"[…] c'è qualcosa di profondamente distorto in un sistema economico e politico che separa il lavoro dalla persona. Il primo è considerato una merce che un'impresa ha pieno diritto di comprare al prezzo che le conviene, o buttare da parte perché non serve più. La seconda è un essere umano che ha una storia, sentimenti, rapporti familiari, desideri, amicizie, un senso di dignità.
È possibile, dobbiamo chiederci, che dinanzi al rischio di restare senza lavoro, che significa anche perdere gran parte dell'identità di persona perché la società intera è stata costruita attorno all'idea di lavoro retribuito, nessuno in pratica abbia il diritto riconosciuto di discutere se ci sono soluzioni possibili, altre meno impervie, di affermare che una razionalità economica che non lascia nessuna voce agli interessati al di fuori degli azionisti è una forma di irrazionalità che sta minando le radici della democrazia?”
Luciano Gallino, la Repubblica, 4 gennaio 2011
Cari, il commento di L. Gallino è riferito alla recente vicenda Mirafiori, una questione che, come consumatori critici e solidali, dovrebbe interrogarci profondamente. “Finalità di un GAS è provvedere all'acquisto di beni e servizi cercando di realizzare una concezione più umana dell'economia, cioè più vicina alle esigenze reali dell'uomo e dell'ambiente”, ovvero l'opposto di quello che sta accadendo alla FIAT.
… certo, non solo alla FIAT: ma quello è un caso paradigmatico, che a partire da Pomigliano sta segnando lo sfondamento di un livello di diritti e democrazia che finora si riteneva minimo e inviolabile, almeno da queste parti. Uno sfondamento destinato a riguardare, seguendo un copione fin troppo prevedibile, tutti noi.
… certo, forse la questione non è “come” si producono automobili, ma “perché” si producano ancora automobili, e soprattutto “queste” automobili. È una questione complessa, l'ennesima, che sarebbe interessante discutere con i lavoratori ed i sindacati.
Credo tuttavia, pur con i “se”, i “ma”, le contraddizioni e le semplificazioni del caso, che sia l'occasione di manifestarsi come Rete nazionale GAS, promuovendo, da “bravi consumatori critici”, una azione informativa e/o di boicottaggio. Dopotutto stiamo parlando dei medesimi diritti che giustamente ci attiviamo affinché vengano rispettati dai “nostri” produttori, o più semplicemente orientano i nostri acquisti.
Il “gruppo comunicazione”, attivato nell'assemblea di Osnago, può prendere la parola?
O dobbiamo, come fu per i fatti di Rosarno, limitare la nostra voce al dibattito in m-l sul “chi parla a nome di chi”? Certo, ognuno può fare molto nel suo territorio, e molti già lo fanno: ma è innegabile che una questione come questa non è faccenda “territoriale”, ma attiene a dinamiche globalizzate rispetto alle quali la voce della rete nazionale sarebbe decisamente più adeguata (ed avrebbe qualche speranza di essere udita).
Una voce che assomiglierebbe a quella “politica” evocata nell'assemblea di Osnago... o sbaglio?
Giuseppe Vergani
Retina GAS Brianza
È possibile, dobbiamo chiederci, che dinanzi al rischio di restare senza lavoro, che significa anche perdere gran parte dell'identità di persona perché la società intera è stata costruita attorno all'idea di lavoro retribuito, nessuno in pratica abbia il diritto riconosciuto di discutere se ci sono soluzioni possibili, altre meno impervie, di affermare che una razionalità economica che non lascia nessuna voce agli interessati al di fuori degli azionisti è una forma di irrazionalità che sta minando le radici della democrazia?”
Luciano Gallino, la Repubblica, 4 gennaio 2011
Cari, il commento di L. Gallino è riferito alla recente vicenda Mirafiori, una questione che, come consumatori critici e solidali, dovrebbe interrogarci profondamente. “Finalità di un GAS è provvedere all'acquisto di beni e servizi cercando di realizzare una concezione più umana dell'economia, cioè più vicina alle esigenze reali dell'uomo e dell'ambiente”, ovvero l'opposto di quello che sta accadendo alla FIAT.
… certo, non solo alla FIAT: ma quello è un caso paradigmatico, che a partire da Pomigliano sta segnando lo sfondamento di un livello di diritti e democrazia che finora si riteneva minimo e inviolabile, almeno da queste parti. Uno sfondamento destinato a riguardare, seguendo un copione fin troppo prevedibile, tutti noi.
… certo, forse la questione non è “come” si producono automobili, ma “perché” si producano ancora automobili, e soprattutto “queste” automobili. È una questione complessa, l'ennesima, che sarebbe interessante discutere con i lavoratori ed i sindacati.
Credo tuttavia, pur con i “se”, i “ma”, le contraddizioni e le semplificazioni del caso, che sia l'occasione di manifestarsi come Rete nazionale GAS, promuovendo, da “bravi consumatori critici”, una azione informativa e/o di boicottaggio. Dopotutto stiamo parlando dei medesimi diritti che giustamente ci attiviamo affinché vengano rispettati dai “nostri” produttori, o più semplicemente orientano i nostri acquisti.
Il “gruppo comunicazione”, attivato nell'assemblea di Osnago, può prendere la parola?
O dobbiamo, come fu per i fatti di Rosarno, limitare la nostra voce al dibattito in m-l sul “chi parla a nome di chi”? Certo, ognuno può fare molto nel suo territorio, e molti già lo fanno: ma è innegabile che una questione come questa non è faccenda “territoriale”, ma attiene a dinamiche globalizzate rispetto alle quali la voce della rete nazionale sarebbe decisamente più adeguata (ed avrebbe qualche speranza di essere udita).
Una voce che assomiglierebbe a quella “politica” evocata nell'assemblea di Osnago... o sbaglio?
Giuseppe Vergani
Retina GAS Brianza
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