Iniziamo con questo articolo un viaggio tra i soggetti "dell'economia solidale" del territorio Pinerolese per dare visibilità alle esperienze attive ed anche per stimolare la conoscenza reciproca tra le varie realtà. Riteniamo infatti importante favorire, per quanto possibile, conoscenza e relazioni, fino ad un possibile incontro, tra i vari soggetti di questo settore che permetta per lo meno uno scambio di informazioni sulle attività di ognuno.
Il nostro viaggio inizia con una delle più antiche e conosciute (a volte anche discusse) realtà solidali: il mutualismo. Oggi che il capitalismo della grande finanza e dei mercati globali mostra crisi profonde e lo Stato si sta ritirando dagli spazi che aveva occupato. Si profila una occasione storica per
la rinascita del mutualismo. La prospettiva non è l’accettazione di minori garanzie né la sostituzione più o meno precaria dello stato che batte in ritirata, ma quella di dare dignità sia economica che politica alla capacità di autorganizzazione. Sembra che anche il sindacato (vedasi ultimo dibattito alla festa della Fiom a Torino) stia cercando di superare una antica frattura culturale con il movimento delle mutue proponendosi per lo meno in un dialogo con le società mutualistiche fino a poco tempo fa impensabile.
A Pinerolo è presente la Società Mutua Pinerolese che è una Società di Mutuo Soccorso che si propone di
rilanciare la mutualità volontaria, tipica delle Società di Mutuo
Soccorso del 1800 (un patto di solidarietà tra gli aderenti, non un contratto assicurativo).
Intervista a Federico Ferro Presidente della Società Mutua Pinerolese (SMP)
Come,
e su quali basi, è nata la Società Mutua Pinerolese?
Nell’ultimo
decennio del ‘900 lo stato sociale e la sanità pubblica cominciano
a tagliare e a ridurre alcuni servizi. In questo nuovo contesto le
Società di Mutuo Soccorso del pinerolese, riunite nella omonima
Consulta, decidono di riprendere l’originaria attività
mutualistica, dapprima con una convenzione col Consorzio Mutue di
Novara, costituendo la “Società Mutua Pinerolese” con il compito
di fornire servizi integrativi al Servizio Sanitario Nazionale.
È
stata costituita l’11 gennaio 1996 e dal 2005 opera in totale
autonomia.
Il
sindacato è nato dal movimento mutualistico, il quale
successivamente ha avuto una progressiva eclisse, ma qual è la
differenza forte fra il sindacato e il mutualismo?
Storicamente
le società di mutuo soccorso sono state le prime forme di
organizzazione autogestita dalla classe lavoratrice.
Attualmente
si interessano di ambiti diversi. Il sindacato rappresenta e
contratta mentre il mutualismo gestisce servizi.
Le
società di mutuo soccorso, quindi, facevano parte di quello che oggi
fa il welfare state… cosa fate?
In
origine le società di mutuo soccorso erano tra le poche realtà che
si occupavano del benessere dei cittadini in quanto non esisteva
ancora l’attuale welfare. Oggi le mutue sanitarie integrano e
completano i servizi del welfare state.
Come
funziona, quanti sono gli iscritti, quali servizi offre?
Chiunque
si può iscrivere, si diventa Soci pagando una quota annuale che
varia in base ai servizi richiesti, che meglio rispondono alle
proprie necessità. Essenzialmente prestazioni di tipo sanitario ad
integrazione di ciò che il Servizio Sanitario Nazionale non riesce a
soddisfare.
Attualmente
gli iscritti sono circa 2000.
Garantisce
diverse prestazioni:
-
rimborsi per spese sostenute per visite, analisi e ticket;
-
rimborsi per ricoveri o interventi a pagamento e diarie per ricoveri
in strutture pubbliche;
-
assistenza in ospedale e a domicilio;
-
rimborso parziale di viaggi in ambulanza;
-
tariffe convenzionate con alcuni studi dentistici.
L’età
media degli iscritti è piuttosto alta quali sono le opportunità che
il mutualismo potrebbe creare per le nuove generazioni?
Si
sono studiate negli anni alcune forme di assistenza rivolte alle
giovani famiglie, con delle tariffe scontate in base al numero dei
componenti e una quota molto bassa per i bambini fino agli 11 anni.
Per le nuove generazioni la spinta ad iscriversi alla società di
mutuo soccorso arriva dal sempre maggiore peso che ha la spesa
sanitaria sul bilancio personale. I servizi che offriamo diventano
sempre più utili se si pensa alla possibilità di avere un rimborso
delle spese sanitarie sia nel pubblico che nel privato o ancora
tariffe agevolate per le cure dentistiche.
Qual
è il futuro della vostra esperienza, pensate sia possibile un
welfare radicalmente autogestito, ovviamente a fronte del fatto che
le risorse che oggi sono drenate a favore dello Stato passino alle
mutue?
Nel
prossimo futuro è possibile che l’integrazione al welfare statale
sia sempre maggiore e gestita anche da realtà quali le mutue. In
particolare l’assistenza domiciliare in collaborazione con le
istituzioni locali. Le mutue non vogliono sostituirsi alla gestione
pubblica che è garanzia di universalità, ma solo integrarla.
Eppure
le mutue potrebbero essere importanti nella battaglia per una riforma
del welfare. La politica in generale invece di accettare la sfida e
puntare sull’autogestione, continua a difendere la logica del
welfare statale… c’è una soluzione a questa eterna diatriba?
Riteniamo
che le difficoltà della finanza pubblica portino naturalmente
all’integrazione dei due modelli. Ci sono segnali di forte apertura
nella cultura politica e un inizio di apertura seppur limitato nel
mondo sindacale.
Uno
dei problemi sta forse nel fatto che, nella storia politica del
nostro paese il concetto autogestione e stato marginalizzato…
perché?
Dopo
la 1° guerra mondiale nei grandi stati europei Francia e Germania le
Società di Mutuo Soccorso si svilupparono grandi mutue nazionali che
gestivano il servizio sanitario nazionale, in Italia la politica del
fascismo distrusse le Società di Mutuo Soccorso in quanto strumento
di democrazia. Le scelte successive furono obbligate.
Nessun commento:
Posta un commento