Con un atto liberticida e antidemocratico
il Consiglio Regionale del Piemonte e la Giunta presieduta dal leghista
Cota hanno abrogato la Legge sulla caccia, cancellando di fatto il
Referendum regionale, fssato per il 3 giugno.
Questo è avvenuto a trenta giorni dalla
data della consultazione, quando la macchina referendaria era già attiva
da mesi e aveva già coinvolto migliaia di volontari. L’arma utilizzata
per raccogliere consenso intorno a questo scippo senza precedenti è
stata quella crisi economica che questa stessa classe politica ha
contribuito a generare!
Così, tramite uno scientifco ribaltamento
della realtà, i referendari sono stati dipinti come coloro che volevano
sperperare 22 milioni di Euro (cifra, peraltro, campata per aria) mentre
in Giunta tutti si dichiaravano – per la prima volta – preoccupati per
coloro che stanno peggio, speculando in modo inaccettabile sui
drammi reali delle persone ammalate, degli anziani con pensione al
minimo, dei disabili, dei disoccupati, dei precari.
Peccato che tutti gli appelli del Comitato
referendario a trovare soluzioni alternative (tra cui l’accorpamento
alle elezioni amministrative) che impedissero di spendere soldi pubblici
siano stati ignorati se non addirittura sbeffeggiati da Cota,
dall’assessore Sacchetto e soci.
Giunta e maggioranza, col solo scopo di
assecondare poche migliaia di cacciatori, i cui consensi fanno sempre
gola a politicanti alla ricerca di voti facili, hanno così
calpestato il diritto legittimo di quattro milioni di piemontesi ad
esprimere democraticamente la propria posizione su un tema di grande
importanza. Questo provvedimento – fglio di una classe politica
sempre più slegata dalle persone che pretende di rappresentare – si è
fatto beffe dei cittadini e di 25 anni di battaglie legali, risoltesi
con l’imposizione da parte dei giudici di indire la consultazione. Non
bastasse, gli autori di questo atto inqualifcabile hanno
strumentalizzato le fasce più deboli, quelle persone che stentano più di
tutte a sopravvivere alla crisi.
Questa VERGOGNA merita una reazione forte e univoca da parte di tutte le forze democratiche,
dal mondo animalista e ambientalista ai partiti, ai movimenti e le
associazioni dei cittadini, a coloro che, come molti di noi,
appartengono proprio a quelle categorie sociali sempre più precarie, che
ovviamente non avranno alcun benefcio dalla cancellazione del
Referendum, al contrario di quanto in molti hanno blaterato dai palazzi
del potere regionale.
Oggi, con la scusa della crisi
economica, hanno cancellato una legge per impedire il Referendum sulla
caccia. Domani, seguendo la stessa logica perversa, possono cancellare
il diritto di voto !
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