In queste ultime settimane l'avvenimento di cui più si parla in città è senzaltro l'incendio dell'ex merlettificio TURK. Nei vari luoghi di incontro di Pinerolo si chiacchiera dell'accaduto; a volte un po' a vanvera, ma in genere si finisce per interrogarsi sulle cause che hanno provocato l'incendio, a chi/a cosa, potrebbe giovare, se finalmente si riuscirà a far uscire l'area dall'interminabilmente lungo stato di abbandono/degrado, che fine verrà riservata all'edificio e a tutta l'area intorno. Sperando che una seria inchiesta delle autorità preposte possa chiarire le cause e le dinamiche dell'incendio e che le "ciancie" cittadine su questo argomento si trasformino (mission impossible!?!) in dicussione aperta pubblica, costruttiva tra le varie differenti combriccole e/o gruppi, pubblichiamo qui un primo intervento a caldo sulla questione della rete delle associzioni per il territorio. Chi vuole intervenire per dire la sua può come sempre utilizzare i commenti al post.
Quello che è bruciato nel
pomeriggio della scorsa domenica non è solo un vecchio edificio industriale
degradato, ma un pezzo della storia della nostra città.
Il Rio Moirano, protagonista
per secoli dell’economia pinerolese, aveva infatti visto sorgere fin dal 1200
lungo il suo corso i primi impianti per la lavorazione della carta, i mulini, i
filatoi e poi a metà del 1400 un paratoio per la lavorazione della lana, poi
denominato “follone”.
Tale impianto, sopravvissuto
alle gravi crisi provocate dalle dominazioni straniere e dalla peste che nel
1600 si abbatté sulla città, fu ristrutturato e ampliato nel settecento e
divenne sede della nuova fioritura industriale cittadina, fino a dar lavoro a
parecchie centinaia di operai.
La struttura interna, anche
dopo la cessazione dell’attività manifatturiera nel 1977 mostrava ancora il
grandioso impianto pensato nel 1765 dall’ing. Gerolamo Buniva, offrendo un
esempio significativo di architettura industriale.
Molti di noi hanno sperato
per anni di vedere il “follone” sottratto al destino di abbandono e degrado in
cui ormai versava con una intelligente ristrutturazione che, come accaduto per
altri antichi siti industriali piemontesi, tornasse a dargli vita e funzione.
Ma così non è accaduto. Il
feroce incendio di domenica ha distrutto quanto era sopravvissuto ad assedi,
guerre, epidemie, rendendo più agevole la radicale soluzione di “demolire
tutto”. Così ancora una volta, Pinerolo perde un pezzo di se stessa, come fu
negli anni ‘60 per la caserma del Vauban in Piazza Cavour o, sempre a metà del
secolo scorso, per le case medievali all’inizio di Via Principi d’Acaia, sul
lato sinistro .
Tutti noi siamo dunque un po’
più poveri, anche se molti neppure conoscevano il valore di quanto è andato
perduto.
Se abbiamo perso un pezzo del
nostro passato, speriamo che almeno il futuro dell’area possa diventare un
terreno di confronto e di scelta collettiva per la comunità pinerolese. Da
tempo molti hanno avanzato progetti e proposte sull’ampia area che comprende
l’ex merlettificio e che si trova in una posizione di grande interesse, al
centro della città. Vorremmo che su questi progetti si aprisse un dibattito con
i cittadini, verificandone necessità ed eventuali proposte, anche nell’ottica
di “restituire” almeno una parte dell’area all’uso pubblico con verde e
servizi. Potrebbe essere proprio questo un esempio di quel metodo di
partecipazione alle scelte sul futuro assetto urbanistico di Pinerolo che da
tempo richiediamo, anche in relazione alla progettata Variante al Piano regolatore
e che a nostro avviso costituisce lo strumento essenziale per una gestione
democratica della città.
Arci Stranamore
Associazione ecologista per
la sostenibilità
Italia Nostra – Pinerolo
Legambiente – Pinerolo
Libera Presidio “R Adria”– Pinerolo
Osservatorio 0121
Salviamo i tumpi
Salviamo il Paesaggio
Pinerolo 19 ottobre 2013
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