Alla vigilia del voto in consiglio comunale pubblichiamo il contributo della Sezione Pinerolese di Italia Nostra alla discussione che si terrà in Consiglio Comunale di Pinerolo sull'urbanistica (linee programmatiche per la pianificazione urbanistica). Avevamo già pubblicato qui le osservazioni del Forum Pinerolese Salviamo il Paesaggio. Questi documenti insieme alle proposte della Amministrazione Comunale sono stati discussi in commissione urbanistica del Comune di Pinerolo allargata alle associazioni e in due assemblee pubbliche tenutesi presso il Comune di Pinerolo. Qui potete trovare il documento che l'amministrazione ha deciso di presentare all'approvazione del consiglio comunale del 25-26-27 marzo 2014.
CONTRIBUTO AL DOCUMENTO PROGRAMMATICO
PER LA MODIFICA DEL PIANO REGOLATORE DI PINEROLO
UNA
PINEROLO DOVE LA QUALITA’ PREVALE SULLA QUANTITA’.
UNA
PINEROLO CHE TRAE FORZA DAL SUO PASSATO
PER
PENSARE AL SUO FUTURO
La Sezione
Pinerolese di Italia Nostra porta avanti da più di tre anni nell’ambito del
dibattito che si è sviluppato sull’urbanistica a Pinerolo, la richiesta di
modifica del Piano Regolatore; si tratta peraltro di un’istanza condivisa non
solo da altre associazioni culturali ed ambientaliste ma dalle stesse forze
politiche pinerolesi che hanno in gran parte inserito tale misura nei propri
programmi elettorali di mandato.
Accogliamo
quindi con attenzione il Documento Programmatico presentato recentemente dal
Sindaco nonché assessore all’urbanistica Eugenio Buttiero, quale atto concreto
di avvio di una variante al Piano Regolatore.
Un altro elemento apprezzabile e
che Italia Nostra auspicava da tempo, è il metodo che pare guidare la
formazione della Variante. Il Documento Programmatico viene proposto in un
ottica di partecipazione, sia con le associazioni ed i movimenti, sia con la
presentazione del documento direttamente ai cittadini. Si tratta di
un’importante innovazione che è ben altro da quanto si prefigurava pochi mesi
fa quando sembrava – da dichiarazioni alla stampa locale – che la Variante
venisse formata raccogliendo e valutando le segnalazioni dei professionisti ed
operatori del settore pervenute in questi anni.
L’auspicio
è quindi che, al primo incontro pubblico del 18 dicembre, ne seguano altri di
approfondimento delle parti più “delicate” del documento (piano
particolareggiato del centro storico, della collina…).
Rispetto ai contenuti della
modifica del Piano Regolatore, il Documento Programmatico risulta però ambiguo e
troppo generico per certi aspetti e carente per altri versi, per cui non
riteniamo sia proficuo in questa sede analizzarne i singoli punti che vengono
elencati, per i quali rinviamo agli incontri successivi. Ad elementi di estremo
dettaglio (perimetro Piano Paesistico della Collina ad esempio) si sommano
intenti così generali (riduzione del consumo di suolo) da risolversi in sterili
enunciazioni di principio. Riteniamo quindi sia preferibile in questa fase e
più in sintonia con il metodo partecipato, proporre alcune nostre proposte e
riflessioni che auspichiamo vengano valutate dall’Amministrazione Comunale
prima di intraprendere la Variante. Provvederemo viceversa a formulare puntuali
osservazioni, oltreché nei successivi incontri tematici, nei modi e nei termini
che la procedura di variante proporrà.
Una prima valutazione va fatta
proprio rispetto alla tipologia della Variante che nell’inquadramento del
Documento viene definita di tipo generale ma per la quale non si esclude che in
relazione ad alcune problematiche urgenti vengano attivate delle varianti che ne
anticipino in parte i contenuti e fra questi non è chiaro se vi sia anche la
cosiddetta “Variante Ponte” o se la stessa verrà anticipata da altre piccole
varianti.
Occorre a questo proposito evidenziare
che i contenuti perseguibili nella variante, i tempi e le modalità di redazione
della stessa e quindi la sua efficacia e capacità di rispondere più o meno
tempestivamente ai bisogni della città, dipendono anche dalla natura
urbanistica della medesima. Se gli obiettivi che si vogliono perseguire hanno
una valenza generale che si riverbera sull’intero territorio dobbiamo
attenderci una procedura complessa, che comporta fra l’altro l’adeguamento
integrale del Piano Regolatore agli strumenti di pianificazione sovra comunali
(Piano Territoriale di Coordinamento provinciale 2, Piano Territoriale
Regionale e Piano Paesaggistico Regionale) e che durerà quindi molto a lungo,
presumibilmente ben oltre i limiti del mandato dell’attuale consiglio.
Il Documento Programmatico in
esame dovrebbe quindi risolvere compiutamente ed in modo chiaro, se si tratta
di un mero elenco di obiettivi generali o se viceversa ci si riferisce ad un
tipo di variante. In caso affermativo occorre individuare quale tipologia di
variante si vuole attivare poiché alcuni fra gli obiettivi ed i contenuti hanno
carattere generale mentre altri estremamente limitato.
Al fine di evitare il rischio di
una nuova “Variante di qualità”, elaborata ma decaduta anche per il cambio di
amministrazione comunale riteniamo che vada quindi in questo momento
privilegiata una procedura rapida, di tipo strutturale, limitata e che abbia un orizzonte temporale
definito e comunque circoscritto. Riteniamo infatti che la dimensione
“strutturale” del Piano Regolatore, sia in fondo già presente e
sufficientemente definita nello strumento urbanistico vigente. Le invariabili
di piano sono chiare: il sistema degli ambiti da tutelare non è in discussione
(centro storico, collina, fasce fluviali), non occorre individuare nuovi ambiti
inedificati stante il riconosciuto sovradimensionamento del piano e la
consistente presenza di aree inattuate e così pure per l’apparato
infrastrutturale generale che è già di per se definito ed anzi
sovradimensionato. La variante che auspichiamo dovrebbe quindi privilegiare la
dimensione “operativa” e concentrarsi sul dettaglio delle singole componenti
strutturali, ridefinendone non i confini, ma le modalità di attuazione. Si
tratterà inoltre – necessariamente – di una variante che dovrà “togliere” anziché aggiungere e che
dovrà limitare anziché ampliare. Va
precisato subito quindi che non ci sarà
nessuna nuova area edificabile. E’ infatti del tutto evidente che il
semplice confronto fra il Piano attuale ed i piani sovraordinati, evidenzia la
non attualità del PRG vigente, in particolare per il suo eccessivo consumo di
suolo.
E’ bene chiarire che sosteniamo
non serva una variante organica, poiché, pur auspicandola in termini generali,
temiamo che evocare la costruzione di un nuovo piano sia unicamente funzionale
a non giungere mai ad una concreta risposta ai problemi di assetto urbanistico
della città che sono viceversa assolutamente urgenti, primi fra tutti la
riqualificazione delle aree dismesse e lo stop al consumo di suolo.
Per questa tipologia di variante
è dunque sufficiente una procedura più snella, di tipo strutturale e non
generale che potrebbe essere portata al preliminare entro un anno ed approvata
definitivamente nell’anno successivo. In tal senso sarebbe opportuno che
venisse stilato un crono programma anche al fine di rendere conto dei passaggi cui
la variante verrà ad essere sottoposta.
Un altro aspetto che va risolto
è la natura del Documento Programmatico
che si presenta irrisolto fra una dimensione più prettamente di indirizzo politico
amministrativo ed una più tecnica. Riteniamo che in questa fase andrebbe più compiutamente
definito l’apparato “ideale” della variante chiarendo le azioni che si
intendono intraprendere a quale modello di città si ispirano, a quale genere di
sviluppo si guarda, a quale dimensione può aspirare Pinerolo. Bisognerebbe che
le scelte di natura territoriale, quali ad esempio l’ampliamento delle aree
industriali o le scelte di riuso delle aree dismesse, fossero anche il frutto
di riflessioni di natura economica e sociale e che l’”imprinting” politico
fosse più netto e supportato da una congrua analisi delle dinamiche di sviluppo
sin qui seguite e della situazione socio-economica attuale. Valutazioni di
questa natura, non particolarmente gravose, in quanto le banche dati cui
attingere sono oramai facilmente consultabili (prime fra tutte le analisi
svolte da Regione e Provincia che co-pianificano per legge con il Comune), consentirebbero
forse di individuare le azioni più appropriate da intraprendere anche al di fuori
del novero delle scelte più propriamente di Piano Regolatore.
Intervenire sul Piano Regolatore
in questo momento risponde a nostro avviso, soprattutto all’esigenza di regolare
i processi di trasformazione della città che si rivelano più impellenti e permane
indispensabile – pur intervendo per parti della città stessa – farlo secondo
una visione generale e strategica. In questo senso riteniamo particolarmente
pericolosa la logica che sta dietro alla L. 106/2011 che consente interventi di
valorizzazione immobiliare in deroga, privi di una logica complessiva e che
mina alla radice la valenza stessa della Variante che rischia di non occuparsi
in realtà delle aree cruciali per il futuro di Pinerolo, che sono per l’appunto
quelle dismesse o in via di dismissione.
Un Piano Regolatore è – o
dovrebbe essere – la restituzione su carta di un’idea, di una prefigurazione
dell’assetto e del ruolo della città che la classe dirigente, i cittadini
singoli e o riuniti in associazioni, possono comporre. E’ del tutto evidente
che questo passaggio nel Piano vigente è mancato essendo prevalso – in modo
abbastanza evidente – il soddisfacimento dei principali e trasversali interessi
immobiliari di cui i principali partiti politici erano referenti.
Viceversa, proprio ora, in questo
momento di crisi diviene strategico valutare in termini differenti sia il suolo
che la capacità edificatoria; entrambi non sono più delle risorse infinite. Il
suolo va tutelato come componente non reversibile in un ottica di sviluppo
sostenibile, e così pure l’edificabilità dei suoli che è il valore aggiunto al
suolo stesso – e quindi profitto per il privato - ma che è anche fonte di
risorse per la crescita della città (in termini di oneri di urbanizzazione e
cessione di aree per fare scuole, parchi, infrastrutture..) e fattore di
crescita economica e di immagine della città.
In questo contesto è quindi
focale indirizzare l’edificabilità sugli ambiti presenti all’interno della
città che vanno riqualificati e recuperati, rimuovendola viceversa da suoli che
hanno un valore agricolo residuo e talvolta anche ambientale e paesaggistico
(ogni riferimento alla zona CP7 non è casuale).
Rispetto ai veri e propri
contenuti della modifica del Piano Regolatore, come detto in precedenza formuliamo delle
proposte concrete come di consueto per la “Nostra” Sezione Pinerolese. Preliminarmente,
non si può peraltro non registrare con preoccupazione che in cima ai contenuti della
Variante venga posto l’adeguamento della perimetrazione del Piano della Collina
rispetto al Piano Provinciale di Coordinamento, poiché così com’è posta la
questione, appare una manovra strumentale a modificare il perimetro escludendo
alcune aree dai vincoli del Piano stesso.
E’ evidente che se si vuole ragionare in termini di coerenza rispetto al
PTCP2 occorre farlo in toto, non solo rispetto alla collina ed anzi non si
comprende perché in fase di pubblicazione del piano provinciale il Comune non
abbia segnalato la discrasia fra le differenti perimetrazioni. Peraltro non ci
risulta che la Provincia abbia imposto al Comune l’adeguamento della
perimetrazione ed anzi una più ampia conformazione dell’area sottoposta a
tutela è certamente più in linea con i principi generali del PTCP2, soprattutto
rispetto alla riduzione del consumo di suolo.
Anziché partire dal perimetro del Piano della
Collina, riteniamo andrebbero sviluppate in una Variante strutturale al piano
le seguenti puntuali misure:
1. Tagliare
le capacità edificatorie sulle aree normative CE, CP, CPS ed RU in misura di almeno il 40% al fine di ridimensionare
complessivamente la capacità insediativa del Piano Regolatore e disporre di un
limitato “bonus” da dirottare sulle aree di proprietà pubblica;
2. Traslare,
tramite un’operazione di perequazione urbanistica ad “arcipelago”, i diritti
edificatori residui dalle aree edificabili attualmente non compromesse, alle aree
industriali in dismissione o già compromesse, all’interno delle quali devono
essere ampliate le destinazioni d’uso ammissibili, avviando interventi di
rigenerazione e bloccando così la stessa necessità di ricorrere
alla Legge 106/11;
3. Convertire le aree pubbliche ex demaniali (es. area Caserma
Bochard) che diverranno di proprietà comunale a servizi pubblici ed in quota
parte alle funzioni terziarie e residenziali al fine di reperire risorse per
attivare all’interno di esse gli interventi di incremento della dotazione e
qualità dei servizi pubblici stessi;
4. Ridimensionare le previsioni viabili ed infrastrutturali
inattuate e surdimensionate ed in particolare l’impianto connesso alla prosecuzione
di Via Novarea e dell’area RU del Turck come concreta azione di riduzione del
potenziale consumo di suolo; a questo proposito deve essere valutata ed
approfondita la validità dei vincoli aventi natura espropriativa che persistono
nel piano e la loro eventuale reiterazione per le rilevanti questioni di
legittimità dello stesso disegno complessivo di piano vigente;
5. Apporre
il vincolo storico documentale ex art. 24 Lr 56/77 ai percorsi e alle
testimonianze di matrice proto-industriale, in particolare di quanto resta
lungo le vie d’acqua e agli esempi edilizi tardo ottocenteschi e del “liberty”
pinerolese;
6. Istituire una fascia agricola inedificabile a cornice del centro
abitato a tutela del verde periurbano e interstiziale fra il costruito, al fine
di inibire ulteriori trasformazioni del suolo, in particolare di tipo
artigianale o commerciale. All’interno di detta fascia di profondità variabile,
dovrebbero essere normativamente tutelate anche le cascine storiche che vi
ricadono e punteggiano la pianura attorno Pinerolo, preservandone la matrice
rurale (ci riferiamo ad es. alle Cascine Vastameglio, Boutal, Galletta,
Dondona…etc..).
Rispetto a questi punti riteniamo che queste misure
debbano esplicare la loro efficacia sullo stato di diritto del PRGC vigente,
compresi gli strumenti esecutivi adottati ma non convenzionati o spirati per
decorrenza decennale, poiché solo così si potrà effettivamente ridurre il
consumo di suolo senza con ciò inibire l’attività imprenditoriale e
professionale edilizia che va reindirizzata sugli ambiti già compromessi e da
rigenerare.
Ampliare le
destinazioni d’uso sulle aree in dismissione, in particolare rispetto alle
attività terziarie e commerciali impropriamente finite alla Porporata e che
invece debbono assolutamente rimanere integrate al tessuto residenziale,
dettando regole definite per tutti ed inserendo aree in dismissione extra
standard, consentirebbe di depotenziare la valenza degli interventi in deroga
ex L. 106 che andrebbero quindi rifiutati dal Consiglio C.le.
In tema di aree industriali deve essere risolta
l’ambiguità contenuta nel Documento che riguarda la questione dell’ampliamento
dell’area della Porporata che viene proposta fra le riflessioni da
intraprendere ma che si pone in palese contrasto con il principio della
riduzione del consumo di suolo. A tal proposito, ribadiamo – vedi il precedente
punto 6 – che vanno rese inedificabili proprio quelle aree agricole circostanti
gli insediamenti, in particolare lungo gli assi stradali che circondano la
città, che rappresentano il residuo patrimonio ecologico e paesaggistico e di
visuale, della fascia pianeggiante che circonda su tre lati Pinerolo.
All’interno dell’area della Porporata deve essere viceversa ripristinata la
sola destinazione produttiva, favorendo il ritorno all’interno della città delle
funzioni direzionali, commerciali e terziarie che vi sono finite per mere
logiche immobiliari, realizzando un grave errore urbanistico.
In relazione al quadro complessivo delle
tematiche contenute nel Documento
occorre anche riconoscere che non tutte possono e debbono avere risposta
tramite la pianificazione urbanistica. Anzi. Ci riferiamo in particolare
alla questione della rivitalizzazione del Centro Storico, agli strumenti di
promozione dell’efficienza energetica, alle tematiche delle “smart cities”,
alla mobilità sostenibile, alla qualificazione formale del costruito e per
certi aspetti anche dell’edilizia residenziale pubblica.
Partendo
dalla più urgente appoggiamo senz’altro l’opzione che gli alloggi di edilizia
economica popolare vengano anzitutto reperiti dall’ATC tramite l’acquisto dello
stock di invenduto o soprattutto tramite la riqualificazione di interventi di
edilizia residenziale privata degli anni 50-60-70 particolarmente deprezzati
nell’attuale crisi del mercato immobiliare. Se viceversa si intraprende la
strada dell’individuazione di nuove aree – tipo area adiacente ex Cottolengo –
si finisce per consumare ulteriore suolo. Segnaliamo a questo proposito che
proprio tale area rappresenta un brano di paesaggio precollinare che non
dovrebbe essere intaccato.
Per quanto riguarda il Centro
Storico il problema non è ampliare la gamma degli interventi edilizi attuabili
o ridefinire i limiti di intervento; la questione è il rilancio dell’intero
contesto che si può a nostro avviso conseguire con provvedimenti di altra
natura quali:
-
rivitalizzazione della
funzione commerciale del centro storico aumentando le sinergie con il commercio
ambulante, magari promuovendo stabili mercatini tematici e con le funzioni
turistiche, espositive e con le manifestazioni ed eventi che vi si svolgono e
che andrebbero potenziate e ampliate;
-
trasferimento di
funzioni pubbliche ed incentivazione, anche fiscale, al trasferimento all’interno
del centro storico di funzioni private, tramite la concessione degli spazi
degli edifici pubblici inutilizzati, riportando quante più attività e funzioni
al suo interno;
-
riqualificazione degli
spazi pubblici, primi fra tutti quelli pedonalizzati che vanno ampliati e
valorizzati tramite l’arredo urbano; occorre inoltre reperire – tramite
l’alienazione selettiva di parte del patrimonio comunale (pensiamo ai terreni
agricoli in particolare) i fondi necessari anzitutto a salvare urgentemente il
Palazzo degli Acaja e a farlo diventare un ulteriore attrattore culturale e
turistico.
Non è neppure utile pensare di risolvere i
problemi della viabilità tramite una variante urbanistica ora che l’impianto
stradale è già consolidato e difficilmente modificabile; meglio agire
direttamente sul Piano Urbano del Traffico, operando tramite l’istituzione di
nuovi sensi unici, tramite la regolamentazione della viabilità, la mitigazione
passiva della velocità e con la creazione di nuove aree pedonali,
accompagnandole alla realizzazione dei famosi parcheggi interrati.
Neppure ha più senso pensare che la riduzione
delle emissioni inquinanti e l’efficienza energetica passino attraverso una
variante al Piano Regolatore; occorre agire viceversa nell’ambito delle
strategie di azione definite e già sperimentate di matrice europea, ad esempio
aderendo al Patto dei Sindaci e dotandosi dell’Allegato Energetico al
Regolamento Edilizio. Intervenire sul Regolamento Edilizio consentirebbe
inoltre di migliorare la qualità edilizia del costruito e del costruibile, anche
senza intervenire sulle Norme di Attuazione.
Le stesse strategie di intervento proprie
delle smart cities non passano più o non tanto attraverso varianti urbanistiche
che hanno necessariamente un impatto limitato, ma attraverso politiche di
infrastrutturazione, monitoraggio e regolamentazioni delle reti tecnologiche
esistenti e dell’offerta dei servizi.
Occorre in sostanza un approccio culturale
differente ai temi della governance, ricomprendendo finalmente nell’idea di urbanistica,
la somma di altri interventi oltre le semplici varianti, secondo una logica
olistica cui la politica deve fornire un’idea, un anima, un disegno di città.
Noi, per tornare alla
necessità di un “imprinting” politico, pensiamo che Pinerolo debba tornare ad
essere un luogo dove sia bello abitare, per il valore delle sue componenti
ambientali e paesaggistiche, per la bellezza delle visuali sulla sua Collina e
del suo Centro Storico o per la sue piazze da liberare dalle auto o per la sua
pianura da percorre in bicicletta fra le cascine storiche.
Una Pinerolo dove la qualità prevale sulla
quantità, dove non si fanno più tanti condomini finti moderni, dove i servizi
ed il commercio sono integrati nel tessuto cittadino, dove oltre ad abitare si
lavora e si studia meglio che altrove, perché più efficacemente collegati al
capoluogo e perché qui sono state valorizzate le eccellenze agricole,
enogastronomiche e tecnologiche.
Una Pinerolo che trae forza dal suo passato
per pensare al suo futuro.
Il Direttivo della Sezione Pinerolese di ITALIA NOSTRA