mercoledì 22 dicembre 2010

Ritardi e inganni su ritiro gratis dell'usato hi-tech. La seconda video inchiesta di Greenpeace.

In occasione delle feste natalizie aumenta l'acquisto dei gadget elettronici. Ma che succede quando vogliamo disfarci di un prodotto hi-tech?
Presentiamo un'ulteriore inchiesta video di Greenpeace che svela tutti i ritardi sull'adozione del decreto sui rifiuti elettronici entrato in vigore lo scorso giungo (D.M. n.65 del 2010). 
Chi dei lettori ha dei dati sulla situzione a Pinerolo?  Ecco l'articolo tratto dal sito di Greenpeace.

A sei mesi di distanza, il 51% dei rivenditori hi-tech intervistati non adempie ancora all'obbligo di ritiro gratuito "uno contro uno" dei prodotti tecnologici usati a fronte dell'acquisto di un nuovo articolo. La ricerca è stata realizzata dai nostri volontari in 107 negozi di elettronica, in 31 città italiane, appartenenti alle catene di distribuzione Euronics, Eldo, Mediaworld, Trony e Unieuro, che detengono il 70% circa della quota di mercato. A Firenze, Roma, Salerno, Palermo e Venezia, abbiamo effettuato la ricerca filmando alcuni negozi con l'uso di telecamere nascoste.
La classifica stilata è parziale e relativa ai cinque rivenditori contattati. In testa troviamo Eldo, dove il 60% dei negozi ritira gratis l'usato, a cui seguono Mediaworld, Trony e Unieuro. Ultima in lista Euronics dove solo il 45% dei punti vendita rispetta la legge.
In 27 negozi (pari al 25%) abbiamo scoperto che il costo di consegna a casa del prodotto nuovo è aumentato per mascherare il ritiro non gratuito dell'usato. In questo caso non ci sono differenze particolari tra le varie aree geografiche del Paese e fra i cinque rivenditori hi-tech oggetto del monitoraggio. Nel 14% dei casi il ritiro gratuito avviene solo se il vecchio prodotto è portato in negozio, mentre nel 12% non viene proprio effettuato (in 13 negozi su 107) e al cliente viene suggerito di contattare l'azienda locale di gestione dei rifiuti o andare direttamente ai centri di raccolta.
Proprio i centri di raccolta dei rifiuti sono uno dei nodi nevralgici del sistema di cui Greenpeace ha già denunciato l'inefficienza. I centri sono sotto accusa anche da parte degli stessi rivenditori poiché insufficienti e non sempre accessibili alla grande distribuzione. Su circa 3.000 centri di raccolta, il 70% circa è localizzato in sole quattro regioni d'Italia (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto). D'altra parte, sono i comuni - che ricevono appositi fondi - a dover intervenire per migliorare le condizioni infrastrutturali dei centri stessi.
I risultati della nostra inchiesta dimostrano quanto sia importante che i rivenditori hi-tech mettano subito in pratica la legge senza alcuna eccezione, com'è altrettanto fondamentale che il governo curi e incentivi l'adeguamento della rete dei centri di raccolta.
[ Approfondimento ]

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