[articolo di Caterina Amicucci tratto dal sito FAME D'ACQUA]
Si è chiuso ieri con una grande e colorata
manifestazione che ha attraversato il centro di Marsiglia il Forum
Mondiale Alternativo dell’acqua.
Contemporaneamente andava in scena ai margini della città il consueto
carnevale locale, che quest’anno è stato finanziato delle
multinazionali riunite nel Consiglio Mondiale dell’Acqua,
l’organizzazione privata organizzatrice del foro ufficiale, ed è stato
così costretto a partire dal Palazzo dei Congressi sede dei lavori.
Una fotografia che ben rappresenta il diverso esito dei due eventi. Il forum ufficiale, un flop costato milioni di euro
e che ha costretto Nicolas Sarkozy a cancellare la sua partecipazione
pochi giorni prima dell’apertura dei lavori, è stato snobbato da tutte
le altre cariche degli stati incluso il nostro ministro Corrado Clini.
Dall’altro lato della città il forum alternativo in mattinata si era
chiuso con l’approvazione di una dichiarazione finale che ribadisce la
volontà del movimento di arrestare la privatizzazione e la
finanziarizzazione dell’acqua e ottenere il pieno riconoscimento
dell’acqua come diritto.
Il testo contiene anche un diretto
appello alle Nazioni Unite di riportare il dibattito politico sulle
risorse idriche in seno istituzionale organizzando un forum “legittimo” a
ottobre del 2014.
Un movimento che sembra crescere molto rapidamente e
che esce dall’appuntamento marsigliese estremamente rafforzato.
L’assemblea si è infatti conclusa con le dichiarazioni di impegno delle
reti regionali. Il balzo in avanti più significativo è stato il lancio
ufficiale della rete europea dei movimenti dell’acqua, fortemente voluta
dalla delegazione italiana e che aveva mosso i suoi primi passi a
Napoli lo scorso dicembre.
La rete ha varato una carta basata su quattro punti fondamentali:
1) l’acqua non è una merce ma un diritto universale ed un bene comune
2) il superamento del full cost recovery come principio guida del
finanziamento del servizio idrico
3) garantire a tutti l’accesso al
quantitativo minimo vitale d’acqua
4) la partecipazione dei cittadini e
dei lavoratori alla gestione del servizio.
La prima attività su scala europea sarà quella di utilizzare
l’Iniziativa dei cittadini Europei, ovvero lo strumento di democrazia
diretta recentemente introdotto dal trattato di Lisbona. L’obiettivo è
raccogliere un milione di firme in sette paesi per invertire la trazione
privatizzatrice dell’Unione e proporre un’iniziativa legislativa alla
Commissione.
Un bilancio positivo anche nei numeri e nella qualità del dibattito e
della partecipazione. Oltre 2000 partecipanti registrati e 50 fra
workshop e conferenze, che hanno approfondito tutti i principali temi
legati all’acqua, ma soprattutto hanno rafforzato i legami e la
strategia interna.
Una delle questioni che maggiormente ha animato i dibattiti è quella
su quale modello di pubblico il movimento intende abbracciare.
Un
dibattito aperto che apre un interessante confronto sia culturale che
fra tradizioni politiche diverse ed essenziale nella riflessione
complessiva sul tema dei beni comuni. Nel giorno di chiusura è arrivata
anche la notizia che la sezione francese di Amnesty International e
Reporter sans Frontière hanno aperto un fascicolo sul caso dei
mediattivisti fermati dalla polizia in occasione dell’apertura dei
lavori del forum ufficiale.
Gli attivisti erano stati prelevati dal
palazzo dei congressi e trasportati in questura per poi essere
rilasciati, al termine della cerimonia, senza nessuna spiegazione e
richiesta di scuse. Un fatto inquietante che ben si sposa con la natura
privatistica dell’evento.
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