/07/2012 Circolo Legambiente Pinerolo 

Ricordiamo che sull'argomento:  Venerdi’ 20 LUGLIO 2012 alle ore 21,00 a PERRERO nei locali della Chiesa Valdese presso Piazza Umberto I- Il circolo Legambiente di Pinerolo promuove un incontro dal titolo:" Progetto di una nuova centrale idroelettrica a Perrero: gli impatti sull'ambiente"

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