martedì 9 aprile 2013

Gli ospedali piemontesi sono nostri e non sono sono in vendita


Sollecitati dagli appartenenti al nostro Gas pubblichiamo questo articolo sulla grave situazione della sanità in Piemonte scritto da Andrea Dotti e pubblicato sul sito dell'ANAAO Piemonte
  Parola d’ordine: vendere. Anzi: svendere. Per ripianare il buco mostruoso delle casse regionali – più di 6 miliardi secondo la corte dei conti, nel 2011, debito che per stessa ammissione di Cota sarebbe sottostimato – la giunta regionale ha deciso di svendere il patrimonio immobiliare del sistema sanitario piemontese. E’ scritto nero su bianco e ribadito dalla determina dell’8 agosto 2012.

A nulla sono servite le dimissioni dell’assessore Paolo Monferino. Il piano è deciso: a Ferruccio Luppi il compito di risanare le casse regionali. Ecco, dunque, che la giunta guidata da Roberto Cota si affida nuovamente a un ex uomo di casa Agnelli per gestire i conti pubblici. Con due consulenze – una nel 2012 e l’altra del 2013 – da più di 100 mila euro ciascuna, Luppi avrà il compito di gestire i nuovi Fondi immobiliari regionali.
Cosa accadrà? Verranno creati due fondi. Il primo riguarderebbe il patrimonio immobiliare della Regione, nel quale rientra lo stesso palazzo in costruzione. Agli investitori privati andrebbe il 66%, mentre il 33% rimarrebbe a gestione pubblica. Nel secondo, invece, entrerebbero i beni immobili della rete sanitaria. In altri termini: si cede parte del patrimonio di Asl e reti ospedaliere a investitori privati. In questo caso il 33%.
Si tratta di un’operazione finanziaria, nella quale i fondi immobiliari verrebbero affidati a una società esterna di gestione del risparmio (Sgr), con il compito di massimizzare il valore delle proprietà attraverso speculazioni. L’eventuale reddito, dovrebbe essere ripartito successivamente tra gli investitori, Regione compresa.
La società di risparmio, inoltre, potrà anticipare alla Regione la cifra investita per la partecipazione. Si tratterebbe di una sorta di prestito. In sostanza, il Piemonte si indebita per coprire i debiti. In poche parole, gli ospedali saranno usati per fare cassa, rischiando, di fatto, la privatizzazione del sistema sanitario regionale.
Chi è Ferruccio Luppi? ex manager FIAT, con diversi incarichi in società come Ferrari e CnH, finanziarie della galassia della multinazionale torinese, e membro del direttivo del Generale de Santè, società con 110 strutture di cura private e 23 mila dipendenti in Francia. È anche membro del CDA del più grande Ente di gestione di fondi immobiliari (IDEA-Fimit). La IDEA-Fimit è una SGR con 10 miliardi di masse in gestione e 31 fondi immobiliari di cui 5 quotati nel segmento MIV, Mercato Telematico degli Investment Vehicles, di Borsa Italiana.
Le perplessità intorno a questa manovra sono molte. Nonostante sia rimasta nascosta e sonnecchiante per mesi, la volontà di distruggere il servizio pubblico da parte di Cota è venuta alla luce subito. Anaao Assomed Piemonte, anche in occasione della manifestazione contro la politica sanitaria regionale, dello scorso 15 febbraio, ha ricordato che “Operazioni di questo genere sono già state attuate e sono fallite miseramente. Ma, guarda caso, sono state un affare per le locuste dei fondi immobiliari, abituate a succhiare la polpa del patrimonio immobiliare pubblico per fare affari”(QUI IL POST DOVE SI PARLA DEI FONDI IMMOBILIARI)



Non solo sindacati e associazioni sanitarie, però, hanno manifestato il loro disappunto. Anche Carlo Manacorda, economista dell’Università di Torino, infatti, non ha esitato, l’inverno scorso, a bollare le scelte della giunta regionale come“finanza creativa”. Secondo Manacorda, infatti, la conseguenza delle manovre di Cota potrebbe essere l’allargamento del debito e la creazione di una nuova voragine nelle casse della Regione.
“C’è da pensare che la Regione si troverà a dover pagare un affitto alla società di gestione. E poi c’è la questione della quota anticipata, che dovrà prima o poi essere restituita”.
Senza contare, infine, il contesto economico in cui vive il mercato immobiliare. “Il meccanismo del fondo immobiliare è strettamente collegato al mercato. In periodi floridi questo si traduce nella suddivisione dei guadagni tra i partecipanti, ma in momenti di crisi non bisogna sottovalutare il rischio di eventuali perdite”.

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