Il Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino esprime un giudizio negativo sulla Delibera di Indirizzi, approvata dal Consiglio provinciale il 23 luglio 2013, riguardante il futuro di SMAT spa e la gestione dell’acqua sul nostro territorio. A differenza del passato, quando la Provincia di Torino faceva storia con le sue decisioni coraggiose e anticipatrici, ora sembra aver portato il cervello all’ammasso delle larghe intese.
Infatti, la Delibera di Indirizzi, approvata con 29 Sì, 2 No e 2 astenuti:
* è una contro-riforma del Referendum del 12 e 13 giugno 2011,
* cancella e sostituisce la Delibera di Iniziativa Popolare, presentata da oltre 11.000 cittadini residenti a Torino e provincia, per dare attuazione al Referendum trasformando SMAT spa in Azienda Speciale di diritto pubblico e metterla così al riparo dalla privatizzazione;
* afferma che la trasformazione di SMAT SPA in Azienda Speciale non è consentita dalla legge quanto l’Azienda Speciale è espressamente prevista dall’ART. 114 del Testo Unico Enti locali (L.267/2000) tuttora in vigore e dallo stesso Statuto della Provincia all’art. 67.
A conferma della fattibilità della trasformazione sta l’Azienda Speciale ABC – Acqua Bene Comune Napoli – registrata nel mese di febbraio alla Camera di Commercio di quella città
* spaccia come “blindatura” dello Statuto di SMAT contro la privatizzazione, l’elevamento dal 75 al 90% del quorum necessario per deliberarla. In realtà quel 15% consisterebbe in azioni che SMAT acquisterebbe da CIDIU e che - diventando azioni proprie di SMAT - non avrebbero più diritto di voto, riportando così il quorum dei votanti al 75% e il resto … uno specchietto per le allodole;
* modifica i rapporti azionari tra soci a vantaggio del Comune di Torino: riteniamo che si stia compiendo un errore che rischia di fare cadere la legittimazione di SMAT spa a gestire il ciclo idrico completo in tutti i 286 Comuni soci (su 2.300.000 abitanti della provincia, Torino non raggiunge il 1.000.000).
* prevede che in un futuro imprecisato SMAT riduca gli utili distribuiti ai soci. Perché allora non trasformarla in Azienda Speciale che non ha soci, non distribuisce utili ma li trattiene al suo interno per finanziare gli investimenti e non essere strangolata dalle banche, o per diminuire la tariffa?
I nostri amministratori provinciali non hanno ancora capito che l’acqua non è una merce, non vogliono dare ascolto a 27 milioni di italiani che con il loro voto del 12 e 13 giungo 2011 hanno detto chiaramente che l’Acqua è un Bene Comune da gestire fuori dalle logiche del mercato e del profitto e quindi con un’Azienda di Diritto Pubblico, senza scopo di lucro, a gestione partecipativa.
Continueremo a perseguire questo obiettivo per rispettare il voto referendario, per affermare la legalità costituzionale e la cultura dei Beni Comuni.
Torino, 23 luglio 2013
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