giovedì 1 settembre 2011

Il cibo ed il trasporto

[Articolo tratto dal sito Arcipelago SCEC]. C’è allarme per la relazione tra benzina e cibo: un alimento compie in media 2.000 Km prima di arrivare in tavola, il suo costo sale con quello del carburante
Di fronte all’impennata dei prezzi della benzina, che ha raggiunto il nuovo record storico al Sud, dove viene pagata 1,67 euro al litro, a causa dell’aumentodel petrolio, la spesa per trasporti, combustibili ed energia elettrica delle famiglie italiane abbia sorpassato quella per alimenti e bevande. Cibo ed energia, insieme, assorbono quasi il 40% della spesa totale delle famiglie.
In particolare, a giugno, l’inflazione acquisita per i trasporti registrava un +5,3% rispetto a quella per gli alimentari, pari a +2,5 %: la spesa per trasporti ed energia ha superato quella del cibo.
Ecco il dato maggiormente utilizzato per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito: il prezzo di un litro di benzina alla pompa ha sorpassato quello di un litro di vino in vendita sugli scaffali del supermercato.
È bene ricordare come alimentari e trasporti siano di fatto due voci di spesa strettamente connesse, in un Paese come l’Italia, dove l`86% dei trasporti commerciali avviene su gomma: l’aumento dei carburanti pesa notevolmente sui costi della logistica e sul prezzo finale di vendita dei prodotti.
Deve essere infatti considerato che ogni pasto, prima di finire in tavola, ha percorso in media 2.000 Km.
Ecco perché l’incremento della benzina provoca un effetto valanga sul costo dei prodotti alimentari, sia esteri che nostrani: anche l’agricoltura del Belpaese, alimentando a benzina le macchine da lavoro, ha dovuto incrementare i prezzi di vendita di circa il 5% rispetto allo scorso anno.
Che ci sia un problema di filiera sui prezzi è cosa ormai risaputa ma un dato va sottolineato, proprio a seguito dell’aumento dei costi energetici, più un sistema di distribuzione è complesso più è soggetto ad un incremento di costi legati all’energia che deve per forza scaricare sui consumatori.
Se negli anni scorsi il modello della grande distribuzione si è avvantaggiato per il modesto costo aggiuntivo dei trasporti e del ciclo confezionamento e conservazione sulla piccola distribuzione, questo si sta dimostrando il suo tallone d’achille.
Occorre una rapida inversione di tendenza e riuscire a costruire nel più breve tempo possibile una rete locale agroalimentare proprio perché energeticamente meno onerosa. L’agonia della grande distribuzione è ormai dietro l’angolo.
Augusto Anselmo

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