WWF, FAI e Associazione per l'Agricoltura Biodinamica lanciano l'allarme in un convegno che si è tenuto a Bologna il 18 novembre. Pubblichiamo di seguito parte del comincato che il wwf pubblica sul suo sito sui risultati del convegno.
Un grido d’allarme, un S.O.S. per l’agricoltura, il paesaggio, l'ambiente che FAI – Fondo Ambiente Italiano, WWF e Associazione per l’Agricoltura Biodinamica lanciano al mondo politico, agli imprenditori e alla società civile nel giorno in cui la Commissione Europea presenta la proposta di modifica della sua Politica Agricola Comune post 2013. Un appello che anche il Santo Padre ha lanciato durante l’Angelus di domenica 14 novembre, raccomandando un rilancio strategico dell’agricoltura “non in senso nostalgico ma come risorsa indispensabile per il futuro” la cui decadenza porta a “notevoli conseguenze anche sul piano culturale”.
Le stesse associazioni di categoria stanno in questi giorni chiedendo a viva voce ai nostri rappresentanti politici a Bruxelles un forte impegno nella riforma in corso della Politica Agricola Comunitaria (PAC), affinché venga tracciata una prospettiva di rinnovato sviluppo per il settore agricolo in Italia e in Europa.
L’agricoltura infatti è una necessità primaria, un’attività che è garante della sicurezza alimentare e allo stesso tempo fornisce beni pubblici: la salvaguardia ambientale, il presidio del territorio, la tutela delle risorse naturali (acqua, terra), un indispensabile contesto naturale per un turismo culturale di qualità. Un settore così importante sta attraversando oggi la peggior crisi degli ultimi sessant’anni. Gli indicatori economici testimoniano infatti una condizione di forte disagio: nel 2010 la produzione e il valore aggiunto calano rispettivamente del 2 e del 3%, i prezzi all’origine registrano un’ulteriore frenata (-3%) e aumentano contemporaneamente i costi di produzione (+4%), determinando una flessione dei redditi (-7%) rispetto al 2009, che già aveva visto una forte perdita rispetto all’anno precedente (-21%).Certamente la crisi globale ha inflitto un duro colpo, ma già da tempo l’agricoltura versa in cattive condizioni: il PIL che nel 2000 si attestava attorno al 2,5% nel 2009 è sceso all’1,6%; le campagne si stanno svuotando e le piccole aziende agricole lasciano spazio alla coltivazione intensiva. Le unità produttive negli ultimi dieci anni sono calate del 27% e quelle con allevamenti del 50%. Dal 2000 a oggi sono state chiuse 198.000 stalle; il prezzo di mercato dei cereali è diminuito del 55% e quello del latte del 30%, mentre i costi di produzione sono aumentati del 33% per i cereali e del 21% per il latte. Solo il 3% delle aziende a conduzione familiare è gestito da un giovane sotto i 35 anni. Una situazione molto grave, in cui gli agricoltori vengono sommersi da una politica che non li aiuta e da una burocrazia ingiustamente complessa e costosa, nonché da un mercato che non rispetta i costi reali del lavoro. A questo si aggiunge la drastica riduzione di terreni coltivati a favore della cementificazione selvaggia, l’incuria e la dequalificazione del territorio che stanno distruggendo il paesaggio, l’ambiente e la biodiversità. Tutto ciò con pesanti ripercussioni sul turismo e sull’indotto.
I danni del degrado ambientale e paesaggistico e quelli provocati dal dissesto idrogeologico pesano fortemente sulle casse pubbliche.
I danni causati da eventi franosi dal 1951 al 2009 si attestano attorno ai 50 miliardi di euro, con oltre 3660 vittime negli ultimi 60 anni. Ad aggravare questa già drammatica situazione le grandi infrastrutture solo in Lombardia hanno eroso 400.000 ettari di aree agricole, l’equivalente del 90% della provincia di Brescia. Il riconoscimento del fondamentale ruolo dell’agricoltura, quella “sana”, sostenuta da una politica lungimirante, premiata e aiutata a livello governativo, potrebbe risollevare questo importante settore.
per approfondire collegarsi al sito wwf
I danni causati da eventi franosi dal 1951 al 2009 si attestano attorno ai 50 miliardi di euro, con oltre 3660 vittime negli ultimi 60 anni. Ad aggravare questa già drammatica situazione le grandi infrastrutture solo in Lombardia hanno eroso 400.000 ettari di aree agricole, l’equivalente del 90% della provincia di Brescia. Il riconoscimento del fondamentale ruolo dell’agricoltura, quella “sana”, sostenuta da una politica lungimirante, premiata e aiutata a livello governativo, potrebbe risollevare questo importante settore.
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