Per
una volta una sentenza chiara anche per i cittadini. La
Corte Costituzionale ha emesso il suo verdetto: il livello di
raccolta differenziata previsto per legge, 65% a fine 2012, non può
essere derogato ed ogni comune lo deve necessariamente raggiungere.
Stiamo
naturalmente parlando di un traguardo minimo, non certo del massimo
livello a cui una corretta gestione dei rifiuti consente di arrivare.
Il
caso è nato in Piemonte dove una legge regionale aveva previsto
sconti ai comuni ancora indietro nei livelli di differenziata
raggiunti, coprendo queste insufficienze con i dati positivi ai
minimi di legge previsti di altri comuni della stessa regione.
La
Consulta è invece di altro parere. E' lo Stato infatti che ha la
competenza e la responsabilità sulle politiche ambientali, per cui
gli enti locali non possono modificare a loro piacimento le
indicazioni arrivate da Roma.
La
sentenza porta con sé delle conseguenze che interessano anche il
nostro territorio e il comune di Pinerolo in particolare.
In
città infatti il tasso di raccolta differenziata è ancora bloccata
ad un livello insufficiente e ben al di sotto di quel 65% che entro
l'anno in corso la legge (152/2006) prevede di dover essere raggiunto.
Un
tasso di raccolta differenziata scarso si traduce per i comuni in
maggiori spese per lo smaltimento della parte residua e minori
introiti per il mancato pagamento dei contributi che il Conai assegna
alle frazioni di rifiuti riciclate.
Per rimanere sull'argomento per il mancato raggiungimento della percentuale di legge della raccolta differenziata (fissata al 65% entro fine 2012) in Toscana le associazioni Diritto al futuro, Forum ambientalista, Italia Nostra e Wwf hanno presentato un atto di diffida alle amministrazioni comunali di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. L'iniziativa è la prima del genere in Italia: la diffida è stata presentata anche contro le aziende di igiene urbana e gli Ato rifiuti competenti per il territorio comunale interessato. Gli ambientalisti hanno spiegato deciso di «intraprendere una vertenza dai risvolti legali chiedendo conto delle inadempienze in atto» e che si riservano di «dare corso alle azioni di tutela nelle sedi opportune, nel caso che la situazione denunciata con la diffida non venga eliminata». Le associazioni hanno evidenziato che «oltre al danno c'è la beffa», perché «l'inadempienza e l'inefficienza» nel garantire il rispetto delle percentuali di differenziata «costa in alle tasche dei cittadini. Per i mancati risultati, infatti, la Regione applica addizionali ai quantitativi inviati a smaltimento. Ad esempio il Comune di Firenze ha versato 2,3 milioni lo scorso anno». Le associazioni, dopo la diffida, potrebbero anche arrivare a chiedere in sede civile una richiesta di rimborso per conto dei soci.
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