[dal sito Global Project] Il profondo malessere sociale che emerge dai drammi di queste settimane interroga il sentimento civile di tanti.La
svolta privatistica nella gestione dei crediti pubblici, che in Italia è
rappresentata da “Equitalia” (una spa, seppure a capitale pubblico),
rientra in quel grave fenomeno internazionale di privatizzazione
dell'interesse pubblico che pone nelle mani di pochi i destini di
milioni di cittadini e riduce la vita a fenomeno di mercato. Il modello
Equitalia non è una "modalità di riscuotere tasse e tributi", ma troppo
spesso la logica estrema di un profitto aziendale che si nutre delle
vicissitudini e delle difficoltà delle persone, delle loro biografie e
delle loro inadeguatezze in una fase di recessione.
La nascita di questa società infatti ha obiettivamente introdotto
comportamenti particolarmente spregiudicati e giuridicamente aggressivi,
che in teoria dovrebbero servire a recuperare l'evasione fiscale, ma
troppo spesso si traducono in
dinamiche asfissianti proprio per le fasce più deboli della popolazione. Interessi
sul debito che rapidamente decollano verso percentuali impressionanti,
pignoramenti e ipoteche anche su beni primari (come la casa di
abitazione), cartelle esattoriali spropositate e gestite iniquamente nel
solo interesse dei creditori, senza riguardo per i debitori, aggrediti
da modalità che cercano di ricavare il massimo guadagno dalle loro
difficoltà. Per non parlare dell'ulteriore tasso ("aggio") del 5% che
viene incassato dalla stessa Equitalia...Si tratta spesso di lavoratori dipendenti, pensionati, precari, artigiani...Mentre
i grandi evasori fiscali hanno strumenti legali ed extra-legali molto
più efficaci per sottrarre i propri profitti alla leva fiscale. Questo
produce una percezione sociale di ingiustizia che non va assolutamente
sottovalutata perchè sta paradossalmente affermando il principio per cui
ad essere illegale é la povertà!
Non possiamo dimenticare che il contesto in cui viviamo è quello della
crisi economica più importante dalla fine della seconda guerra mondiale e
che insieme alle cosiddette "politiche di austerity" ha accresciuto
pesantemente un disagio sociale già molto diffuso nel Sud.
Perciò proprio Napoli può essere un punto di partenza di una riflessione che riguarda l'Italia intera.Come
in un quadro rovesciato rispetto a qualche decennio fa, infatti, non
viviamo più nel paese dei piccoli risparmiatori, ma in una società in
cui il debito rischia di diventare una condizione di cittadinanza che
assedia a vita tantissime persone. Una vera e propria fabbrica di
cittadini indebitati che preoccupa per il futuro e per la
qualità della vita democratica nel paese.Per affrontare questi nodi
non può più essere un tabù prendere in considerazione forme di moratoria
del debito per le fasce deboli della popolazione e la fuoriuscita da un
sistema privatistico del recupero crediti degli enti pubblici che non
va in sintonia con principi di giustizia e di equità sociale.
Prime adesioni:
Erri De Luca (scrittore)
Maurizio Braucci (scrittore)
Toni Servillo (attore)
Tiziana Terranova (docente universitaria)
Andrea Renzi (attore)
Giovanna Giuliani (Attrice/autrice)
Cesare Accetta (fotografo di scena)
Laura Angiulli (produttrice teatrale)
Luca Persico (musicista)
Sacha Ricci (musicista)
E Zezi (musicisti)
Gaetano Di Vaio (attore/ produttore)
Giuseppe Di Marco (docente Universitario)
Mario Spada (fotografo)
Giuseppe Aragno (storico)
Giogiò Franchini (autore/montatore/regista)
Ugo Capolupo (autore)
Marcello Sannino (regista)
Daria D'Antonio (regista)
Stefano Vecchio (direttore dipartimento tossicodipendenze Napoli)
Giuseppe Manzo (giornalista scrittore)
Giuseppe Errichiello (giornalista)
Ciro Pellegrino (giornalista autore)
Luca Romano (giornalista, montatore video)
Gaia Bozza, Peppe Pellegrino, Antonio Di Costanzo, Massimo Romano, Peppe Cozzolino (giornalisti)
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