Giovedì 14 luglio l’Ufficio centrale dei referendum presso la Corte di Cassazione ha proclamato ufficialmente la vittoria dei Sì ai referendum nazionali tenutisi il 12 e 13 giugno. I due quesiti sull'acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo).
Il quorum, che la stragrande maggioranza degli “addetti ai lavori” riteneva un traguardo impossibile, è stato non solo raggiunto, ma ampiamente superato: il dato finale a livello nazionale è stato del 57% del corpo elettorale. Va sottolineato che i Sì all’interno dei votanti sono stati il 93,65% per il primo quesito e il 93,75% per il secondo.: Nessun governo ha mai avuto una base elettorale così ampia e questa è la prova più lampante di quanto la battaglia per l’acqua pubblica sia stata trasversale agli schieramenti politici. Oggi i numeri ci dicono che la maggioranza assoluta degli italiani vuole il servizio idrico in mani esclusivamente pubbliche e vuole che nessuno possa fare profitto sull’acqua. L’acqua da in Italia è insomma un diritto e non una merce.
Non si tratta di un orientamento o di una espressione di volontà, ma piuttosto di una decisione ben precisa del corpo elettorale nazionale, rispetto alla quale il sistema politico ha il compito non di dare interpretazioni, ma attuazione, a partire dalle sedi più direttamente coinvolte.
Il servizio idrico andrà gestito esclusivamente tramite aziende di diritto pubblico e lo Stato dovrà (e potrà, di conseguenza) tornare a coprire una parte dei costi, oltre che riprendere a concedere alle amministrazioni pubbliche i finanziamenti necessari alle opere principali. A voi è affidato il compito essenziale di difendere il voto dei cittadini in tutte le sedi istituzionali, dai consigli comunali e provinciale, alla conferenza dei sindaci, all’ufficio d’ambito.
In particolare il secondo quesito, relativo alla remunerazione del capitale, non ha bisogno (giuridicamente parlando) di un ulteriore provvedimento di legge, esso è infatti “autoapplicativo”.
Significa che qualunque cittadino da oggi in poi potrà richiederne l’applicazione immediata e mettere in mora il soggetto che si rifiuterà di ottemperare a tale obbligo. Si apre dunque davanti a noi tutti uno scenario totalmente nuovo, entro il quale è bene che si lavori uniti per ottenere che il governo e il parlamento agiscano coerentemente a questi assunti e dall’altra per dimostrare ai cittadini che l’espressione della loro volontà ha lo spazio e il peso che la Costituzione ad essa attribuisce. Un ottimo punto di partenza sarà senza dubbio la Legge di Iniziativa Popolare che i movimenti per l’acqua hanno presentato in parlamento ormai quattro anni or sono.
Il Comitato pinerolese per l’acqua pubblica, bene comune vigilerà sulla piena applicazione dei dettati referendari e collaboreranno a costruire il successivo percorso di pubblicizzazione, potendo contare anche sull’apporto tecnico e giuridico del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
Nei prossimi giorni vi invieremo materiale di approfondimento ed inizieremo a delineare proposte di percorsi verso la piena pubblicizzazione del servizio in termini pratici ed effettivi. Come abbiamo sempre ripetuto infatti una azienda di diritto pubblico è strumento necessario, ma non di per sé sufficiente ad assicurare una buona e corretta gestione di un servizio: occorre che tale azienda sia strutturata in modo da assicurare da una parte piena trasparenza e dall’altra piena partecipazione a lavoratori e utenti del servizio idrico integrato.
Il quorum, che la stragrande maggioranza degli “addetti ai lavori” riteneva un traguardo impossibile, è stato non solo raggiunto, ma ampiamente superato: il dato finale a livello nazionale è stato del 57% del corpo elettorale. Va sottolineato che i Sì all’interno dei votanti sono stati il 93,65% per il primo quesito e il 93,75% per il secondo.: Nessun governo ha mai avuto una base elettorale così ampia e questa è la prova più lampante di quanto la battaglia per l’acqua pubblica sia stata trasversale agli schieramenti politici. Oggi i numeri ci dicono che la maggioranza assoluta degli italiani vuole il servizio idrico in mani esclusivamente pubbliche e vuole che nessuno possa fare profitto sull’acqua. L’acqua da in Italia è insomma un diritto e non una merce.
Non si tratta di un orientamento o di una espressione di volontà, ma piuttosto di una decisione ben precisa del corpo elettorale nazionale, rispetto alla quale il sistema politico ha il compito non di dare interpretazioni, ma attuazione, a partire dalle sedi più direttamente coinvolte.
Il servizio idrico andrà gestito esclusivamente tramite aziende di diritto pubblico e lo Stato dovrà (e potrà, di conseguenza) tornare a coprire una parte dei costi, oltre che riprendere a concedere alle amministrazioni pubbliche i finanziamenti necessari alle opere principali. A voi è affidato il compito essenziale di difendere il voto dei cittadini in tutte le sedi istituzionali, dai consigli comunali e provinciale, alla conferenza dei sindaci, all’ufficio d’ambito.
In particolare il secondo quesito, relativo alla remunerazione del capitale, non ha bisogno (giuridicamente parlando) di un ulteriore provvedimento di legge, esso è infatti “autoapplicativo”.
Significa che qualunque cittadino da oggi in poi potrà richiederne l’applicazione immediata e mettere in mora il soggetto che si rifiuterà di ottemperare a tale obbligo. Si apre dunque davanti a noi tutti uno scenario totalmente nuovo, entro il quale è bene che si lavori uniti per ottenere che il governo e il parlamento agiscano coerentemente a questi assunti e dall’altra per dimostrare ai cittadini che l’espressione della loro volontà ha lo spazio e il peso che la Costituzione ad essa attribuisce. Un ottimo punto di partenza sarà senza dubbio la Legge di Iniziativa Popolare che i movimenti per l’acqua hanno presentato in parlamento ormai quattro anni or sono.
Il Comitato pinerolese per l’acqua pubblica, bene comune vigilerà sulla piena applicazione dei dettati referendari e collaboreranno a costruire il successivo percorso di pubblicizzazione, potendo contare anche sull’apporto tecnico e giuridico del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
Nei prossimi giorni vi invieremo materiale di approfondimento ed inizieremo a delineare proposte di percorsi verso la piena pubblicizzazione del servizio in termini pratici ed effettivi. Come abbiamo sempre ripetuto infatti una azienda di diritto pubblico è strumento necessario, ma non di per sé sufficiente ad assicurare una buona e corretta gestione di un servizio: occorre che tale azienda sia strutturata in modo da assicurare da una parte piena trasparenza e dall’altra piena partecipazione a lavoratori e utenti del servizio idrico integrato.
Comitato pinerolese 2 Sì per l'acqua pubblica bene comune.
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