Forse
non molti lo sanno ma in data 8 giugno 2015, con deliberazione
regionale n. 22-1544 , la
Giunta Regionale del Piemonte ha adottato il Progetto di Piano regionale di
gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione 2015-2020 e si è avviato l'iter per
definitiva adozione da parte del Consiglio Regionale.
Riportiamo
qui una riflessione su questo progetto regionale scritta da Pietro Claudio
Cavallari (CARP) pubblicata sul sito
dell'Ass. città futura on-line .
Predicare
bene, va bene, ma il razzolare non pare coerente, anzi…
Abbiamo
esaminato le 300 pagine di proposta di nuovo Piano
Regionale Rifiuti ed
individuato molte criticità e lacune.
Nel
merito rileviamo che 18 anni sono passati senza che la Regione Piemonte abbia
assolto ai suoi impegni ovvero il dettare le regole di gestione rifiuti e
questo ci pare una grave carenza! Poi comprendiamo e sappiamo che neppure gli
altri enti cioè Province e Comuni si sono attivati come da “obblighi” derivanti
dalle leggi in vigore e quindi sono stati tutti “fuorilegge”!
Tematiche
fondanti ed orientanti:
1)
In Italia sono oramai numerose le istituzioni, a tutti i livelli,
che si orientano e deliberano scelte “verso rifiuti zero”. In questo documento
tale obiettivo pare non essere presente!
Eppure
sia dalle normative Europee citate sia quelle ignorate appare evidente la
tendenza, si cita l’importantissimo concetto strategico, in svolgimento ed
ancor più in divenire riguardante “l’economia circolare”.
Eurodeputati
per l’economia circolare Venerdì
10 Luglio 2015 07:30 - Con 394 voti a favore, 197 contrari e 82 astensioni è
stata approvata giovedì scorso (9 luglio) dal Parlamento europeo la
risoluzione sull’efficienza delle risorse e la transizione verso un’economia
circolare. nel documento si chiede alla Commissione di fissare entro la fine di
quest’anno obiettivi vincolanti per aumentare l’efficienza delle risorse
del 30% entro il 2030, rispetto al 2014, con l’obiettivo di aumentare il PIL di
quasi l’1% e creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro sostenibili. Si va
dall’ecodesign all’obiettivo “zero rifiuti in discarica”, dalla sostenibilità
degli edifici allo sviluppo dei mercati per le materie prime secondarie.
“Si
tratta di un cambio di paradigma, un cambiamento sistemico che ci troviamo di
fronte, così come un enorme, nascosta, opportunità economica - ha
commentato la deputata Sirpa Pietikäinen (EPP, FI), relatrice della
proposta - ed è possibile compierlo solo aiutando a emergere un nuovo
ecosistema di business”.
I
deputati sostengono che nuovi obiettivi vincolanti in materia di riduzione dei rifiuti consentirebbero di creare 180.000
posti di lavoro. Invitano quindi Bruxelles a presentare una nuova proposta
entro il 2015, che proponga obiettivi
vincolanti di riduzione dei rifiuti e la riduzione graduale di tutti i tipi di
smaltimento in discarica. E sono obiettivi ambiziosi: riciclaggio e
preparazione per il riutilizzo estesi ad almeno il 70% dei rifiuti solidi
urbani e all’80% dei rifiuti di imballaggio riciclati, sulla base di un
efficace metodo di rendicontazione che impedisca di indicare rifiuti smaltiti
(mediante collocamento in discarica o incenerimento) come rifiuti
riciclati.
Inoltre,
si invita la Commissione ad imporre una rigorosa limitazione degli
inceneritori, con o senza recupero di energia, ai rifiuti non riciclabili e non biodegradabili, entro il 2020,
nonché la riduzione vincolante e graduale di tutti i tipi di smaltimento
in discarica, coerentemente con gli obblighi di riciclaggio, in tre fasi (2020,
2025 e 2030), fino a raggiungere un divieto completo per le discariche, fatta
eccezione per determinati rifiuti pericolosi e rifiuti residui per i quali la
discarica rappresenta il metodo di smaltimento più ecologico.
Si è
inteso che la materia, il suo recupero massimale, diventa fattore strategico in
un pianeta “finito” come risorse, ma in continua emergenza rispetto alla
carenza di risorse rinnovabili e non. Senza dimenticare la crescita demografica
ed il notevole incremento dei consumi che comporta.
Come si
completa la rivoluzione dei rifiuti? Lo si fa replicando le buone pratiche di
gestione, costruendo tanti impianti finalizzati alle attività di riciclaggio e
riuso, facendo diventare il ciclo dei rifiuti gerarchico anche sotto il profilo
dei costi: serve un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per fare in modo
che la prevenzione e il riciclo siano più convenienti, anche economicamente,
rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica.
2)
Un orientamento limitato, scarsamente
proattivo lo si riscontra nella definizione dell’obiettivo di
Riduzione/Prevenzione – vs pag 125 “Riduzione
della produzione rifiuti - del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità
di Pil rispetto al 2010. In
Regione Piemonte si ritiene che gli effetti siano in grado di permettere il
raggiungimento di un valore pro capite di produzione pari a 455 kg.
3)
Non si comprende se questa scelta sia una svista o chissà cosa –
dai dati pubblicati sul BUR della Regione Piemonte leggiamo che già nel 2013 si
era giunti a 450 t/a/ab.
Questa situazione appare almeno imbarazzante, se non fosse un errore
evidente – saremmo davvero preoccupati. Già un meno 5% pare molto scarso,
altre regioni sono giunte a proporsi un – 25%, se poi si usa il trucco di
parametrarsi al 2010 l’orientamento si svela.
3) Altra evidenza è relativa alla
Raccolta differenziata: si presenta come grande obiettivo il raggiungimento del
65% nell'anno 2020: ebbene tale risultato doveva essere raggiunto al termine
del 2012 (legge nazionale 152/06). Di più e peggio; da un incontro con il Presidente Chiamparino sulle tematiche
dell’art. 35 dello “Sblocca Italia” (i famosi 12 nuovi inceneritori, fra questi
uno nuovo, oltre quello di Torino), ci è stato detto che l’obiettivo RD poteva
crescere al 70%...ma…i conti non tornano. La città di Torino rappresenta circa
un quarto di quella regionale – ebbene a Torino la RD è al 41% con poche
prospettive di crescita (deve nutrire l’inceneritore), quindi per raggiungere
quel 70% di RD tutto il resto del Piemonte dovrebbe crescere al 90%...non
crediamo ai miracoli!!!
4) Intendono
trasformare tutti i TMB presenti sul territorio come impianti per la produzione
di CSS (combustibile derivato dai rifiuti da bruciare nei cementifici).
Noi, al
contrario, ben sapendo che esiste una grave carenza primaria sosteniamo che i
TMB vengano trasformati in impianti di compostaggio.
Governo
e democrazia – vs testo pag 7 “La
legge regionale n. 7/12 prevede che il territorio regionale sia articolato in 4
Ambiti Territoriali Ottimali” sarebbe
stato utile citare anche la delibera
di Giunta 2 agosto 2013, n. 50-6253 ove si delineano i parametri per la
formazione dei Sub-ambiti – ovvero quelli che Voi chiamate ” aree territoriali omogenee”.
Sono in
corso diversi tentativi di riorganizzare i vecchi Consorzi, oramai DECADUTI,
come le precedenti ATO del resto. In buona parte quegli organismi che per
autoreferenzialità ed interesse si erano configurati come “Centri di potere” e
che intenderebbero proseguire ad operare nelle loro torri d’avorio – ciechi e
sordi alle istanze della cittadinanza. Al
proposito si allega Esposto alla Corte dei Conti circa la legittimità degli
enti ATO e Consorzi che ancora operano (ndr vedasi qui e qui).
Ma i
“sub-ambiti o Aree territoriali omogenee non devono/possono prescindere dalla
“democrazia partecipativa!”
4 ) Le condizioni e le situazioni che si sono modificate nel tempo o che si
modificheranno non devono essere un vincolo per la realizzazione degli
obiettivi richiesti dall’Europa e dai limiti del nostro Pianeta.
Chi
governa ha il DOVERE di adeguare i piani e le azioni in funzione e in
prospettiva delle evoluzioni prevedibili o meno, questo anche in accordo con
quanto previsto dall’art 29 della direttiva 208/98/CE, che chiede di: dissociare la crescita
economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti.
Solo
attraverso lo sviluppo di strategie ecosostenibili è possibile generare un
reale cambiamento di comportamento, un
approccio che vada oltre la sola comunicazione (promotion), riconoscendo la
necessità di individuare i benefici che il prodotto (comportamento) è in grado
di promettere, gli eventuali oggetti tangibili o servizi che si possono
offrire, il costo richiesto per l’adesione al comportamento e le modalità con
cui renderlo facilmente accessibile.